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A Romano di Lombardia allestita “La scala del paradiso”

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La Scala come elemento di speranza, “monumento alla resilienza”, invito alla rinascita: questo il tema scelto dal creativo Mirko Rossi per l’installazione realizzata in piazza Roma nel cuore storico di Romano di Lombardia, visitabile fino all’8 gennaio.
L’opera realizzata in collaborazione con il Comune, la parrocchia di Santa Maria Assunta e il M.A.C.S. Museo d’Arte e Cultura Sacra s’inserisce nell’antica tradizione dei “Natale in piazza” che il paese e il Circolo “Il Romanino” portano avanti con impegno ormai da molti anni.

L’opera
Nell’opera di Rossi la Scala da oggetto si fa invito a riconsiderare la tradizionale rappresentazione natalizia, antichi temi biblici si fanno contemporanei, occasione d’intreccio tra la tradizione cristiana bizantina e il cammino cattolico.
La “scala del paradiso” scelta da Rossi è anche quella della tradizione letteraria (Divina Commedia Paradiso canto XXI “di color d’oro in che raggio tra luce vid’io uno scaleo eretto in suso tanto, che nol seguiva la mia luce”), ma soprattutto è quella della simbologia delle sacre scritture dalla Scala nel sogno di Giacobbe alla Scala del Giudizio di Giovanni Climaco. Ed è proprio il monaco siriaco del VII secolo ad essere la principale fonte iconografica dell’autore perchè, come spiega: “Nelle icone che rappresentano la Scala di Giovanni Climaco questa è descritta come una vecchia Scala a pioli. La semplicità concreta di questo messaggio è quella che mi ha ispirato perché le opere da compiere per ascendere al Paradiso non sono grandi i gesti, bensì gli atti più semplici e quotidiani”.
L’installazione è frutto anche dell’arte del Fare dei Maestri della Falegnameria Cometti e del fabbro Elio Nozza che hanno saputo accompagnare il progetto di Rossi dall’idea alla realtà.
Alla base della Scala è stato composto un cumulo di macerie, rimando a coloro che recentemente sono stati colpiti direttamente dal terremoto. Nel suo insieme l’istallazione mette in contatto la drammatica e sconfortante attualità, con la possibilità di risorgere attraverso la Fede, con la sincerità dirompente del messaggio della Salvezza portato da Cristo fatto uomo.
Nel corso del periodo espositivo appuntamento speciale il 23 dicembre alle 19 per la posa dell’Emmanuele: quel bimbo seduto sul gradino più alto della Scala, il dodicesimo, sarà da quel momento l’immagine di “Dio tra noi”, la guida verso l’alto.
Un messaggio universale: senza luogo e senza tempo che sa andare oltre il periodo natalizio rendendo l’installazione un’opera di ampio respiro.

La critica d’arte e docente Orietta Pinessi evidenzia: “Anzitutto, la Scala: di solito raffigurata come uno scintillante scalone di luce, sia nelle illustrazioni bibliche che in quelle dantesche, nell’opera di Mirko Rossi diventa una semplice scala a pioli. Il primo motivo può essere un rimando alle icone (russe e ortodosse in genere) dedicate appunto alla “Scala del paradiso” di Giovanni Climaco; in secondo luogo, in connessione con il messaggio giovanneo, la scala a pioli suggerisce non una gloriosa ascesa, ma una faticosa arrampicata. Il difficile cammino verso la virtù. Non siamo quindi di fronte alla classica Natività. Gesù, rappresentato da un adolescente in cima alla scala, ci indica la ‘via della Luce’. Egli, nascerà, è sarà già Luce; il ‘Dio con noi’ (l’Emmanuele) in cima alla metafora della tortuosa via della salvezza fatta di dodici gradini. Non già i trenta scalini di Giovanni Climaco bensì 12, perché ‘il mistero dell’Incarnazione avviene nella storia vera e concreta degli uomini, ovvero all’interno del popolo eletto, Israele, per estendere la salvezza al mondo intero’. Dodici: il dodici indica la pienezza dell’anno (composto di dodici mesi), ma soprattutto rappresenta il numero dell’elezione, quello del popolo di Dio. Il numero dodici è quello, appunto, dell’elezione d’Israele, che si compone di dodici tribù, le prime comunità cristiane hanno preso lo stesso numero per indicare l’elezione degli apostoli da parte di Gesù, e i suoi multipli per mostrarne la sua dinamicità in rapporto all’umanità intera. Si tratta di una sorta di ‘moltiplicazione’ dell’elezione mediante Gesù.
Mi sembra che qui mirabilmente l’immagine della Natività conosca una progressiva umanizzazione: è Lui che cerca noi anche in questo nuovo Natale. È Lui, un adolescente, che ci accompagna verso la salvezza che tanto cerchiamo: è questo il Natale, l’annuncio di ogni nuovo Natale. Un annuncio che lascia senza parole e stupisce, sconvolge tutte le immagini di Dio che abbiamo in testa”.

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