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Da Zelig a Trescore: spettacolo di Margherita Antonelli

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Margherita Antonelli arriva a Trescore Balneario. L’attrice, nota al pubblico televisivo per aver fatto parte per anni del cast di trasmissioni sui canali nazionali tra cui Zelig, torna nella Bergamasca con “Secondo Orfea. Quando l’amore fa i miracoli“, vincitore de “I Teatri del Sacro” nel 2013.

L’esibizione andrà in scena sabato 14 dicembre alle 21 al Cineteatro Nuovo di Trescore Balneario. Ingresso 12 euro intero/10 euro ridotto. Per prenotazioni: 335.8749425.

Lo spettacolo è inserito nel cartellone di iniziative “Caro Babbo Natale”, che comprende anche i mercatini con gli artigiani bergamaschi (sabato 14 e domenica 15 si terrà il secondo fine settimana).

SECONDO ORFEA. QUANDO L’AMORE FA MIRACOLI
di Margherita Antonelli e Marco Amato
con Margherita Antonelli
regia Marco Amato
luci Marco Elli
musiche Serafino Tedesi

Questa è la storia di Orfea. Orfea è una donna ,che vive a Gerusalemme nell’anno 0. Un tempo difficile per una donna sola, vedova di un centurione romano al seguito di Ponzio Pilato. Le giornate di Orfea si dividono tra il tempio, la fontana e quattro, lenzuola da stendere, chiacchiere con le altre donne. Una vita consumata nella tranquillità all’ombra della sua casa, ma un giorno vengono ad abitare vicino a casa sua, un coppia di giovani sposi. Lei è incinta. Si chiamano Giuseppe e Maria. Da quel momento la vita di Orfea non sarà più la stessa: I giovani sposi la coinvolgono in questo loro vortice, che sarà la vita del loro bimbo, del quale Orfea si prende cura quando la madre è affaccendata nel quotidiano.
Si instaura fra Orfea e il bambino un rapporto di profondo amore, dove la vita di Gesù è guardata con amorevolezza e buon senso , da una donna semplice e forte come Orfea.
La donna assiste alla crescita di questo Di-Bambino, con la curiosità, la dolcezza, la fermezza di molte madri che vorrebbero il meglio per il loro figlio. Con cipiglio sempre esuberante lei difenderà, sosterrà, criticherà e si addolorerà al seguito di questo ragazzo, il “suo Gesù”, come una madre attenta e amorevole. Lo ascolterà sulla montagna, lo difenderà da chi lo vuole denunciare, lo accudirà alla morte, e si rallegrerà di questo Dio che mantiene le Promesse sino alla Resurrezione.
In scena oggetti semplici, per un Dio che ha usato pochi grani di senape, una pecorella, delle lanterne e poco altro, per spiegare la grandezza del Padre.
Una visione dei fatti del Vangelo teneramente riletti da una donna semplice, concreta, come dovrebbe essere la fede, quella fede in un Dio fattosi bimbo, ragazzo, adolescente e adulto. Una fede, quella di Orfea, fatta di cibo preparato con cura, di acqua presa alla fontana, di rimproveri benevoli, di cammini lunghi per ascoltarlo, di discussioni con gli scribi, di domande profonde, per difendere questo ragazzo “strano”.

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