Chiunque abbia mai acceso un mutuo conosce i concetti di tasso fisso e tasso variabile. Sono due differenti modalità di calcolo degli interessi di un prestito finalizzato a lungo termine, meglio noto come mutuo. Accendere un mutuo è spesso una questione seria; chi lo utilizza come prestito per acquistare la prima casa o per ristrutturarla si troverà a pagarne le rate per periodi che vanno dai 15 fino ai 30 anni e più. Meglio quindi scegliere il tipo di mutuo con attenzione. Lo stesso vale comunque anche per prestiti di minore durata, perché la scelta del tipo di tasso grava in modo importante sull’ammontare delle rate.
Il tasso variabile
Una specifica tipologia di prestito è il Mutuo a tasso variabile. Si tratta di un prestito con un periodo di ammortamento che può arrivare ai 30 anni, salvo accordi specifici con la singola realtà bancaria da parte di un cliente. Gli interessi, da calcolare su base periodica, variano nel corso del tempo. Si basano sul tasso interbancario Euribor, che ad oggi è decisamente molto basso: stiamo parlando in genere di percentuali inferiori a 1 punto, spesso anche a mezzo punto. Prima di decidere per un mutuo a tasso variabile è importante informarsi non solo sul peso del tasso, ma anche sulla sua periodicità. In linea generale il ricalcolo si effettua ogni 3 mesi, ma ci sono contratti che stabiliscono il ricalcolo ogni mese o ogni 6 mesi.
Il tasso fisso
Per sua stessa definizione il tasso fisso è quello che rimane uguale nel corso del tempo. Quindi se oggi la banca ci propone un tasso particolarmente basso, poniamo intorno all’1,5%, il medesimo tasso rimarrà identico anche nelle rate da saldare tra 20 anni. Nei fatti non solo il tasso rimane uguale, ma lo fa anche la rata; se quindi oggi per saldare la rata mensile ci serve una precisa somma di denaro, questa sarà la stessa che dovremo saldare nelle rate successive, fino all’ultima. Nella realtà le banche tendono a offrire, nel corso degli anni, una rinegoziazione dei tassi di interesse. Il cliente può decidere anche di inserire nel contratto un tasso fisso per i primi 5 anni, o per un periodo comunque prefissato, per poi rivalutare la proposta per gli anni mancanti al termine dell’ammortamento.
Come si sceglie un tasso di interesse
La prima caratteristica che interessa chi richiede un mutuo è solitamente l’ammontare del tasso di interesse, indipendentemente dal fatto che si tratti di un tasso variabile o di un tasso fisso. Questo perché l’ammontare del tasso ci indica in modo preciso anche la quota di interessi che dovremo saldare con il passare degli anni. Il calcolo effettivo va effettuato utilizzando appositi software, in quanto si deve sommare l’interesse ricalcolandolo di anno in anno, su una cifra di capitale che diminuisce progressivamente. Parlando sempre a grandi linee, in senso molto generale, i tassi variabili tendono ad essere inferiori, oggi, rispetto a quelli fissi; anche se tale differenza in questo periodo storico si sta sempre più assottigliando.
Meglio un mutuo a tasso variabile o a tasso fisso
Nei fatti circa l’80% di coloro che accendono un mutuo con un periodo di ammortamento molto prolungato preferiscono il tasso fisso. Questo perché tale scelta mette al riparo da eventuali eventi futuri, che potrebbero far salire i tassi fino; solitamente tali eventi si verificano solo in casi eccezionali, per problemi economici e finanziari a livello globale. Effettivamente però la pandemia da coronavirus e la sua diffusione in tutto il mondo ha portato molti a temere il peggio per gli anni a venire. Chi predilige il mutuo a tasso variabile lo fa spesso perché fissa un breve periodo di ammortamento, diciamo inferiore ai 10 anni.
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