Italiani sempre più fiduciosi verso l’acquisto online di beni e servizi, l’e-commerce si posiziona tra i settori in maggiore sviluppo negli ultimi anni. La tendenza alla crescita si è evidenziata in particolare durante il blocco legato al contenimento della diffusione di Coronavirus. Settori prima meno sviluppati del commercio elettronico si affermano nelle abitudini di consumo del grande pubblico. In aumento gli introiti degli alimentari, mentre in fisiologico calo vanno quelli legati all’ambito turistico.
I numeri dei primi mesi del 2020
I primi mesi del 2020 hanno determinato una crescita sostanziale di alcuni specifici settori dell’e-commerce. Il lockdown ha determinato un profondo mutamento delle abitudini di consumo degli italiani e di conseguenza settori prima poco sviluppati hanno visto una crescita sostanziale.
Il rapporto curato dall’Osservatorio eCommerce B2c della School of Management del Politecnico di Milano e Netcomm mette in evidenza uno stato di forte espansione che diventa motore trainante dell’economia nazionale.
Food&Grocery, cioè i settori legati alla vendita di cibo e alimenti di largo consumo sia freschi che confezionati, hanno visto un notevole aumento in questi mesi di blocco dell’economia. Secondo il rapporto, questo settore in particolare registra un aumento del 56% per un valore di 2,5 miliardi di euro. Anche il settore Arredamento e home living sono in costante crescita e i valori del 2020 mostrano già una crescita del 30% per un valore complessivo di 2,3 miliardi.
Numeri che fanno ben sperare in un momento di grave incertezza economica. Lo fanno anche gli altri settori già avviati da tempo. Quindi, anche se non con lo stesso trend rispetto alle nicchie emergenti, sono caratterizzati da segno positivo anche i settori legati all’Informatica ed elettronica, Abbigliamento ed Editoria.
I dati, su cui ha un notevole peso la situazione che stiamo vivendo, sono destinati a mantenere il trend di crescita anche nel lungo periodo. Infatti, secondo lo studio condotto dall’Osservatorio, il 2020 dovrebbe chiudersi con una crescita per tutto il comparto dell’e-commerce del 26%, per un valore di 22,7 miliardi di euro.
Una crescita costante
La tendenza della crescita è stabile già da tempo e non una novità legata al periodo contingente, seppure abbia dato una spinta notevole. Infatti anche il 2019 è stato caratterizzato dal segno positivo.
Durante l’ultimo decennio si è affermato il canale di vendita su piattaforma digitale, complice anche la maggiore fiducia verso i pagamenti con carta. Maggiore sicurezza nelle transazioni e semplificazione del processo d’acquisto, sono stati i fattori trainanti nella rivoluzione del modello d’acquisto. Un’evoluzione che promette di diventare la regola nello scambio commerciale e la vendita al consumo.
Il canale digitale cresce e si declina in forme diverse: lo stesso sito del rivenditore, i marketplace dei grandi attori come Amazon o eBay, oppure gli aggregatori come Buonoedeconomico.it.
Il peso degli smartphone
Aumentano soprattutto gli acquisti effettuati da smartphone, con un incremento che, si stima, arriverà a pesare il 56% sul totale delle transazioni online. Nonostante il lockdown, lo smartphone si è rivelato lo strumento d’elezione per effettuare ricerche e acquisti a scapito della sua caratteristica principale di supporto in mobilità. Le transazioni da desktop subiscono un calo e la previsione per la fine del 2020 parla chiaro in questo senso.
Gli acquisti legati a questo tipo di strumento sono anche associati a diversi comportamenti dell’acquirente. Potranno ottenere maggiore vantaggio quei rivenditori in grado di progettare i propri negozi online perché siano fruibili specialmente su questa piattaforma. Dal 2016, lo smartphone in Italia rappresenta lo strumento più usato per collegarsi a internet, per questo diventa centrale per le piattaforme digitali adattarsi al cambiamento.
L’attenzione per la sostenibilità
Il rapporto curato dall’Osservatorio evidenzia l’importanza dell’attenzione verso la sostenibilità ambientale di questo modello di sviluppo economico. Risulta oggi evidente il bisogno di conciliare sviluppo economico con l’attenzione costante sul suo impatto ambientale.
Lo è ancora di più alla luce della recente pubblicazione dei risultati della ricostruzione della diffusione del Coronavirus nel nord Italia. La ricerca è stata condotta dal team dell’ospedale Niguarda di Milano guidato da Carlo Federico Perno e del San Matteo di Pavia con Fausto Baldanti.
Appare evidente che il ceppo virale che ha colpito così aspramente le aree del bergamasco e lodigiano fosse presente già a metà di gennaio 2020. La sua diffusione è da imputare a una filiazione del ceppo cinese originale probabilmente proveniente dalla Germania, il maggiore scalo europeo dei voli in arrivo dalla Cina.
Tra le ipotesi legate alla diffusione così alta nelle provincie lombarde, proprio la presenza dei più grandi centri di trasporto e logistica del Paese e la maggiore concentrazione di personale impiegato. Solo su Bergamo si calcolano quasi 21mila addetti alla logistica.
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