A Bergamo debutta una nuova proposta immobiliare. Si chiama “Generavivo”, punta su un innovativo modo di abitare che pone al centro le relazioni e prenderà luogo al Villaggio degli Sposi, più precisamente in via Guerrazzi: i lavori cominceranno nel settembre 2021 e si concluderanno per marzo 2023.
Le future palazzine, ideate dalla cooperativa edilizia Abitare Condividere (nata da È.one abitarègenerativo e cooperativa sociale Namasté), sorgeranno all’interno di un’area di circa 11.800 mq con vista su Città Alta: saranno quattro edifici disposti a corte, con altrettanti piani fuori terra e uno interrato destinato a box auto, cantine e locali di servizio, per un totale di 61 unità abitative. Le abitazioni, che si articoleranno secondo diverse metrature, si affacceranno su un’area comune di forma rettangolare dotata di zone verdi e spazi collettivi, indicati per favorire la conoscenza e i legami tra le persone.
Tutte le soluzioni edilizie saranno 100% ecosostenibili e verranno realizzate utilizzando tecniche costruttive innovative (come l’utilizzo del legno e dei sistemi a secco), fonti di energia rinnovabile, risparmio delle risorse (per esempio con il recupero dell’acqua piovana), forestazione urbana e la promozione di servizi condivisi per la mobilità.
Non mancherà attenzione per le esigenze del quartiere: dopo aver ascoltato il territorio, è emersa la necessità di costruire un piccolo presidio medico-infermieristico multi-specialistico aperto non solo agli abitanti delle residenze Generavivo, ma a tutta la cittadinanza. Inoltre, ci saranno orti sociali, spazi per il co-working, una living room aperta a tutti e la creazione di gruppi di acquisto solidale.
“Generavivo” non è solo attento al benessere umano e ambientale, crea anche nuove e crescenti opportunità occupazionali: si pensi alla necessità di introdurre in questo innovativo sistema abitativo figure chiave come gli assistenti delle persone anziane e con fragilità, infermieri di quartiere, collaboratori familiari, assistenti scolastici e molto altro.
Il presidente della società cooperativa edilizia Abitare Condividere, Matteo Sana, evidenzia: “L’obiettivo di questo progetto è fare in modo che la qualità della vita delle persone migliori partendo dai contesti abitativi dove vivono. Se riflettessimo su come si sono sviluppate le abitazioni negli ultimi quarant’anni noteremmo che dal punto di vista tecnologico magari sono avanzate, ma hanno bandito le relazioni. Si è passati dalle antiche corti, dalle cascine e dalle case di ringhiera a una sorta di fortini più isolati: anche nelle prime ciascuno aveva i propri spazi privati ma al tempo stesso c’era una forte dimensione di reciprocità tra le persone, legami che nel bene e nel male creavano comunità, mentre oggi tutto questo si è disgregato sempre più. La nostra proposta richiama questi elementi reinterpretandoli in chiave moderna, che significa innanzitutto fare in modo che le famiglie che abiteranno questi luoghi si possano riappropriare della responsabilità del proprio destino: non occuperanno semplicemente un posto ma saranno protagoniste della costruzione di meccanismi e processi che, attraverso la relazione e la dimensione comunitaria, miglioreranno la loro qualità della vita. Un’altra caratteristica essenziale è la presenza di alcuni servizi che è importante avere vicino alla propria abitazione. Pensare che negli spazi comuni possano esserci un ambulatorio medico-infermieristico, un micronido o uno spazio di co-working permette di affrontare da punti di vista diversi la dimensione di prossimità e di rispondere ai bisogni delle persone.
L’ambulatorio, per esempio, garantisce un presidio di cura molto vicino, un ufficio per il co-working consente di conciliare meglio la famiglia e il lavoro, mentre un micronido aiuta le famiglie a non doversi sobbarcare da sole tutte le incombenze della quotidianità”.
“È importante – aggiunge Sana – che questi luoghi siano aperti e non chiusi su se stessi: devono essere a disposizione degli abitanti di queste case ma anche dei cittadini che vivono nel contesto in cui il progetto è inserito, in questo caso il quartiere del Villaggio degli Sposi a Bergamo. In questo modo, diventano un valore aggiunto per la comunità e promuovono l’integrazione con il territorio: torniamo a mettere le relazioni al centro del tessuto urbano perché solo attraverso i legami con gli altri l’individuo può crescere e stare meglio. A volte avere a che fare con l’altro, cioè con qualcuno diverso da se stessi, può generare delle paure, ma il rapporto con le persone ha sempre una dimensione di grazia e beneficio se si vuole sperimentare”.
I residenti saranno trasversali per età e questo è un punto di forza del progetto. Sana afferma: “Puntiamo molto sulla dimensione inter-generazionale e, non a caso, le famiglie che ad oggi ci hanno chiesto di venire a vivere qui sono molto diverse dal punto di vista dell’età. La diversità, anche anagrafica, non è una criticità ma un valore e può favorire la collaborazione per rispondere alle diverse esigenze nella vita di tutti i giorni. Per esempio, ci sono anziani che mettono volentieri a disposizione parte del proprio tempo per badare ai bambini degli altri e, viceversa, di giovani che potrebbero portare loro la spesa. Per questo non chiamiamo i nostri interlocutori clienti ma abitanti delle case che costruiremo: quando li incontriamo non parliamo solo delle loro preferenze su come dovrà essere casa loro ma dei benefici che un progetto come questo ha sulla propria qualità della vita al momento e in prospettiva. Questa consapevolezza è la base di partenza per sviluppare i ragionamenti sulle caratteristiche della singola abitazione. Complessivamente occorre considerare tre criteri di sostenibilità: sociale, ambientale ed economica ma, in assenza della prima, viene meno anche il senso delle altre”.
Una proposta come questa assume un valore ancor più forte in un periodo come quello che stiamo vivendo, segnato dalla pandemia da Covid-19. Il presidente Sana osserva: “Molte delle famiglie che ci hanno contattato hanno riferito di essersi spaventate parecchio durante il lockdown pensandosi chiuse e isolate nella loro casa. Tutti, ma in modo particolare i giovani e gli anziani, hanno sofferto la sensazione di essere lontani dagli altri e questo è un altro indice di quanto le relazioni siano indispensabili per le nostre vite”.
Per avere ulteriori informazioni consultare il sito www.generavivo.it
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