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Per prestazioni sportive più elevate

La stimolazione cerebrale non-invasiva per scendere in campo più concentrati e reattivi

Gli esperti di Brain&Care al Premio Cesarini di Fermo (AN).

Nel profondo legame tra sport e cervello entra in gioco la TMS, tecnica che agisce sul sistema nervoso centrale. Lo hanno dimostrato a moltissimi sportivi riuniti a Fermo (AN) in occasione del Premio Cesarini gli specialisti di Brain&Care, centro clinico che utilizza metodiche all’avanguardia per il trattamento di patologie neuropsichiatriche.

Decenni di ricerca scientifica negli USA incentrata sull’impiego della TMS (Transcranial Magnetic Stimulation), tecnica approvata dalla FDA – U.S. Food and Drug Administration – e dall’EMA – European Medicines Agency – hanno permesso ai professionisti del centro, guidati dal fondatore e direttore scientifico prof. Antonello Bonci, di sviluppare un metodo per il miglioramento delle performances fisiche e mentali di molti atleti.

Infatti, l’utilizzo di tecniche di stimolazione cerebrale non-invasiva, come la TMS, trova applicazioni in molteplici ambiti delle discipline sportive grazie agli effetti sulla facilitazione del recupero motorio post-esercizio, riduzione della fatica, miglioramento della coordinazione e dei processi di integrazione sensori-motoria. Alcuni studi hanno dimostrato che la TMS, attraverso la stimolazione di specifiche aree cerebrali, riduce i tempi di reazione a determinati stimoli uditivi e visivi, riduce il tremore e migliora i processi di apprendimento di atti motori complessi. Un recente studio, randomizzato controllato contro placebo (Moscatelli et al., BMC. Neuroscience 2023) condotto su un gruppo di giocatrici di pallavolo, ha anche riportato un miglioramento delle performances grazie ad una migliore coordinazione motoria in seguito alla stimolazione delle aree prefrontali che sono deputate alle funzioni di decision-making, attenzione e controllo inibitorio.

“Sono numerosi gli studi che supportano il ruolo della stimolazione cerebrale non-invasiva nel miglioramento delle funzioni esecutive e nella facilitazione dell’apprendimento motorio, che sono alla base di un corretto funzionamento delle prestazioni atletiche – ha affermato Gabriele Zanardi, Professore del Dipartimento di Sanità pubblica, medicina sperimentale e forense dell’Università di Pavia e Direttore dell’Unità di Neuropsicologia e Neuroscienze di Brain&Care -.“La TMS, stimolando i meccanismi di plasticità cerebrale, ha un ruolo anche nella riabilitazione post-traumatica degli sportivi, in quanto contrasta l’instaurarsi di processi disadattivi di riorganizzazione delle aree cerebrali legati all’immobilizzazione prolungata”.

L’approccio integrato e multidisciplinare, infatti, permette in stretta collaborazione con le direttive degli staff medici dei team o dei singoli atleti, di progettare e realizzare un percorso, “su misura”, di empowerment delle performance sportive e di vita, mantenere un elevato funzionamento cognitivo e prestazionale con un intervento facile, immediato e, dove necessario, terapeutico. Ma non solo, anche in ambiti non terapeutici l’utilizzo della TMS permette il mantenimento di un alto funzionamento cognitivo, attentivo (concentrazione e reattività) e mnesico, fattori che svolgono ruoli fondamentali nell’esecuzione dell’attività sportiva, rendendola maggiormente efficace ed efficiente.

Ha concluso Zanardi: “Sono almeno 4 gli effetti benefici riconosciuti a livello medico/clinico che la Stimolazione Magnetica Transcranica (TMS) produce sul sistema nervoso centrale: aumento dell’attività dei neuroni e ripristino di un funzionamento biochimico fisiologico, aumento della plasticità neurale, effetto antinfiammatorio, aumento del flusso sanguigno. Questi quattro effetti permettono alla TMS di aiutare anche i pazienti resistenti ai farmaci, offrendo risposte terapeutiche anche quando la medicina “classica” non ha risultati significativi”.

Ansia, depressione, disturbo ossessivo compulsivo, dipendenze da sostanze e comportamentali (gioco d’azzardo ed internet, per esempio), ma anche Parkinson, deterioramento cognitivo, insonnia, fatica da “long Covid”: sono tantissime le patologie alle quali la metodica si può applicare.

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