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Bergamo Film Meeting, ricco programma con anteprime e proiezioni

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La 37ª edizione di Bergamo Film Meeting, in programma dal 9 al 17 marzo, sarà inaugurata venerdì 8 marzo all’Ex-Chiesa di Sant’Agostino alle 20.30, con la sonorizzazione live di Metropolis, capolavoro di Fritz Lang in versione restaurata, che sarà eseguita dal dj statunitense Jeff Mills.

Il Festival proporrà 7 lungometraggi in anteprima italiana nella Mostra Concorso; 15 documentari nel concorso Visti da Vicino; l’omaggio a Jean-Pierre Léaud, attore simbolo della Nouvelle vague francese; la personale completa in anteprima nazionale dedicata a Karpo Godina, figura tra le più rappresentative del cinema jugoslavo e sloveno; il percorso nel nuovo cinema europeo contemporaneo EUROPE, NOW!, con le personali di Bent Hamer (Norvegia) e Alberto Rodríguez (Spagna); un’incursione nel cinema di Peter Mullan (Gran Bretagna); la mostra fotografica Pasolini e le Mille e una notte con gli scatti di Roberto Villa sul set del film Il fiore delle Mille e una notte (1974); l’approfondimento sulle contaminazioni tra cinema e arte contemporanea che vedrà protagonisti gli svedesi Nathalie Djurberg e Hans Berg; il cinema d’animazione con il regista polacco Mariusz Wilczyński; il passaggio di testimone con Bergamo Jazz; i cult movies di GAMeC Cinema, i classici restaurati, le anteprime, la fantamaratona, il Kino Club dedicato ai giovani spettatori e il Daily Strip, l’appuntamento di BFM con il fumetto che quest’anno ospiterà Alessandro Baronciani, Loputyn, Squaz e SerT.

EUROPE NOW, EUROPE HERE

Sono anni che Bergamo Film Meeting si occupa quasi esclusivamente di cinema europeo e sono anni che nelle nostre presentazioni cerchiamo di infilarci qualche riflessione sull’Europa e sui tanti punti interrogativi che il termine, anche solo come indicazione generica, si porta dietro. Soprattutto di questi tempi, in cui si sta sgretolando l’idea stessa di continente, di un’area geografica che ha visto nascere e formarsi una cultura poderosa, fatta di diversità, contagi, scambi, congerie linguistiche, migrazioni e intrecci, dall’arte alla religione, dalla filosofia alla scienza.

Quasi ottanta anni di pace, uno sviluppo economico imponente, nuove e più diffuse libertà, dogane che si sono disciolte, opportunità di spostarsi come mai era successo prima, la volontà di uscire – ma accompagnata dal bisogno di rafforzare i meccanismi di difesa per non ricadere negli stessi devastanti errori – dagli spaventosi eccidi del Novecento. Tutto questo grande aerostato di speranze, condivisioni, entusiasmi, si sta sgonfiando, accartocciando, come se quanto è avvenuto nel passato, le tragedie e le devastazioni della Storia, non avessero insegnato nulla, improvvisamente dimenticate, improvvisamente svanite tra i fumi dei particolarismi e le metastasi di barriere che chiudono all’altro, alla conoscenza, allo stupore del nuovo e dell’inatteso.

Noi, nonostante tutto, nonostante il motore Europa non abbia ancora ingranato in modo deciso la marcia della giustizia sociale, della difesa dei diritti della persona e delle minoranze, della cura dell’ambiente e di uno sviluppo economico più equo, continuiamo a sentirci eredi di una cultura che, dall’epoca di Omero prima e della filosofia greca poi, ha costruito un’identità proteiforme, continuamente inquieta, meravigliosamente aperta, mai arroccata, mai sclerotizzata. Le impalcature del pensiero e della narrazione sono state erette lì. Il dubbio, il dialogo, la curiosità,
l’interrogazione, l’esplorazione, la voglia di sapere, il confronto, l’incontro, la sfida, la dialettica, il contraddittorio…

Non sono solo strumenti, digressioni metodologiche, ma essi diventano anche valori se alla base c’è un atteggiamento di disponibilità a comprendere, di rispetto e attenzione, verso tanti sguardi che si rivolgono al presente per cercare di capirne la complessità, a coloro che cercano di avvicinarsi al reale con il desiderio di dare voce ai singoli e ai modi del loro stare nel mondo, alle difficoltà come alle speranze.

Con questa forma mentis, senza pregiudizi, ci muoviamo nel nostro lavoro. Perché vediamo tanti film, perché facciamo alcune scelte invece di altre, cosa ci appassiona, cosa muove la nostra sensibilità, cosa pensiamo sia meglio proporre al nostro pubblico: ce lo chiediamo, di tanto in tanto; qualcosa riusciamo a mettere a fuoco dopo tanti anni che ci immergiamo nel mondo dell’audiovisivo. Un terreno incerto, caotico, turbolento, dove è difficile orientarsi o quanto meno tracciare delle linee nette di demarcazione; ma proprio per questi motivi continua a essere per noi un universo affascinante, dove con l’ambiguo strumento della rappresentazione si dà vita non solo alla concretezza, ma anche alle pluralità dell’immaginario, dove la finzione cammina con l’esegesi, il racconto con l’urgenza del vero.

Dei tanti film che vediamo per la Mostra Concorso dei lungometraggi di finzione e per i Visti da Vicino, ad esempio, ci attirano quelli che si aprono su geografie poco note, situazioni ai margini, vicende che, seppure a volte abituali, prendono una coloritura nuova, vuoi per la lingua, vuoi per il contesto; manifestazioni bizzarre, non di rado sorprendenti, personaggi strani, in alcuni casi un po’ folli, psicologie stravaganti, figure sfuggenti. Un cosmo popolato perlopiù di individui che arrancano, che stentano a chiudere dignitosamente le loro giornate, che vivono di espedienti, presi a volte nella morsa dell’aggressività o dell’impotenza, che si agitano tra la tragedia e il riso, tra la sofferenza e il gioco, tra la paura e il desiderio di felicità. Un palcoscenico che chiede a volte un modo di guardare scevro da opinioni preconcette, una comprensione affettuosa, una disponibilità benevole. Sono storie ambientate per le strade, nelle periferie, in aree di confine, nella provincia più lontana: uomini e donne che patiscono l’esistente, di tanto in tanto vi si oppongono, spesso ne subiscono il peso. Migranti negli affetti e nell’insicurezza, nel lavoro e nell’indigenza, nella spensieratezza e nell’angoscia, nell’audacia e nella malinconia.

La vita “tradotta” dai film, da registi che nessuno conosce e che per questo portiamo all’incontro con gli spettatori. Autori che vengono da altri Paesi, che in diverse maniere sanno dar forma alle manifestazioni dell’interminabile commedia umana, nel bene e nel male che essa macina in ogni momento e in ogni dove. Dentro la rappresentazione, leggiamo le infinite odissee di esseri che nei loro spostamenti, negli ostacoli che incontrano, nel loro modo di vedere e di agire, nelle loro fughe, nei loro ritorni, nei loro smarrimenti ci restituiscono un’umanità complessa, variegata,
inesauribile.

Tornando all’idea della commedia umana – nel suo mischiare dramma, tragedia, farsa –, ci piace pensare che la suggestione balzachiana possa in qualche modo legare tra loro le proposte dell’edizione di quest’anno: in primis l’omaggio a Jean-Pierre Léaud, con le gesta di Antoine Doinel, le provocazioni godardiane, i paesaggi très nouvelle vague, il tempo al lavoro sul corpo di un attore che ha attraversato la storia del cinema a partire dalla fine degli anni ’50 fino ad oggi, raccontandone i cambiamenti, le inquietudini, la politica, le immagini, le figure, le storie, le
ideologie, le violenze. Con atteggiamenti che dicono la mutevolezza della condizione umana, pervasa com’è di umorismo, timidezza, goffaggine, comicità, irrequietudine, incoscienza, menzogna.

Europe, Now!: il titolo della sezione indica un aggiornamento, una ricognizione tra chi nella sua opera dedica attenzione alle vicissitudini di individui immersi nelle complicazioni della vita sociale, economica, politica. Due sono gli autori europei di cui Bergamo Film Meeting presenta la personale completa. Bent Hamer viene dal Nord Europa, terra di benessere, ma di scarsa affettività: i suoi personaggi sono anti-eroi, uomini e donne poco appariscenti, che cercano un’alternativa alla monotonia e all’inerzia esistenziale che li attanaglia. Hanno solo bisogno di evadere, cambiare rotta, per provare a sé stessi di essere ancora vivi. Il regista li osserva con indulgenza, con tocchi di umorismo surreale, come a incoraggiarli a non avere paura della propria libertà.

L’altro autore europeo, Alberto Rodríguez, arriva dalla Spagna: figlio d’arte, perché il padre faceva il proiezionista in un cineclub. Vite solitarie, le sue, in conflitto con l’esterno, con gli ostacoli che potrebbero comprometterne i desideri di riscatto sociale. Che si tratti dell’immigrazione clandestina o la fuga dalla prigionia, delle falsità che inquinano l’amicizia, del crollo delle illusioni, al fondo c’è sempre la penuria del presente, la desolazione di un Paese che sta perdendo la propria identità e unità nazionali.

Peter Mullan, attore sceneggiatore e regista scozzese, indimenticabile interprete di My Name Is Joe (1998) di Ken Loach, oltre ad alcuni corti, dirige tre lungometraggi: Orphans (id., 1998), The Magdalene Sisters (Magdalene, 2002) e Neds (id., 2010).

MOSTRA CONCORSO

Come sempre riservata ai nuovi autori, la competizione internazionale presenta 7 lungometraggi di fiction, inediti in Italia, che si caratterizzano per l’originalità linguistica e narrativa con cui affrontano i temi della contemporaneità. I lungometraggi selezionati concorreranno al Premio Bergamo Film Meeting, assegnato ai tre migliori film della sezione sulla base delle preferenze espresse dal pubblico. Al film vincitore andrà il Premio Bergamo Film Meeting – UBI Banca del valore di 5.000 euro, istituito come sostegno rivolto alle produzioni che investono nei giovani autori, nel cinema indipendente e di qualità. Inoltre, a cominciare da questa edizione, una giuria internazionale assegnerà 2.000 euro quale Premio per la migliore regia. La giuria di BFM 37 è presieduta dal regista italiano Paolo Franchi ed è composta anche da Prune Engler delegata generale del Festival International du Film de La Rochelle (Francia) e da Bernd Brehmer, direttore del festival Underdox di Monaco (Germania).

Ray & Liz
di Richard Billingham, Regno Unito 2018, 108’
opera prima AIT
Black Country, periferia di Birmingham, anni ’80. La famiglia Billingham (Ray e Liz, entrambi alcolizzati, e i due figli Richard e Jason) vive in una casa popolare, campando con il sussidio di disoccupazione di Ray. La loro è un’esistenza votata all’autodistruzione, che va ben oltre la marginalità. Dolente mémoire autobiografico. Un film che non fa sconti e arriva dritto allo spettatore, a metà tra una pagina di Edward Bunker e il cinema di Meadows e Loach. Una regia attentissima al taglio e alla composizione dell’inquadratura, scrittura impeccabile. Opera in 4:3, tormentata e
toccante.

Obey/Obbedisci [t.l.]
di Jamie Jones, Regno Unito 2018, 92’
opera prima AIT
Leon torna a vivere con la madre alcolizzata nel sobborgo londinese di Hackney. Quando incontra Twiggy, una ragazza bella e ribelle di famiglia benestante, qualcosa scatta in lui. Intanto cresce la tensione in seguito all’uccisione di un ragazzo di colore per mano della polizia. Esordio potente e molto personale. Un film che riflette sul concetto di obbedienza/disobbedienza attraverso il filtro della disuguaglianza sociale e della lotta di classe. Lavoro accuratissimo su suono e montaggio; cast di altissimo profilo: Marcus Rutherford, esordiente della scuola di Shane Meadows, e
Sophie Kennedy Clark (Black Mirror, Young Philomena, Nymphomaniac).

Holy Boom/Sacro boom [t.l.]
di Maria Lafi, Grecia, Albania, Cipro 2018, 99′
opera prima AIT
Le vite di quattro persone che vivono nello stesso quartiere cambiano drammaticamente quando, la Domenica delle Palme, Ige fa esplodere per gioco la loro cassetta della posta. Cose e documenti di vitale importanza finiscono in cenere: i francobolli di LSD di Lena e Manou, una lettera indirizzata a Thalia, l’atto di nascita del figlio di Adia. Le conseguenze sono inesorabili. Un film corale che riflette sul senso di appartenenza, sulle differenze culturali, il desiderio di essere accettati, la necessità di sopravvivere. Una sceneggiatura perfettamente congegnata per una commedia noir molto movimentata, divertente e intelligente.

Un om la locul lui/A Decent Man/Un uomo onesto [t.l.]
di Hadrian Marcu, Romania 2018, 93’
opera prima AIT
Petru è un ingegnere esperto in trivellazioni petrolifere prossimo alle nozze con Laura, la fidanzata da cui aspetta un figlio. La sua vita relativamente tranquilla viene sconvolta quando Sonia, una collega con cui ha (avuto) una relazione, rimane vittima di un grave incidente stradale. Una riflessione sulla fuggevolezza del concetto di onestà attraverso il ritratto di un uomo comune nella Romania contemporanea. Un film in cui non è facile stare dalla parte del protagonista, l’ottimo Bogdan Dumitrache (Il caso Kerenes, Sieranevada, Pororoca). Sceneggiatura cristallina, senza
sbavature. Opera attenta e misurata, diretta con mano sicura.

Granice, kiše/Borders, Raindrops/Confini, gocce di pioggia [t.l.]
di Nikola Mijovic, Vlastimir Sudar, Bosnia-Erzegovina, Montenegro, Serbia, Svezia, Regno Unito 2018, 93′
opera prima AIT
È estate e Jagoda, una ragazza di città, va a trovare la famiglia che vive in uno sperduto villaggio dei Balcani, poco sopra il Mare Adriatico: un’area in cui la guerra ha distrutto le comunità locali e ridisegnato i confini tra Bosnia-Erzegovina, Croazia e Montenegro. La sua presenza porta un pizzico di amore e di speranza per il futuro. Un film solare e leggero che parla di conflitti, identità e radici e lo fa in un modo tutto suo. Filosofico, musicale, audace e con una vitalità contagiosa. Ritratto intimo di uno spazio geografico ancora oggi conteso e frammentato. Opera
prima sceneggiata e diretta da due ex jugoslavi formatisi al Central Saint Martins di Londra.

Rojo/Rosso [t.l.]
di Benjamín Naishtat, Argentina, Belgio, Brasile, Germania, Francia, Svizzera, 2018, 109’
opera seconda AIT
Argentina, alla vigilia del Colpo di Stato del 1976. Uno straniero arriva in una tranquilla città di provincia e in un ristorante, senza alcun apparente motivo, inizia a insultare Claudio, uno stimato avvocato. Da quel momento sarà per lui l’inizio di un incubo. Un noir sorprendente che è anche il ritratto di una nazione in uno dei suoi momenti più bui. Un film raffinato e graffiante che guarda al cinema di Pablo Larraín, ai thriller paranoici Usa degli anni ’70 e all’assurdo grottesco di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto. Umorismo nero affilato come la lama di un coltello e l’immenso Alfredo Castro nel ruolo dell’investigatore privato dall’aria stropicciata.

El motoarrebatador/The Snatch Thief/Il borseggiatore [t.l.]
di Agustín Toscano, Argentina, Uruguay, Francia 2018, 93’
opera seconda AIT
A Tucumán, remota periferia dell’Argentina, Miguel campa alla giornata scippando a bordo della sua moto in compagnia di un complice. Nel rubare la borsa a Elena, un’anziana signora, involontariamente la ferisce gravemente. Tormentato dal senso di colpa, decide di prendersi cura di lei nascondendole la sua vera identità. Sullo sfondo, un clima di aperta tensione sociale: i tempi sono difficili, il saccheggio è endemico e la polizia locale è in sciopero. Una crime story in veste di commedia, godibile e tutt’altro che prevedibile. Un film di grande umanità che annulla ogni
pregiudizio e apre alla possibilità di riscatto.
AIT: Anteprima Italiana

VISTI DA VICINO

Corti, medi e lunghi: produzioni indipendenti provenienti dal panorama internazionale, tutti inediti in Italia. Film documentari nei quali lo sguardo curioso e attento del regista si addentra senza remore nel vivo della realtà, dimostrandosi capace di cogliere e sintetizzare il visibile e l’invisibile, di raccontare un tema, un luogo, un personaggio “da vicino”, con intensità e partecipazione. Due i premi che verranno attribuiti: il Premio Miglior Documentario CGIL Bergamo – Sezione Visti da Vicino, del valore di 2.000 euro, sarà assegnato in base alle preferenze espresse dal pubblico, come riconoscimento alle produzioni cinematografiche indipendenti; e il Premio della Giuria CGIL, del valore di 1.000 euro, riservato al film che meglio affronta i temi legati al mondo del lavoro,
verrà attribuito dai delegati sindacali di CGIL Bergamo al regista del miglior film in concorso.

Zentralflughafen THF/Central Airport THF/Aeroporto centrale THF [t.l.]
di Karim Aïnouz, Germania, Francia, Brasile 2018, 97’ AIT
Lo storico ex aeroporto di Berlino è oggi il più grande rifugio tedesco per richiedenti asilo, come Ibrahim, diciottenne rifugiato siriano. Mentre si adegua alla sua transitoria quotidianità, Ibrahim cerca di far fronte alla nostalgia e all’ansia di ottenere la residenza o di essere espulso.

<3
di María Antón Cabot, Spagna 2018, 64’ AIT
suoni, odori e iperconnessioni. Una rivisitazione dei Comizi d’amore di Pasolini aggiornata al XXI secolo.

Sunnyside
di Frederik Carbon, Belgio, Paesi Bassi 2017, 72’ AIT
Alla fine di Sunnyside Drive, su una montagna nel Nord della California, il comico novantenne Henry “Sandy” Jacobs coglie l’attimo, mentre il suo vecchio amico e vicino di casa, l’architetto Daniel Liebermann, dimora nel regno dei sogni insoddisfatti.

Mamacita
di José Pablo Estrada Torrescano, Messico, Germania, Lussemburgo 2018, 75’ AIT
Mamacita è una stravagante regina di bellezza messicana che vive nel suo regno assieme ai suoi servi fedeli. Il regista, suo nipote, conquista il suo impero come un cavallo di Troia, scoprendo gli spiriti tormentati del suo passato e la mancanza di amore di cui il suo intero clan ha sofferto per generazioni.

Insulaire/Islander/Isolani [t.l.]
di Stéphane Goël, Svizzera 2018, 90’ AIT
Robinson Crusoe è una piccola isola a centinaia di chilometri dalla costa cilena. Nel 1877 l’isola diviene proprietà di un aristocratico svizzero, Alfred von Rodt. I suoi abitanti non sono cileni né svizzeri, ma sono fortemente legati alla loro identità e rifiutano tutto ciò che proviene da “fuori”.

Røverdatter/My Heart Belongs to Daddy/Il mio cuore appartiene a papà [t.l.]
di Sofia Haugan, Norvegia, Svezia 2018, 86’ AIT
Una giovane regista si ricongiunge al padre, un piccolo criminale incallito con una dipendenza dalle anfetamine. Lo trova ai limiti della distruzione ed è determinata ad aiutarlo.

G. J. Ramstedtin maailma/Eastern Memories/ Il mondo di G.J. Ramstedtin [t.l]
di Martti Kaartinen, Niklas Kullström, Finlandia 2018, 85’ AIT
Un inaspettato road movie nell’estremo Oriente: Mongolia, Giappone, Cina e Corea del Sud. Un viaggio visivamente sorprendente fatto di avventura ed esplorazione, amore e morte, cospirazioni e caduta delle nazioni.

Flotten/The Raft/La zattera [t.l.]
di Marcus Lindeen, Svezia, Danimarca, USA, Germania 2018, 97’ AIT
Nel 1973, cinque uomini e sei donne attraversarono l’Atlantico: tre mesi su una zattera senza privacy. Un esperimento sociale e uno studio scientifico sulla violenza, l’aggressività, il sesso e il comportamento di gruppo, condotto da un antropologo messicano di orientamento radicale.

Red Earth Withe Snow/Terra rossa neve bianca
di Christine Moderbacher, Austria 2018, 71′ AIT
Un excursus etnografico che affronta il tema della dominazione (post) coloniale e cristiana nella regione del Biafra in Nigeria. Un viaggio personale padre-figlia e un diario cinematografico sull’incompatibilità tra i movimenti indipendentisti e i progetti missionari cristiani.

Derrière les volets/Behind the shutters/Dietro le imposte [t.l.]
di Messaline Raverdy, Belgio 2018, 50’ AIT
Una fabbrica vuota, un nome di famiglia, una ragazza incinta, alcuni archivi in una grande casa e il mondo di una donna. Attraverso una carrellata di figure femminili, un poetico sogno a occhi aperti sulla memoria, la trasformazione e l’invisibile.

La grande messe/Holy Tour/La grande messa [t.l.]
di Valéry Rosier, Méryl Fortunat-Rossi, Belgio 2018, 70’ AIT
Il Tour de France. Fedeli seguaci si radunano sulla cima di una montagna; il palco della leggendaria corsa ciclistica è in arrivo; una massa di camper dietro l’angolo: il raduno rituale è iniziato.

Mudar la piel/The Spy Within/Cambiare pelle [t.l.]
di Ana Schulz, Cristóbal Fernández, Spagna 2018, 89′ AIT
Juan è un mediatore che si è battuto per la pace fra l’ETA e il governo spagnolo. Roberto è un agente dei Servizi segreti che si è infiltrato nella sua vita per anni. I due registi documentano la loro relazione con quest’ultimo e la loro lotta per tentare di capire chi realmente egli sia.

Vienna Calling / Vienna chiama [t.l.]
di Petr Šprincl, Repubblica Ceca 2018, 67’ AIT
Misterioso road movie sull’ultimo viaggio delle protesi dentali di due giganti della musica: Johann Strauss e Johanness Brahms, riesumati illegalmente nel 2002 al cimitero centrale di Vienna da Ondrej Jajcaj, un trafugatore di tombe che si proclama filosofo e artista.

Delta
Oleksandr Techynskyi,Ucraina, Germania 2017, 81′ AIT
La bianca bufera invernale copre tutto. Solo i santi e le nostre preghiere a darci conforto. Il futuro è partito e ci ha lasciati indietro. Smarriti, non siamo saliti a bordo della nave magica. Il compito è semplice: non morire nella nebbia o di freddo, non rimanere intrappolati sotto il ghiaccio. Uno straordinario viaggio immaginifico. AIT: Anteprima Italiana

EUROPE, NOW!
Con la consueta attenzione che Bergamo Film Meeting rivolge al cinema europeo, nel 2019 la sezione Europe, Now! presenta le personali complete di due registi che con il loro originale sguardo ci portano ai confini dell’Europa, dalla gelida terra norvegese di Bent Hamer alla torrida Siviglia di Alberto Rodríguez. Completa la sezione Boys & Girls. The best of Cilect Prize, che presenta una selezione dei film di diploma delle scuole di cinema europee che aderiscono al CILECT.

BENT HAMER
Regista, sceneggiatore, produttore e fondatore della casa di produzione BulBul Film, Bent Hamer fa parte a pieno titolo della “nuova onda” di cineasti norvegesi. Nato a Sandefjord (1956) e trasferitosi a Stoccolma per studiare Letteratura all’Università e Teoria Cinematografica alla Scuola di Cinema, Bent Hamer è un artista sempre in evoluzione, colto e attento al sociale, che ha saputo mostrare una Norvegia poco conosciuta. Affermato e celebrato nel panorama cinematografico scandinavo, è un autore che si concentra molto sui suoi personaggi, dimostrando una predilezione per i disadattati, i disastrati e le persone sole.
Il tocco delicato, l’umorismo intelligente e surreale, la leggerezza non banale rendono il cinema di Bent Hamer profondamente umano.
Il suo primo lungometraggio Eggs (1995), selezionato alla Quinzaine des réalisateurs di Cannes e ai Festival di Toronto e Mosca, dove vince numerosi premi, è un delicato ritratto della routine quotidiana di due pensionati settantenni, interrotta dall’arrivo del figlio illegittimo di uno dei due. En dag til i solen (Water Easy Reach, 1998), una commedia stralunata che coniuga il burlesque con atmosfere da realismo magico, gli vale il premio Amanda – il più importante riconoscimento cinematografico norvegese – per la migliore sceneggiatura. Il 2003 è l’anno di Salmer fra kjøkkenet (Kitchen Stories – Racconti di cucina), bizzarra storia di amicizia fra un ricercatore e il soggetto di un’assurda ricerca effettuata negli anni ‘50 dall’Istituto Svedese per la Ricerca Domestica, per ottimizzare l’economia dei movimenti delle casalinghe.
Presentato ai festival di Cannes, Toronto, Copenhagen e Valladolid, per citarne solo alcuni, vince numerosi premi. Nell’aprile 2004 Hamer inizia a girare Factotum, film basato sull’omonimo racconto del poeta e scrittore nordamericano Charles Bukowski, con protagonista Matt Dillon, di cui firma anche la sceneggiatura insieme a Jim Stark. Come Factotum, anche O’Horten (Il
mondo di Horten, 2008), opera crepuscolare e metaforica intrisa di malinconica ironia, con protagonista un macchinista in pensione, è selezionato al Festival di Cannes. Con Hjem til jul (Tornando a casa per Natale, 2010), trasposizione in salsa agrodolce di Only Soft Present under the Tree, un assortimento di racconti dello scrittore norvegese Levi Henriksen, si aggiudica il premio per la miglior sceneggiatura a San Sebastián e viene presentato a Toronto. Nel 2014 firma la regia di 1001 Gram (1001 grammi), un film intimista che racconta la crisi esistenziale della trentacinquenne Marie, scienziata scandinava che si occupa insieme al padre di unità di misura.
In collaborazione con la Reale Ambasciata di Norvegia a Roma.
Il regista sarà ospite del Festival dal 14 al 17 marzo.
Giovedì 14 marzo alle ore 19.00 Bent Hamer incontrerà il pubblico del Festival presso il BFM Bookshop (Bergamo, Piazza della Libertà). Venerdì 15 marzo sarà a Brescia dove dalle 15.00 alle 16.30 terrà una masterclass presso LABA – Libera Accademia di Belle Arti (via Don Giacomo Vender, 66) e alle ore 21.00 presenterà al Cinema Nuovo Eden (Via Nino Bixio, 9), il suo film 1001 Gram (1001 Grammi, 2014).

FILM
Eggs
Norvegia 1995, 86’
Due fratelli convivono sin dall’infanzia in una casa isolata; l’arrivo imprevisto del figlio (mai riconosciuto) di uno dei due rischia di rompere l’equilibrio della loro routine. Debutto nel lungometraggio di Hamer, il film è un ritratto ironico sulle piccole crudeltà e i ritmi inceppati del quotidiano.

En dag til i solen/Water Easy Reach
Spagna, Norvegia, Francia 1998, 95’
Il giovane marinaio Almar è costretto a fare tappa in un villaggio in Galizia per far riparare il suo orologio; qui incontra strani individui, nell’attesa di un’eclissi di sole. Poetico e raffinato, il film è un racconto sul tentativo di (ri)trovarsi quando tutti i punti di riferimento sembrano essere perduti.

Salmer fra kjøkkenet/Kitchen stories/Racconti di cucina
Norvegia, Svezia 2003, 96’
Isak, uomo solitario e dai modi rudi, viene coinvolto in una ricerca svedese e costantemente sorvegliato da Folke, stabilitosi nella sua cucina. Una parabola divertente e profonda sul rapporto di amore e odio fra due Paesi, raccontata attraverso l’incontro/scontro fra due uomini diversi ma ugualmente soli.

Factotum
Norvegia, USA, Germania, Francia, Italia 2005, 94’
Henry Chinaski è uno spiantato che ama bere e non riesce a tenere nessun lavoro, mentre coltiva il sogno della scrittura. Adattando un romanzo di Bukowski, Hamer compone una ballata di grande fascino visivo, dove il sogno americano si tramuta in una strada senza ritorno, annegata nel whiskey e vissuta sempre all’estremo.

O’ Horten/Il mondo di Horten
Norvegia, Germania, Francia, Danimarca 2007, 90’
Il giorno del pensionamento, il macchinista Odd Horten perde improvvisamente il proprio posto nel mondo; solo con fatica (e grazie all’aiuto di un uomo assai singolare) riesce a reinventarsi e a trovare la felicità. Una commedia pervasa di ottimismo, in cui fare i conti con il passato diventa l’unico modo per aprirsi (finalmente) a un futuro diverso.

Hjem til jul/Home for Christmas/Tornando a casa per Natale
Norvegia, Svezia, Germania 2010, 90’
Una serie di personaggi diversi ma tutti ugualmente soli si trovano a dover passare la vigilia di Natale. Film fatto di individui malinconici eppure ancora pronti a sperare; una commedia delicata sui sogni e le aspettative che animano il quotidiano e che ci danno la forza di affrontare le asprezze della vita.

1001 Gram/1001 grammi
Norvegia, Germania 2014, 93’
La morte del padre è, per Marie, un momento di profonda rottura. Ciononostante, come lei stessa si renderà conto, è anche l’occasione per sperimentare un’inedita libertà. Un ritratto al femminile di grande intensità, dove il desiderio di liberazione della protagonista conferisce alle immagini un fascino peculiare.

ALBERTO RODRÍGUEZ
Nel mondo della critica, il nome di Alberto Rodríguez (Siviglia, 1971) richiama un cinema austero, discreto ma con uno stile e una qualità straordinari che, negli ultimi anni, lo ha portato a gettare le basi di un sottogenere composto di storie sporche, violenza e bassifondi, senza abbandonare i codici culturali della propria terra. Cresciuto a Camas,
paese dell’hinterland sivigliano, muove i suoi primi passi da regista nell’ ambiente underground, dopo aver studiato Audiovisivo all’Università di Siviglia.
Nel 1997 gira Bancos, cortometraggio di 11 minuti in bianco e nero costato appena 30.000 pesetas, con cui vince oltre 15 premi, che gli permettono di rifare il film due anni dopo, in cinemascope e con un budget di quattro milioni. Nel 2000 dirige con Santi Amodeo El factor Pilgrim, il suo primo lungometraggio che ottiene una menzione speciale al Festival di San Sebastián e due anni dopo presenta El traje a San Sebastián e a Berlino.

Nel 2005 inizia il sodalizio con lo sceneggiatore e amico Rafael Cobos, con cui scriverà tutti i suoi film, a partire da 7 vírgenes, storia delle 48 ore di permesso di un giovane detenuto in un carcere minorile. After (2009), nominato a tre Premi Goya, racconta la notte brava di tre amici di vecchia data che si rincontrano. Segue Grupo 7 (Unit 7, 2012), nominato al Premio Goya in 16 categorie, un poliziesco crudo e avvincente, ambientato negli anni ’80, in cui dimostra di sapersi destreggiare con le regole e gli archetipi del cinema di genere, lavorando a fondo sui personaggi e sulle loro contraddizioni. La isla mínima (id., 2014), thriller teso che lascia senza fiato lo spettatore e lo immerge nella Spagna appena liberata dalla dittatura franchista, vince per la Miglior Fotografia e il Miglior Attore a San Sebastián e ottiene 10 Premi Goya.

Rodríguez torna a San Sebastián nel 2016 con El hombre de las mil caras (L’uomo dai mille volti) – film ispirato a un racconto di Manuel Cerdàn su fatti realmente accaduti, che parla della vicenda dell’ex agente segreto Francisco Paesa – e vince nuovamente la Concha de Plata per il Miglior Attore e numerosi Goya. Nel 2018 presenta la serie TV La peste, confermandosi tra le migliori voci del panorama cinematografico spagnolo.
Rafael Cobos (Siviglia, 1973), scrittore e sceneggiatore di cinema e televisione, ha collaborato con Alberto Rodríguez per 7 vírgenes, After, Grupo 7, La isla mínima, El hombre de las mil caras. Gli ultimi due gli sono valsi due Premi Goya per la miglior sceneggiatura. Cobos è anche creatore e sceneggiatore della serie TV La peste, sempre in collaborazione con Rodríguez.
Lo sceneggiatore Rafael Cobos sarà ospite del Festival dal 13 al 16 marzo.
Giovedì 14 marzo dalle 14.30 alle 16.30 terrà una masterclass presso la Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti –
Fondazione FM (viale Fulvio Testi, 121), mentre venerdì 15 incontrerà il pubblico del Festival presso il BFM Bookshop
(Bergamo, Piazza della Libertà).

FILM

Bancos
[co-regia Santi Amodeo] Spagna 1999, 11’
Arturo è un ragazzo che lavora come commesso in un minimarket. Nel tempo libero ha un hobby particolare: progettare rapine alle banche. Usufruendo di un casale abbandonato per fare tutte le prove necessarie alla riuscita dell’impresa, fa di un passatempo un serio impiego.

El factor Pilgrim/The Pilgrim Factor/Il fattore Pilgrim [t.l.]
[co-regia Santi Amodeo] Spagna 2000, 87’
Francisco è un perditempo disoccupato: un giorno, comprando una scatola e una fotografia dall’amico Giuseppe, venditore ambulante, dà inizio a una folle caccia tra gatto e topo. Così comincia la leggenda di David Pilgrim.

El traje/The Suit/Il completo [t.l.]
Spagna 2002, 102’
Un immigrato sub-sahariano cerca di sopravvivere a Siviglia lavorando duramente come parcheggiatore. Un completo donatogli in segno di ringraziamento da un famoso giocatore di basket gli rivoluziona la vita, permettendogli di cogliere nuove e significative opportunità.

7 Vírgenes/7 Virgins/7 Vergini [t.l.]
Spagna 2005, 86’
Tano, un ragazzo dete

Europe, Now!
Boys & Girls – The Best of CILECT Prize
L’ormai tradizionale appuntamento con i film realizzati dagli studenti delle scuole di cinema europee che aderiscono al CILECT raccoglie una selezione di 8 cortometraggi, scelti tra i vincitori e i finalisti del CILECT Prize 2018, il premio attribuito ogni anno dall’intera comunità di studenti e insegnanti delle circa 180 scuole che fanno parte dell’associazione internazionale.
Alla votazione hanno partecipato anche i volontari di BFM 2018, che hanno eletto le loro opere preferite durante la speciale “Maratona CILECT Prize”, organizzata lo scorso maggio dalla Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti di Milano. Un’opportunità che sarà nuovamente offerta a tutti i volontari che partecipano alla 37a edizione del Festival.
Come di consueto, anche il programma 2019 di “Boys & Girls. The best of Cilect Prize” è stato definito in collaborazione con la Civica, che partecipa alla rassegna con il documentario A mio padre (2017), film di diploma di Gabriel Allan Gutierrez Laderas e Alessio Tamburini, e con I mostri non esistono (2017) di Ilaria Angelini, Luca Barberis Organista e Nicola Bernardi, secondo classificato al CILECT Prize 2018, nella sezione film d’animazione.
In collaborazione con CILECT e Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti – Fondazione FM.

FILM
I mostri non esistono
di Ilaria Angelini, Luca Barberis Organista, Nicola Bernardi, Italia 2017, 3’25”
Tommaso e Giovanni, di nuovo in punizione per aver disturbato la lezione, rimangono in classe con la maestra durante la ricreazione. La stretta vicinanza sui banchi di scuola è la miccia per accendere un nuovo litigio. Tra una serpe e un mostro la battaglia è feroce, ma evidentemente impari.

Poles Apart
di Paloma Baeza, Regno Unito 2017, 12′
Tra i ghiacci dell’Artico la vita è dura e solitaria e trovare da mangiare non è una passeggiata, nemmeno per l’orsa Nanuk. Per questo l’incontro con Akak, esuberante grizzly canadese, più che la voglia di socializzare, le sollecita un certo appetito. Niente di personale.

Apollo Javakheti
di Bakar Cherkezishvili, Georgia 2017, 16′
Bandura è solo un ragazzino che vive a Javakheti, una zona rurale nel Sud della Georgia, dove la vita scorre lenta. Per fare qualche soldo, dà una mano ai contadini del villaggio, nella speranza di realizzare il suo sogno: raggiungere gli Stati Uniti, diventare un astronauta e andare sulla Luna.

Find Fix Finish
di Sylvain Cruiziat, Mila Zhluktenko, Germania 2017, 20′
Tre piloti americani di droni e il loro quotidiano lavoro di osservazione di soggetti sospetti. Dalla prospettiva del drone le persone sono solo dei pixel, ma basta schiacciare un bottone per uccidere un essere umano. Avete mai pestato un formicaio senza pensarci due volte?

Provence
di Kato De Boeck, Belgio 2018, 22′
Un’estate al campeggio, in Provenza. L’incontro con due ragazze olandesi scatena la gelosia della piccola Camille, non più al centro delle attenzioni dell’adorato fratello maggiore. La pace e la vacanza sono a rischio.

A mio padre
di Gabriel Allan Gutierrez Laderas, Alessio Tamburini, Italia 2017, 25′
Miguelito è un immigrato filippino, ex attivista politico, ex militare, ex clandestino. Suo figlio Gabriel è nato e cresciuto in Italia e per molto tempo ha rifiutato le sue radici etniche. Un rapporto padre-figlio non sempre facile, tra conflitto generazionale e differenze culturali.

Plody mrakù/Fruits of Clouds
di Kateřina Karhánková, Repubblica Ceca 2017, 10’29”
Confinati in una radura in mezzo al bosco, Furry e i suoi amici escono dalla tana solo per raccogliere i frutti gustosi che piovono dal cielo. Ma Furry non si accontenta di aspettare. Vincendo la paura, decide di avventurarsi nella foresta sconosciuta. La “grande scoperta” è vicina.

Paskutinė diena/The Last Day
di Klaudija Matvejevaitė, Lituania 2017, 24′
La famiglia Beloglazova (mamma Lena, papà Kolja e i figli Sonia e Igor) vive in un tempo in cui ognuno può conoscere la data della propria morte e quella dei propri cari, basta scaricare un’applicazione sullo smartphone. E proprio oggi è l’ultimo giorno di Igor.

Achoo
di Inge van der Veen Belgio, 2017, 4′
Pregustando una lauta ricompensa, il Re ordina ai suoi cavalieri di sconfiggere un terribile drago. Ma il drago ha un brutto raffreddore e non può battersi ad armi pari.

PETER MULLAN

Conosciuto soprattutto per le sue interpretazioni attoriali – Trainspotting di Danny Boyle (1996), Riff Raff (1995) e My Name Is Joe (1999) di Ken Loach, quest’ultimo gli vale la Palma d’Oro a Cannes per la migliore interpretazione – Peter Mullan si è dedicato anche alla regia e alla sceneggiatura televisiva con risultati straordinari. Con Close (1993), Fridge (1995), Good Day for the Bad Guys (1995), cortometraggi di cui firma regia e sceneggiatura, privilegia la rappresentazione di un mondo in cui violenza e frustrazione sembrano prendere il sopravvento sugli individui più
vulnerabili.
Giovani donne, ragazzini, uomini disperati, tutti in cerca di una via di fuga da un mondo che sembra averli intrappolati, condannati. Situazioni all’apparenza irrisolvibili che quasi sempre trovano un barlume di speranza nel senso di comunità e nella forza d’animo individuale. Questi sono i temi che accompagnano Mullan sia in veste di regista che di interprete.
L’esordio al lungometraggio avviene nel 1998 con Orphans, storia di quattro fratelli, riuniti per il funerale della madre, che si confidano, si scontrano, si perdono e si ritrovano. Nel 2002 scrive e gira The Magdalene Sisters (Magdalene), racconto delle angherie subite da alcune giovani donne rinchiuse in uno convento Magdalene gestito dalle sorelle della Misericordia. Tratto da una storia vera e ambientato nel 1964 in Irlanda, il film vince il Leone d’oro al Festival di Venezia (e viene censurato dal Vaticano). Passano otto anni e dirige Neds (2010), un intenso racconto di
formazione nella Glasgow degli anni ’70, che vede protagonisti il giovane John McGill e i Neds, i Non-Educated Delinquents.
Contemporaneamente prosegue la sua carriera attoriale interpretando ruoli che enfatizzano la sua presenza intensa ed impetuosa, come Tyrannosaur (Tirannosauro, 2011) di Paddy Considine e Hector (2015) di Jake Gavin

FILM

Close/Vicino [t.l.] di Peter Mullan, Regno Unito 1993, 16’
Fridge/Frigo [t.l.] di Peter Mullan, Regno Unito 1995, 20’
Good Day for the Bad Guys di Peter Mullan, Regno Unito 1995, 25’
My Name Is Joe di Ken Loach, Regno Unito, Germania, Francia, Spagna 1998, 105’
Orphans di Peter Mullan, Regno Unito 1998, 101’
The Magdalene Sisters /Magdalene di Peter Mullan, Irlanda, Regno Unito 2002, 114’
Dog Altogether di Paddy Considine, Regno Unito 2007, 16’
Neds di Peter Mullan, Regno Unito, Francia, Italia 2010, 124’
The Neighbours /I vicini [t.l.] di David McKay, Regno Unito 2010, 19’
Long Distance Information /Informazione a lunga distanza [t.l.] di Douglas Hart, Regno Unito 2011, 8’
Tyrannosaur/Tirannosauro di Paddy Considine, Regno Unito 2011, 91’
Hector di Jake Gavin, Regno Unito, 2015, 87’

Per avere ulteriori informazioni e consultare il programma dettagliato accedere al sito www.bergamofilmmeeting.it

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