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Confcooperative Bergamo

Diritto alla casa

Caro affitti, per i giovani oltre 100 appartamenti a prezzi contenuti

L’iniziativa, DiMORE+, punta all’innovazione, parola chiave per affrontare la crisi: “L’attuale contesto socio-economico richiede nuovi modelli di abitare – sottolinea Omar Piazza, vicepresidente e consigliere di Casa Amica – che risolvano varie criticità sia di persone fragili che di categorie che non lo sono".

Crescita esponenziale della domanda di abitazioni in affitto, incremento dei canoni di locazione a fronte di una scarsa disponibilità di immobili: il mercato della casa, dal 2021 registra alcuni trend preoccupanti. Queste tendenze generano, in special modo ai danni di alcune categorie di persone, alcune criticità, tra cui limpossibilità, in particolare per i giovani, ma non solo, di trovare la propria indipendenza.

Una risposta immediata a questa necessità, estremamente attuale, arriva dal mondo della cooperazione, sostenuta da fondi immobiliari dedicati allo sviluppo di progetto housing sociale.

“Come Sistema bergamasco per un abitare molteplice – annuncia Alessandro Santoro, presidente del Consorzio Sbam e coordinatore provinciale di Confcooperative Habitat, la federazione interna di riferimento per le cooperative di abitazione – abbiamo sviluppato un nuovo progetto, nel quartiere di Colognola, che coinvolge oltre 100 appartamenti per giovani e persone proposti in affitto a canone moderato”.

L’iniziativa, DiMORE+, punta all’innovazione, parola chiave per affrontare la crisi della casa: “L’attuale contesto socio-economico richiede nuovi modelli di abitare – sottolinea Omar Piazza, vicepresidente e consigliere di Casa Amica – che risolvano varie criticità sia di persone fragili che di categorie che non lo sono, ma esprimono comunque un bisogno reale. Per questa ragione, come Confcooperative abbiamo deciso di superare la vecchia concezione della casa, con una proposta nell’ambito dell’housing sociale”.

Una prima presentazione, con la possibilità di visitare l’immobile, avrà luogo mercoledì 31 maggio alle 17:30 in via Rampinelli 45, a Bergamo.

Sbam, l’abitare molteplice per le nuove priorità

Il Consorzio Sbam, composto dalle cooperative Abita, Aeper, Gasparina di Sopra, Generazioni Fa, Il Pugno Aperto, Ruah e Biplano nasce nel dicembre 2021 con l’obiettivo di costruire e condividere progettualità e occasioni imprenditoriali per lo sviluppo del territorio a partire dalla dimensione abitativa sociale.

“All’interno di questa nostra mission, quattro sono le nostre priorità – spiega Santoro – anzitutto proporre una casa accessibile, il che significa dare una risposta ai bisogni diversificati con forme di accompagnamento sociale di supporto a fasi di difficoltà o condizioni di fragilità. In secondo luogo, i nostri progetti mirano a garantire prossimità. I servizi non si limitano alla gestione della componente immobiliare, ma offrono alle persone l’esperienza di abitare la casa insieme ad altri, abitare gli spazi comuni con i vicini, abitare il quartiere con gli altri abitanti”.

Il modello basa il suo funzionamento sull’attivazione delle risorse del singolo, valorizzandole in iniziative di cittadinanza che lo coinvolgono come protagonista delle dinamiche di animazione, promozione e sviluppo della comunità e del territorio.

“L’attività di Sbam è volta anche al supporto della comunità locale e del territorio – prosegue Santoro -. Per tutti i nostri abitanti, la presenza costante del gestore consente di accedere in modo più agile ai servizi di property, facility e community management: i servizi di prossimità sono pensati non solo in una logica di efficienza, ma come strumento perché gli abitanti prendano attivamente parte alla gestione, con piccoli gesti (segnalazioni o micro-azioni). Una presenza attiva e attenta per costruire interazioni positive tra abitanti, iniziative e opportunità sempre nuove”.

Infine, Sbam opera in direzione di un potenziamento della rigenerazione urbana e sociale: “Il modello dell’Abitare Molteplice sceglie di intervenire su edifici esistenti e inutilizzati e, contrastando il consumo di suolo, promuove processi di rigenerazione urbana. La funzione residenziale è strettamente legata a funzioni diversificate (molteplici) di natura sociale, culturale e commerciale, gestite da operatori professionali che contribuiscono a innescare meccanismi (anche di natura economica) cui beneficiano sia gli abitanti degli interventi, sia la comunità e la città nel suo complesso”.

DiMORE+, a Colognola l’abitare di domani 

DiMORE+ coniuga tutte queste finalità: il complesso residenziale, cinque palazzi per 120 appartamenti a Colognola, risultava ancora largamente invenduto e attraverso il Redo Sgr, fondo immobiliare dedicato allo sviluppo di progetto housing sociale in Lombardia, è stato possibile definire un piano di investimento.

“Il complesso residenziale – spiega Santoro – è pensato per le persone che amano vivere in un contesto in cui sia facile socializzare con i propri vicini, collegato al resto della città e ai principali servizi. Offre una dimensione alternativa dell’abitare, rivolgendosi a chi cerca una casa in affitto a prezzi accessibili; a giovani single, coppie e famiglie di nuova formazione; a chi vuole sperimentare un modo più attivo di vivere le relazioni di vicinato e il territorio; a coloro che necessitano di servizi strutturati rivolti a persone autonome con fragilità. I servizi di DiMORE+, gli spazi comuni, e le possibili richieste saranno gestibili anche grazie ad una App dedicata che risponderà ai bisogni dei singoli e favorirà la socialità e le relazioni all’interno della comunità di abitanti”.

In questo senso, concepisce Bergamo come “una città dei 15 minuti”, in cui i servizi di base sono raggiungibili a piedi o in bicicletta: i negozi di quartiere, le aree verdi, le fermate dei mezzi pubblici, gli asili nido, le scuole di differenti gradi, i centri culturali e quelli sportivi e tanto altro.

Parte degli immobili è già stata assegnata con canone moderato, con cofinanziamenti da parte di Regione Lombardia, in ogni caso con valori più bassi del canone concordato, come da avviso pubblico e secondo criteri legati all’Isee (compreso tra 14 e 40 mila euro, non avere una casa di proprietà che sia rispondente a requisiti del nucleo familiare).

Un’altra parte degli immobili sarà assegnata dietro canone convenzionato, anche in questo caso inferiore a quanto definito dai patti territoriale del Comune di Bergamo e dall’ambito. Infine, circa venti appartamenti saranno presi in carico dal terzo settore e della cooperazione per sviluppare progetti di housing sociale per categorie fragili, persone con disabilità, anziane, minori, nuclei monogenitoriali”.

A caratterizzare il progetto, anche la qualità degli appartamenti: tutti in classe A, sono dotati di finiture di pregio con grandi terrazzi abitabili, serramenti scorrevoli con tapparelle elettriche, videocitofono a colori, pavimentazione in parquet e gres porcellanato, impianto di riscaldamento a pavimento tramite pompa di calore, impianto geotermico e impianto fotovoltaico.

All’interno del compendio si trova anche uno spazio living che sarà attrezzato con cucina, postazioni studio e lavoro e un’area relax, una lavanderia comune e l’ufficio del Concierge, punto di riferimento per gli abitanti, che insieme alla Community Manager sarà a disposizione degli abitanti.

Nuovi modelli di housing sociale

“L’attuale contesto socio-economico richiede un nuovo modello di abitare – sottolinea Omar Piazza, vicepresidente di Confcooperative e consigliere di Casa Amica –, per questa ragione, come Confcooperative, nel progetto Sbam, abbiamo trovato uno spunto per superare la vecchia concezione dell’housing sociale legato principalmente al ritorno dopo l’esperienza nelle strutture protette, che è comunque una necessità, per orientarci a risposte a fasce di bisogno più ampie. Oggi l’abitazione non è più vista come un bene, bensì come un servizio”.

Questa nuova visione della casa presuppone un cambio di prospettiva: “Per far sì che la casa sia realmente un servizio – aggiunge – è necessario che si investa sull’innovazione. Perché il bisogno espresso è differente dal passato e la risposta deve sapere intercettare e risolvere queste necessità”.

In Italia, sottolinea, c’è una falla, non esiste da molti anni politica pubblica della casa. A questo si aggiunge che negli ultimi anni è emersa la necessità di costruire risposte alla fase finale di alcuni percorsi, ad esempio rispetto alle permanenze in comunità, oppure di costruire alternative più flessibili ed economicamente sostenibili per alcune categorie di utenza. Generalmente si chiamano questi servizi housing sociale. L’idea è quindi di andare a inserirsi in quella fase di mezzo con una proposta che all’edificio aggiunge una serie di servizi, come la presenza di figure che opereranno insieme per creare un ambiente sereno, relazioni e opportunità positive anche verso il quartiere e la città”.

“Nel contempo – aggiunge Piazza – si sta affiancando anche un bisogno nuovo che coinvolge la cooperazione tutta, non solo sociale, quando si pensa a persone che non si possono definire fragili, ma che si scontrano comunque nella difficoltà di accedere alla casa, come giovani lavoratori o persone con reddito medio basso. L’idea è di dare risposte che siano competitive rispetto al costo, rivolgendosi a persone che fanno fatica a trovare l’indipendenza abitativa”. Stiamo parlando di lavoratori, studenti ed altre categorie di cittadini che seppure dotati di alcune risorse economiche non sono in grado di accedere al normale mercato abitativo.

“Per questo il percorso di SBAM ed in genere un ripensamento del ruolo del Privato Sociale nel campo della casa può essere una sfida su cui la cooperazione, sociale e non solo, può giocare un ruolo importante. La casa è parte integrante del welfare nella sua accezione più ampia: un territorio è attrattivo se è in grado di offrire un sistema di welfare in grado di rispondere ai diversi bisogni delle fasce di popolazione che lo abitano in termini di servizi, opportunità oltre che di soli posti di lavoro” conclude.

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