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Al Creberg arriva Elio e fa rivivere “Il Grigio” di Gaber e Luporini

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Elio arriva a Bergamo. Sabato 30 novembre alle 21 al teatro Creberg il cantante, storico leader delle Storie Tese, farà rivivere “Il Grigio” di Giorgio Gaber e Alessandro Luporini nell’adattamento di Giorgio Gallione che ora si presenta nella sua forma di spettacolo compiuto.

Giorgio Gallione adatta il capolavoro di Giorgio Gaber e Sandro Luporini inserendo alcune celebri canzoni del Signor G. Una versione recital perfetta per il talento di Elio.

“Il Grigio” è la storia di un uomo che si allontana da tutto e da tutti, afflitto più da problemi personali che sociali. Si ritira in campagna per stare tranquillo e concentrarsi meglio su di sé e sui propri problemi. La sua ambita solitudine è però disturbata da un fantomatico topo: è “il grigio”, l’elemento scatenante degli incubi dell’uomo e del suo inesorabile e ironico flusso di coscienza. Il topo forse è un fantasma, forse solo una proiezione, ma lo aiuterà a compiere un percorso verso l’accettazione di ciò che è diverso da lui e la sua tanto agognata fine diventerà un rito per riuscire ad accettare la propria parte nera.

È il racconto, emblematico più che mai, di un essere che parte dal più cieco egocentrismo per arrivare, attraverso un percorso che lo porterà a divinizzare e demonizzare il topo, a una sorta di pietas laica nella quale ritroverà la capacità di accettare ciò che è diverso da lui. Perciò, il topo, in questo racconto un po’ delirante e un po’ reale, forse esiste e forse no, e la sua tanto agognata fine diventa un rito, un esorcismo per uscire dalla metafora infernale e accettare la propria parte nera, ovvero l’altro.

Nel Grigio il protagonista dichiara spudoratamente la propria pochezza, l’incapacità di amare il prossimo e sé stesso, ed è un bilancio spietato sia nell’ironia sia nell’angoscia. Il topo è chiaramente uno spettro, un simbolo e rappresenta i problemi rimossi che tornano quando si cerca di insabbiarli in una tranquillità fasulla. Il topo è anche un pretesto per portare il protagonista fuori dalla routine, perché solo un imprevisto, una situazione di emergenza, hanno il potere di aprirgli gli occhi.
Giorgio Gallione spiega: “Per me, nell’88, il Grigio, dal punto di vista dello spettatore e del giovane regista di allora, fu una esperienza intensissima. Quel mix geniale di astrazione e immedesimazione fu una rivelazione. Così, leggendo all’infinito quel copione negli anni successivi ho sempre pensato al Grigio come a un “oggetto” teatrale perfetto e immodificabile. Poi… è arrivata la decisione / occasione di metterlo in scena… e le canzoni hanno cominciato ad attirarmi come il canto delle sirene. Sono convinto che i temi, i sentimenti, le situazioni presenti nel Grigio del 1988 siano stati rielaborati, e perché no, anche attualizzati da molte canzoni nate dopo quella esperienza. Scrivendo un’infinita storia di un signor G in continua crescita e trasformazione, nel privato e nel sociale, Gaber e Luporini hanno continuato a macinare, indulgenti o spietati, sulle contraddizioni dell’essere umano. E il “dopo Grigio” è un contenitore ricchissimo di spunti e illuminazioni, in forma di canzone, che si sovrappongono e amplificano i temi del copione di allora. Ecco il senso di questo adattamento, che mi pare insieme spudorato e “inevitabile”. In più c’è Elio, cantante personalissimo, eretico, eccentrico, che si accinge ad abitare con libertà e rispetto questo nuovo copione, interamente gaberiano, ma modellato su una nuova sensibilità, alla luce dell’intero universo creativo e stilistico di una maschera, il Signor G, che sa e può ancora parlare potentemente e spietatamente al nostro oggi”.

Giorgio Gallione che nell’ultimo decennio si è confrontato più volte con l’opera di Gaber e Luporini (da Io quella volta lì avevo venticinque anni con Claudio Bisio agli spettacoli con Neri Marcorè Un certo Signor G ed Eretici e Corsari), coltivava da tempo l’idea di mettere in scena questo testo che nel 1988 l’aveva profondamente colpito: “Per me, come spettatore e come giovane regista, Il grigio all’epoca fu una rivelazione, un mix geniale di astrazione e immedesimazione”.

Avvicinandosi oggi a questo capolavoro, con la benevola supervisione della Fondazione Gaber, Gallione ha dato vita a un adattamento in cui una decina di canzoni di Gaber, intersecandosi con il testo originale, ne amplificano le tematiche sottese. I brani sono stati riarrangiati per l’occasione da Paolo Silvestri, già complice delle precedenti incursioni del regista nell’universo gaberiano, utilizzando quattro parti pianistiche: un’ambientazione musicale estremamente contemporanea, perfetta per il talento eccentrico ed irriverente di Elio.

Per informazioni e bigleitti: 035343434 – biglietteria@crebergteatrobergamo.it – www.ticketone.it

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