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Nell’anno della Capitale della Cultura, il Comune di Bergamo restituisce alla città piazza Cittadella – finalmente senza auto in sosta – e il Civico Museo Archeologico, completamente sistemato e riallestito.

La Piazza della Cittadella

La sistemazione della pavimentazione

Il Comune di Bergamo ha deciso di risistemare completamente la piazza. Gli interventi di adeguamento delle pavimentazioni – svolte dall’impresa Colosio e dalla ditta Foresti&Aceti – in ambito storico sono, però, da considerarsi come vere e proprie operazioni di restauro, nelle quali la scala del dettaglio architettonico deve confrontarsi con la scala urbana e ambientale.

Considerati i vincoli storico-monumentali esistenti, il lavoro di manutenzione e ripristino della pavimentazione è iniziato da un’analisi dello stato di fatto esistente basatosi su di un rilievo fotografico preliminare in situ e su di un rilievo digitale tramite laser-scanner messo a disposizione dal Comune di Bergamo, con relativa restituzione grafica. Questo ha consentito di avere un quadro complessivo delle problematiche e una mappatura delle tipologie di elementi e finiture presenti nelle varie porzioni della pavimentazione, operazione condotta per tutta la superficie di piazza.

Il Comune, grazie al lavoro dell’architetto Alberto Togni dell’Assessorato ai Lavori Pubblici, ha condotto poi un’approfondita analisi storica e ha pertanto deciso di riproporre una pavimentazione a riquadri, quella cioè che era esistente prima del 1920.

Le diagonali realizzate sono allineate al camminamento centrale e definiscono dei campi in acciottolato di dimensioni pari a 885x785cm con una posizione desunta sia dall’allineamento del percorso centrale in arenaria già esistente (frutto della sistemazione del 2017), sia dalla ritmica successione degli archi ogivali (del XIV sec.) riproposti e ricostruiti con l’intervento dell’arch. Sandro Angelini nel 1958-60 e che si trovano lungo la piazza. Le linee diagonali hanno larghezza costante pari a 40cm, con lastre in pietra arenaria di Sarnico posate a correre e con lunghezza variabile 30-40-50cm.

Il restauro degli ingressi

Gli ingressi di piazza Cittadella sono stati completamente restaurati in occasione dell’appuntamento 2023 con la Capitale Italiana della Cultura. Un lavoro certosino, che ha richiesto un intervento attento per riportare al loro splendore gli accessi della storica piazza di Città Alta.

Le porte della piazza sono risultate da subito solide e prive di particolari problematiche strutturali, ma è stato necessario intervenire per via dell’evidente stato di degrado dovuto a fenomeni di carattere naturale, portati dall’ambiente nel quale si trovano, ma anche alla poca attenzione con la quale sono stati eseguiti negli anni passati alcuni interventi di manutenzione.

Ora, invece, per la Porta di Piazza Cittadella (rivolta verso Colle Aperto) e la Porta della Torre della Campanella (che si affaccia su piazza Mascheroni) la situazione è del tutto diversa.

I soffitti dei due accessi alla piazza sono stati infatti completamente sistemati, sono stati rimossi tutti gli elementi estranei alla natura e alla funzionalità delle due architetture, è stato previsto il rifacimento di intonaci e di impianti realizzati negli anni con materiali non compatibili con la natura delle strutture esistenti, sono stati eseguiti la pulitura, il consolidamento e la protezione delle murature in arenaria.

Gli interventi realizzati da Ars Restauri e coordinati dall’architetto Elisabetta Bolognini dei Lavori Pubblici del Comune di Bergamo hanno coinvolto anche gli strati più bassi degli ingressi, a livello strada: sono stati anche recuperati alcuni elementi di finitura quali i serramenti in legno o manufatti in ferro come bolzoni, catene, cardini, inferriate e porte standard.

Una piazza e non più un parcheggio

Per quel che riguarda la sosta dell’auto, l’Amministrazione ha previsto nuovi posti riservati ai residenti lungo via Colle Aperto, a poche decine di metri da piazza Cittadella, e lungo le Mura.

In questo modo, si sono ridotti i disagi per gli abitanti di Città Alta derivanti dalla presenza del cantiere prima e del nuovo assetto poi. Il progetto, infatti, è sempre stato quello di liberare la piazza dalle auto a lavori ultimati, riportandola al suo splendore originale.

Prosegue il piano dell’Amministrazione circa il riordino della mobilità di Città Alta. Dopo la liberazione delle auto di piazza Mascheroni, proseguono i lavori al parcheggio di via Fara, che sarà la chiave di volta per disciplinare gli accessi dei non residenti nel centro storico, prevedendo nuovi stalli gialli lungo tutto l’anello delle Mura veneziane.

La storia della piazza

Il nome “Cittadella” è un appellativo improprio. Per Cittadella s’intende una fortificazione privata, composta da diversi edifici o corpi di fabbrica, mentre questa ormai è stata mutilata nei suoi alzati e snaturata nella sua originaria conformazione. Se fossimo nati entro gli anni Sessanta, avremmo potuto ammirare quel che restava delle sue undici e più torri merlate con terminazione a coda di rondine (dunque, filoimperiali). E avremmo saputo riconoscere anche i resti dell’antica arena romana, posta nelle sue fondamenta e sacrificata per fare spazio alla mole del seminario.

Oltre a queste costruzioni, la Cittadella inglobava anche le case dei La Crotta (famiglia ricordata nella titolazione del parco giochi posto davanti alla Torre di Adalberto in Colle Aperto) ed edifici che oggi è ancora possibile rinvenire: sono ormai vani a cielo aperto, senza porte né finestre, e vi si transita subito dopo la torre. I La Crotta erano altolocati bergamaschi, possidenti immobiliari e terrieri, tanto che, sfrattati dai ghibellini milanesi Visconti, nuovi signori di Bergamo dal quarto decennio del Trecento, ripararono in Borgo Canale, dove eressero l’ospedale della Carità che ospitò Francescani e Clarisse.

La Cittadella venne eretta e divenne simbolo del potere dei Visconti sulla città.

Il complesso si sviluppava attorno a una corte, l’attuale Piazza della Cittadella, che fungeva da piazza d’armi per gli armigeri viscontei. Gli ingressi erano chiusi al transito pubblico, quindi se si voleva accedere o defluire in e dal centro città era necessario passare attraverso le due Porte del Pantano, così che i soldati potessero controllare tutto quanto entrava e usciva dalla città.

Attorno alla corte venne eretto da Rodolfo nel 1385 l’Hospitium Magnum, ovvero la Grande Residenza, in cui la genealogia viscontea si è succedette tra vizi ed eccessi di ogni specie: da Azzone a Luchino, da Giovanni a Bernabò, da Rodolfo a Gian Galeazzo, da Giovanni Maria a Filippo Maria; al piano terreno vi erano gli uffici del dazio, le carceri, i luoghi di pena e tortura e tutto quanto serviva alla loro burocrazia.

A garantire la loro sicurezza, attorno a questa fortezza, già dal 1355 sorse la Firma Fides, ovvero la Cortina murata sicura, edificata da Bernabò, con oltre undici case torri merlate: i due corpi di fabbrica, Hospitium Magnum e Firma Fides, rendevano vicendevolmente inespugnabile l’intero complesso, che si ritrovava oltretutto inserito anche nelle mura medioevali di Bergamo, allora già edificate e rivolto verso ovest come uno sperone sui domini milanesi, così che in caso di fuga forzata la salvezza potesse essere semplice.

Di tutte le torri che una volta cingevano la Cittadella oggi restano solo quella di Adalberto e la Scaraguaita annessa al Seminario vescovile, che fa capolino su Piazza Cittadella con una merlatura guelfa posticcia e che si ritrova presso l’ultima curva, risalendo il Viale delle Mura e prima di svoltare verso Colle Aperto. Resta invece, della torre dell’Iscrizione, solo una targa, visibile all’interno del cortile del Seminario, a sinistra, prima di imboccare il portico.

Il rinnovato Civico Museo Archeologico di Bergamo

È il museo più antico della città: ha origine addirittura nel 1561, quando fu emesso un decreto per collocare le antichità locali “nei più honorati luoghi”. L’ultimo intervento risaliva al 1961, 400 anni dopo la sua nascita, oltre 60 anni or sono.

Aveva bisogno di essere rivisto con un nuovo allestimento che meglio ne evidenziasse i percorsi, soprattutto della Bergamo romana, aspetto valorizzato nella mostra ospitata del 2019 a Palazzo della Ragione, “Bergomum”. E proprio da queste esigenze nasce l’intervento che riapre oggi il museo dopo ben due anni e mezzo di chiusura.

Nuovi spazi espositivi, un nuovo allestimento, un nuovo modo di raccontare la storia della città, con nuove uscite di sicurezza, nuovi pavimenti, un impianto elettrico adeguato, un nuovo assetto dell’ingresso: si presenta così, oggi, il Civico Museo Archeologico di Bergamo in una veste decisamente rinnovata in occasione di Bergamo e Brescia capitale italiana della cultura 2023.

La sistemazione delle 7 sale del Museo

È stato completato in queste ultime settimane, quindi, un progetto di sistemazione importante, coordinato dall’architetto Federica Bonetti dei Lavori Pubblici del Comune di Bergamo: a partire dai serramenti, che mantengono la storica inferriata esterna alla porta principale, eliminando il vetro presente e posizionando un nuovo serramento interno, necessario per migliorare il comfort termico del locale.

Il progetto ha previsto anche una nuova uscita di emergenza, per rispondere alle vigenti normative in materia di prevenzione degli incendi: la collocazione prescelta è quella di una delle aperture sulla piazza tamponate durante l’intervento eseguito da Angelini sullo spazio porticato. Il Comune di Bergamo ha poi lavorato anche sui pavimenti del piano ammezzato, del nuovo soppalco e della nuova rampa di raccordo tra il soppalco e il resto del museo. È stato utilizzato un unico materiale per una pavimentazione che risulta oggi in colore grigio antracite.

È stato anche realizzato il nuovo impianto elettrico, un intervento previsto per valorizzare l’ingresso, visto che accanto alla vecchia biglietteria risultavano essere molto in vista la maggior parte delle apparecchiature elettriche del museo.

Sono stati realizzati un controsoffitto e una boiserie in legno per alloggiare il nuovo impianto elettrico, che ora non è più in vista, con un netto miglioramento dello spazio di ingresso del museo. È stato anche completato un nuovo ascensore, che ha consentito così di abbattere le barriere architettoniche e migliorare la fruibilità degli spazi espositivi.

Infine il soppalco con la nuova rampa per raggiungere il piano ammezzato: il progetto ha previsto una struttura metallica con un impalcato in legno che determina un nuovo spazio per le esposizioni del Museo, aspetto di grande importanza in occasione di “Bergamo e Brescia capitali italiane della cultura 2023”. Appena possibile, sarà realizzato un collegamento con il Museo di Scienze naturali, per creare un unico ingresso e un’unica biglietteria.

Il nuovo allestimento

È stato poi realizzato un accurato lavoro di allestimento dell’esposizione del Museo, lavoro certosino guidato da Stefania Casini, che da molti anni è anima del Civico Museo, e sviluppato dallo studio Progetto Media.

I reperti – oltre 1000! – che raccontano lo scorrere del tempo della città sono numerosi, legati a luoghi di Bergamo e della sua provincia. Alcuni di recente scoperta, come quelli dello scavo dell’ex caserma Montelungo.

Tra le novità alcune ricostruzioni degli antichi residenti a Bergamo. Come la donna che era stata sepolta con un particolare corredo a Brembate sotto, vissuta nel quinto secolo avanti Cristo. Sono stati ricostruiti fedelmente abiti, scarpe, monili. Il percorso è denso, i reperti sono oltre …, che spaziano dal Paleolitico (come nel caso di 4 amigdale, i reperti più antichi ospitati nel museo) all’alto medioevo (circa VII secolo d.C.)

Aree delle 7 sale sono dedicate alla scoperta della nascita della città sul colle, con la sezione sulla necropoli. Una zona dedicata ai culti, agli edifici da spettacolo, alle terme, al foro romano. Sono stati posizionati degli schermi con dei video ed è stato collocato anche il grande tavolo interattivo che era stato realizzato in occasione della mostra Bergomum di Palazzo della Ragione.

Tra le novità principali dell’allestimento la sezione egizia, dove è esposta la mummia e il sarcofago del sacerdote Ankhekhonsu, per molti anni ospitato a Mantova, a Palazzo Tè.

Dal giugno 1885 la città di Bergamo possiede infatti una mummia con il suo sarcofago, dono dell’avv. cav. Giovanni Venanzi, originario di Bergamo e console d’Italia ad Alessandria d’Egitto. Questi reperti sono i più cospicui della piccola collezione egizia del Museo Archeologico di Bergamo, nella quale figurano anche alcune statuette di bronzo, numerosi shabti, qualche amuleto e una collana di fayence.

La mummia viene finalmente esposta grazie proprio all’ampliamento del museo. Sono illustrati in loco anche tutti gli studi collegati alla mummia: “una mummia da salvare” è infatti il titolo del progetto svolto recentemente in collaborazione con i tecnici del Mummy Project sul reperto del museo di Bergamo. Il restauro della mummia è stato reso possibile da un contributo del Rotary Club Bergamo

Gli studi sulla mummia conservata al Museo Civico Archeologico di Bergamo hanno consentito – grazie a una Tac eseguita il 21 Giugno 2021 al Policlinico di Milano, il team del “Mummy Project” – di determinare che si tratta di un uomo adulto, approssimativamente fra i 40 e i 50 anni, non particolarmente robusto, ma piuttosto alto per quell’epoca: fra i 172 e i 178 cm. Questo nonostante il deterioramento della mummia – le ossa della mummia bergamasca sono in gran parte fuori sede e il corpo è particolarmente assottigliato.

Il nuovo logo

Al rinnovamento delle sale e dell’allestimento si accompagna anche l’ideazione di un nuovo logo per il Museo: realizzato da Dario Carta, il logo riprende uno dei reperti presenti nel Civico Museo e lo rende parte integrante del segno grafico complessivo, accostandolo a una grande A, che sta a sottolineare l’iniziale del termine “Archeologico”.

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