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L'ordinanza di custodia

Offrivano un pacchetto completo per evadere il fisco: tre in carcere, quattro ai domiciliari

Attraverso una serie di società assumevano i dipendenti e gli stessi imprenditori, al fine di far risultare la loro attività occulta sotto il profilo fiscale. In cambio chiedevano il 25% dell'operazione edile

Offrivano un servizio “all inclusive”, un pacchetto completo per consentire a imprenditori edili di evadere il fisco. Come contropartita chiedevano il 25 per cento dell’importo totale dell’operazione edile.

In manette sono finite sette persone: A.M., 48 anni di Palosco, detto “Capo”; M.L, 55 anni di Ghisalba, detto “Boss” e E.D., 51 anni, residente a Romano di Lombardia, detta “Giusy, Francy o Frassica”, sono stati portati in carcere in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice delle indagini preliminari Federica Gaudino su richiesta del pubblico ministero Emanuele Marchisio.

R.E.R., 68 anni di Milano, detto “Ugo”; R.O, 55 anni, di Coccaglio, detta “Gessica”; G.M.C., 39 anni, detta “Sandra” e M.G.M, 39 anni, residente a Cividate al Piano, sono invece sottoposti alla misura degli arresti domiciliari.

Le sette persone sono accusate di aver promosso, costituito e diretto, organizzato, coordinato e partecipato ad un’associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale mediante gestione di società di comodo “prive di effettiva operatività imprenditoriale, impiegate quale mero centro di imputazione giuridica di attività economiche e imprenditoriali da altri effettivamente gestite”, come si legge nell’ordinanza del gip.

Fatture per operazioni soggettivamente inesistenti; omessa dichiarazione delle imposte; indebita compensazione di debiti tributari, contributivi e assistenziali con crediti inesistenti perpetrati tramite sette società intestate a teste di legno che, secondo l’accusa, avrebbero consentito di evadere più di 6 milioni e mezzo di euro.

La complessa attività d’indagine, portata avanti dalla Guardia di Finanza di Bergamo, ha fatto emergere che gli indagati, con la complicità di numerosi prestanome, avevano costituito nel corso degli anni una fitta rete di società di comodo, mantenute in vita per un ristretto lasso di tempo, ai quali piccoli imprenditori si rivolgevano per ottenere una struttura giuridica che consentisse loro di operare in regime di totale evasione fiscale.

“Gli indagati operavano nell’ombra, senza alcun contatto con i committenti finali e mediante l’impiego di tutta una serie di accorgimenti volti ad occultare la propria persona e la natura delle proprie attività”, come riportato nell’ordinanza.

Usavano soprannomi, utenze telefoniche dedicate e intestate a soggetti stranieri irreperibili, utilizzavano un linguaggio criptico e allusivo nelle conversazioni telefoniche. Precauzioni che però non sono bastate: le Fiamme gialle, grazie ad accertamenti fiscali, contributivi, fisici e alle intercettazioni telefoniche, sono riuscite a smascherare la complessa organizzazione che consentiva l’evasione.

Gli indagati curavano tutti gli aspetti della gestione amministrativa, finanziaria e previdenziale delle società che fungevano da centro di imputazione giuridica delle varie imprese occulte, creando così un’apparenza esterna di regolarità formale. Le diverse società create ad hoc figuravano anche come datrici di lavoro non solo dei dipendenti degli imprenditori fruitori del sistema, ma anche degli stessi imprenditori che si facevano assumere figurando così come meri dipendenti, continuando in realtà a gestire autonomamente le loro imprese e utilizzando il nome delle società messe a disposizione dal sodalizio per i contratti d’appalto, le fatturazioni e i pagamenti. In questo modo la loro attività imprenditoriale risultava totalmente occulta sotto il profilo fiscale.

Le persone indagate, secondo quanto emerso dall’indagine, riciclavano i proventi illeciti costituendo compagini societarie all’estero, verso cui far transitare ingenti flussi di denaro.

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