In una società che punta alla sostenibilità, alla riduzione dell’impatto ambientale, a diventare sempre più – e quanto prima – green, bisogna pensare a ricoprire tutti i settori che incidono maggiormente nel raggiungimento di questa trasformazione. Uno dei più impattanti è il mercato automobilistico.
Non è retorica se ancora si parla dei mezzi di trasporto come le principali fonti di inquinamento ambientale, sia per quanto riguarda i metodi di produzione che dal punto di vista della combustione per alimentare i motori.
In particolar modo, sono le automobili che ricoprono un ruolo importante, dal momento che, in media, ogni famiglia ne possiede una, ma si arriva anche a tre automobili per abitazione.
Da qualche anno a questa parte, fortunatamente, l’automotive si è aperto al passaggio all’elettrico; l’inizio è stato graduale, con le automobili ibride, ma si punta alla totale sostituzione in favore delle auto elettriche. L’Europarlamento, pertanto, ha già espresso il suo obbligo di immatricolazione di auto 100% a motore elettrico, per gli stati dell’UE, entro il 2035.
Il mercato delle auto elettriche in Italia funziona?
Sebbene i numeri facciano ben sperare, l’Italia resta ancora molto indietro sul versante della mobilità sostenibile rispetto al resto d’Europa. Nel corso del 2020 – nonostante la crisi pandemica che ha interessato anche la filiera automotive – la vendita delle utilitarie a batteria è cresciuta notevolmente rispetto all’anno precedente: si parla di circa 60 mila auto immatricolate, cifra in cui rientrano oltre 32 mila auto elettriche pure e 27 mila ibride plug-in.
Le case automobilistiche hanno investito parecchio nel passaggio all’elettrico, e anche il Recovery Fund ha stanziato alcuni miliardi a favore della mobilità sostenibile. Ma, se da un lato le immatricolazioni di veicoli elettrici sono soddisfacenti, se anche il Governo le sostiene con gli incentivi sulle rottamazioni, dall’altro lato ci si ritrova davanti ad una impasse.
La filiera industriale è impreparata e ci sono ritardi nelle consegne dei materiali (come le batterie agli ioni di litio) e mancano le infrastrutture necessarie a favorire questo passaggio, come le colonnine di ricarica sparse per il territorio in maniera capillare. Anche i costi delle auto elettriche sono ancora proibitivi, sebbene si preveda un calo nei prossimi anni, quando a diminuire saranno anche i costi di produzione, che dovrebbero equipararsi a quelli per la produzione dei veicoli con motori a combustione.
Dall’inizio dell’invasione Russa in Ucraina, inoltre, un’altra difficoltà si è aggiunta ai rallentamenti dovuti alla recente crisi dei chip: il rallentamento della produzione di auto elettriche. A sollevare il problema è stato il Gruppo Volkswagen, il secondo produttore di auto elettriche al mondo, secondo solo al colosso Tesla, che ha imputato la scarsa produzione alla mancanza di alcune materie prime che acquistavano dall’Ucraina.
Al netto di tutte queste considerazioni e difficoltà, c’è una soluzione a favore dei cittadini che vorrebbero iniziare la transizione verso l’elettrico: il noleggio. Rivolgersi al noleggio a lungo termine Milano, sul cui territorio comunale si contano circa 150 stazioni di ricarica, è un primo passo per ovviare ai ritardi e alle carenze di auto in consegna nelle concessionarie. Inoltre, è un’alternativa e a basso impatto ambientale, perché noleggiare un’auto piuttosto che acquistarne una nuova riduce notevolmente le emissioni di produzione.
Il futuro della mobilità sostenibile
I modelli di auto elettriche già ordinati all’Europa, dunque, rischiano di non arrivare a destinazione prima del 2023. A questo si aggiunge la recente previsione dell’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, che stima una mancanza di batterie per le auto elettriche per circa 3-4 anni. Questa carenza potrebbe far slittare di molto la transizione verso la mobilità elettrica e sostenibile, a danno dei produttori automobilistici.
Fino ad oggi, l’Europa e gli USA si sono affidati all’approvvigionamento di batterie dalla Cina, ma il conflitto Russo-Ucraino ha accelerato la necessità del mondo occidentale di rendere la sua produzione indipendente dall’Asia. Ma non si può attendere molto e le società automobilistiche rischiano di non riuscire a costruire le loro fabbriche di batterie i tempi così stretti.
La carenza delle materie prime fondamentali per la costruzione delle batterie al litio, finirebbe inevitabilmente per gravare sul prezzo finale dei veicoli sostenibili: i prezzi aumenterebbero e, proporzionalmente, diminuirebbero le vendite. E questo è assolutamente quello che le case automobilistiche devono scongiurare.
Volkswagen, pertanto, ha dichiarato la difficoltà di riuscire ad accelerare i tempi di produzione di auto elettriche a causa della mancanza di batterie, oltre che per colpa della lentezza con cui vengono installate le stazioni di ricarica. Chi non possiede un garage e può permettersi di avere una colonnina personale, di certo non acquisterà un’auto elettrica se in città non ci sono postazioni per ricaricarla.
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