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La Capitale della Cultura aperta al carcere: “È unione con il territorio”

Nella Casa Circondariale di Bergamo sono 150 i detenuti coinvolti in attività e laboratori di scrittura, teatro, arte. L’Assessora alla Cultura Nadia Ghisalberti: "L’obiettivo è rendere ogni esperienza una dimensione pienamente ricreativa, rigenerativa, riabilitativa"

Bergamo. «Credo di essere cresciuto tanto», racconta Vitor, per cui si avvicina la fine della pena, che parla dal palco con la battuta pronta in un buonissimo italiano. «Siamo guidate dai verbi “incontrare”, “ascoltare”, e “raccontare”», evidenzia Daniela mentre descrive nel dettaglio il coinvolgimento delle donne. «Lavoriamo per essere risorse, e non problemi per la comunità», precisa Giulio.

Cultura per costruirsi spazi di libertà anche durante il periodo di reclusione, libertà di poter fruire delle stesse proposte culturali rivolte a tutti i cittadini. Cultura come strumento di prevenzione ed inclusione. Sono i pilastri portanti del “ponte” che unisce Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023 e la Casa Circondariale di Bergamo, che nella giornata di mercoledì 7 giugno ha presentato – proprio all’interno della struttura di via Gleno – tutte le iniziative culturali in corso che vedono la partecipazione di detenuti e detenute, amministrazione penitenziaria, e decine di volontari. Sono 15 le attività che coinvolgono oltre 150 detenuti – donne e uomini –, alcuni dei quali ne frequentano più di una per un totale di oltre 900 ore, con il supporto di 12 associazioni bergamasche e 28 volontari: si va dal riallestimento delle due biblioteche (sezioni maschile e femminile) al Circolo delle narratrici e dei narratori. Dal laboratorio teatrale – con l’obiettivo di mettere in scena vere e proprie rappresentazioni, aperte alle scuole del territorio – alla fruizione di spettacoli della Stagione di Prosa del Teatro Donizetti. Dai progetti d’arte con GAMeC – per far conoscere le mostre allestite nella Galleria di Arte Moderna e Contemporanea della città e promuovere la realizzazione di opere personali poi esposte nella Galleria stessa – al concorso letterario “Pensieri ed Emozioni” – che porta al racconto delle proprie emozioni, riflessioni e storie – fino alla realizzazione della rivista Spazi(), il giornale del carcere. Passando per corsi musicali, il laboratorio di ceramica, il progetto “Pappamondo” dedicato alla cultura del cibo, le attività sportive, un percorso alla scoperta della Diga del Gleno. A queste attività si aggiunge quella produttiva del forno della Casa Circondariale, che partecipa alla Capitale attraverso la realizzazione del dolce Mèasa.

«Da subito insieme a Brescia è stata forte la volontà di coinvolgere il carcere nelle iniziative della Capitale della Cultura – spiega Nadia Ghisalberti, Assessora alla Cultura del Comune di Bergamo – La pena che stanno scontando queste persone non comprende la condanna a non fruire di opportunità culturali. Il carcere rappresenta un luogo vivo, ricco di umanità e potenzialità creative. Rappresenta una comunità chiusa dentro i suoi confini di sicurezza, ma fortemente inclusa dentro la comunità più grande che ne è al di fuori con l’obiettivo di rendere ogni esperienza una dimensione pienamente ricreativa, rigenerativa, riabilitativa».

«La Cultura è un seme che fa crescere e maturare la persona privata della libertà – ha commentato Teresa Mazzotta, Direttrice della Casa Circondariale di Bergamo – Allontana dalla devianza e avvia verso la risocializzazione e l’inclusione sociale. La Cultura è un valore perché unisce il carcere al territorio: la comunità partecipa, si crea un collegamento tra “dentro” e “fuori”. E l’anno della Capitale, che ha investito positivamente anche gli istituti penitenziari delle due città, è l’occasione per incentivare ulteriormente le tante attività che ci svolgono in carcere».

Generico giugno 2023

Cultura è anche educazione alla cittadinanza e alla legalità: «Tra le proposte – evidenzia Valentina Lanfranchi, Garante dei diritti delle persone private della libertà personale – un particolare rilievo è ricoperto da alcuni approfondimenti sulla Costituzione a cui hanno partecipato anche gruppi di studenti, che hanno dialogato con i detenuti all’interno di una riflessione sui diritti e sui doveri. Perché la Costituzione deve essere letta, studiata, ma soprattutto praticata».

I progetti culturali che si svolgono all’interno del carcere sono realizzati grazie al coinvolgimento dei volontari, coordinati dal Centro di Servizio per il Volontariato di Bergamo e appartenenti a diverse realtà del territorio bergamasco: Associazione Carcere Territorio, Associazione Il Cerchio di Gesso, Associazione Piroscafo, Cooperativa Calimero, CPIA 1 Bergami – Centro Provinciale Istruzione Adulti, Fondazione Teatro Donizetti, GAMeC, Istituto Alberghiero Sonzogni di Nembro, Istituto Palazzolo, Servizio Bibliotecario Urbano, UISP: «Il volontariato rappresenta una risorsa importante per il Carcere – ha commentato Antonio Poretta, Direttore del CSV – A guidarlo è il valore della prossimità nei confronti dei detenuti, ma c’è anche un risvolto politico-simbolico: segnala che questo è un luogo che conta, che fa parte della città, e ai suoi abitanti va garantita dignità e diritto di parola».

Quella che spiega al meglio lo spirito di queste iniziative è, però, la voce dei detenuti e delle detenute coinvolte: «Ringrazio chi è con noi tutti i giorni – dice Daniela –, perché ci lascia messaggi importanti e, per esempio con le iniziative in biblioteca, dà la possibilità alle donne detenute innanzitutto di incontrarsi, e poi di raccontarsi. Leggere i giornali locali ci porta all’esterno del carcere, non ci fa sentire “tagliati fuori” rispetto a quello che avviene attorno a noi. In questo modo ci sentiamo “una città nella città”». «Quando sono entrato qui non parlavo italiano – racconta Vitor –, per cui il laboratorio di scrittura e il teatro sono stati fondamentali per me. Sono stati utili non solo per il mio bagaglio culturale, ma anche come accompagnamento in questa sventura. Ora partecipo alla realizzazione del giornale del carcere, che si chiama “Spazi()”, un nome che è tutto un programma. Sarebbe bello potessimo frequentare queste attività anche quando saremo fuori di qui, per poter scrivere le nostre emozioni nei diversi momenti della nostra vita».

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