Non c’è solamente il rimbalzo tecnico, visto che il petrolio riesce a trarre vantaggio anche per la comunicazione che è stata diffusa da parte di Gilead sul Remdesivir che offre gli investitori una nuova speranza in merito ad una riapertura in via anticipata dell’economia.
Come mai il prezzo del petrolio è crollato così tanto?
Il petrolio Wti resta in notevole rialzo anche in seguito alla notizia che le scorte di petrolio all’interno degli Usa sono incrementate, ma rimangono comunque al di sotto delle aspettative secondo gli analisti. Secondo i dati che sono stati riferiti da parte del dipartimento dell’Energia, il petrolio è tornato a salire, tutto sommato in misura inferiore rispetto a quello che si attendevano gli analisti.
L’attuale debolezza che caratterizza il petrolio è dovuta senz’altro ad un eccesso di capacità, legato a sua volta alla caduta a capofitto della domanda e la saturazione delle riserve di stoccaggio. A dare manforte al petrolio sono arrivate, oltre chiaramente al rimbalzo tecnico di cui sopra, pure alcune indiscrezioni secondo le quali diversi produttori americani avrebbero preso la decisione di aumentare di circa 100 mila barili di petrolio giornalieri i tagli alla produzione che porteranno a termine sia a maggio che a giugno, arrivando a toccare i 300 mila barili al giorno.
L’analisi di tutti questi dati è molto importante per quanti investono online e fanno trading sul petrolio con Plus500. Online ci sono numerose piattaforme che sono dedicate a tale attività, ma il consiglio migliore da seguire, prima di iniziare una simile attività, è fondamentale acquisire competenze e conoscenze approfondite sulla materia.
La decisione di vendere tutto presa dal maxi-fondo negli Usa
La preoccupazione è che questa situazione possa succedere un’altra volta, con il prezzo del petrolio a stelle e strisce a fare capolino nuovamente al di sotto della soglia pari a 0 dollari e gli acquirenti che sono disposti anche a pagare a patto di non farsi consegnare alcun barile.
Tutto questo si è verificato solamente nell’ultima settimana, in relazione ai contratti per la consegna a maggio, ma adesso i timori si stanno rifacendo vivi per quanto riguarda la consegna a giugno. Una preoccupazione che ha ricevuto una spinta certamente dalla decisione presa dal più importante fondo esistente sul mercato, ovvero l’USO (Us Oil Fund), che ha scelto di cambiare per la terza volta il suo portafoglio. E, in questo caso, l’ha fatto senza mezze misure.
Il punto è che le decisioni presa dal maxi fondo Usa riescono a condizionare a tal punto il mercato che ha in mano addirittura il 25% delle posizioni a livello mondiale dei contratti future di greggio. Prima dello scoppio dell’emergenza sanitaria, l’Us Oil Fund operava in modo particolare sul mese che era più prossimo rispetto alla consegna. Adesso, invece, l’USO ha scelto di cominciare a chiudere immediatamente tutte le sue posizioni in riferimento al mese di giugno, dilungandole su delle date veramente a lunghissima scadenza, toccando il 30% di esposizione sul Wti di luglio e il 15% sui contratti di agosto, ma pure di settembre, ottobre e dicembre, e pure il 10% sui contratti che scadono a giugno del prossimo anno.
Il motivo di una simile decisione presa dal fondo USO risale all’esigenza di rientrare nei vari requisiti di margine. Il crollo del petrolio, però, è inevitabilmente legato alla saturazione dei vari siti di stoccaggio di greggio, in un mondo che chiaramente è immobile di fronte ad una drammatica pandemia legata al Covid-19.
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