• Abbonati

Cinema

La recensione

“Terra e polvere”, storia d’amore di due anime fragili nella Cina rurale minacciata dalle metropoli video

Il regista cinese Li Ruijun mostra un legame affettivo nato da un matrimonio combinato e costruito da piccoli gesti pieni di cura ed umanità

Titolo: Terra e polvere

Titolo originale: Yin Ru Chen Yan

Regia: Li Ruijun

Paese di produzione/anno/durata: Cina/2022/133min.

Interpreti: Wu Renlin, Hai Qing, Yang Guangrui, Zhao Dengping, Wang Cailan, Zeng Jiangui, Wu Yunzhi, Ma Zhanhong

Programmazione: Lab80 (Auditorium di Piazza della Libertà)

Un germoglio di grano che, piantato nella terra, torna ad essere vita, anche dopo la sua apparente inutilità. Germogli di grano che sono il principale sostentamento in Terra e polvere, il nuovo film del regista cinese Li Ruijun, in sala dal 30 marzo.

Sostentamento economico del contadino Ma Youtie (interpretato da Wu Renlin, zio del regista) e della moglie Cao Guiying (Hai Qing). Due anime fragili che, nella terra e nella polvere della Cina rurale, vengono unite tramite un matrimonio combinato. Una storia d’amore e d’emarginazione la loro, cresciuta nonostante la debolezza di Ma Youtie, “fratello ferro”, nato dopo i fratelli maggiori più promettenti (i “metalli nobili”), e la disabilità di Cao Guiying, affetta da incontinenza cronica.

Due anime perse, lasciate ai margini anche dalle rispettive famiglie, che vedranno nascere dalla loro unione (decisa da altri) un affetto vero e sincero. Unione suggellata da piccoli gesti e dalla perseveranza comune verso un lavoro nei campi che potesse offrire loro sostentamento ed un tetto sulla testa.

I due, ad inizio film, vengono raffigurati spesso nella stessa inquadratura, ma divisi dallo spazio scenico. Esterni ed interni, spazi separati della casa: Youtie e Guiying si ritroveranno per la prima volta vicini durante lo scatto di una fotografia per il certificato di matrimonio, una scena che sottolinea tutto l’imbarazzo tra i due.

La durezza della terra e la polvere, poi, ne sottolineano le difficili condizioni di vita, ma la coppia reagisce stoicamente a qualsiasi avversità. Ciò che la muove, infatti, è un sentimento puro e semplice (nell’accezione più nobile del termine), che si manifesta attraverso piccole azioni, apparentemente insignificanti, ma che trasmettono una forte affezione. Così, una giacca lunga posta sulle spalle della donna la aiuta nel nascondere il suo difetto, mentre la stessa non manca mai di avere dell’acqua calda pronta per il marito. Segni semplici, che sottolineano però un legame forte e duraturo, cresciuto con il tempo, così come il grano cresce dopo la semina. I germogli di grano diventano poi simbolo dell’amore dei due, quando Ma Youtie disegna sulla mano di Cao Guiying un fiore: “ho piantato un fiore su di te, così ti troverò sempre ovunque tu vada”.

Così, la gentilezza e lo stoicismo dei due diventano fondamentali nell’affrontare una terra aspra, ma che sa essere generosa con chi la rispetta. Esemplificativo è il rapporto quasi simbiotico tra il contadino e il proprio asino, che viene così considerato da non venire mai picchiato e nemmeno cavalcato, per non affaticarlo. Un rapporto di rispetto che mostra a Cao Guiying come possa essere la vita con il futuro marito, per lei che “era stata trattata peggio di un asino”. I due, giunti ormai a metà della propria esistenza, conducono una vita contadina serena, lontana dall’ampliamento esasperato della città.

La vita metropolitana però li raggiunge, proprio attraverso un processo di urbanizzazione violento. Nei primi anni Duemila, infatti, le autorità cinesi incoraggiano l’emigrazione verso i centri urbani, distruggendo allo stesso tempo le comunità rurali. Una distruzione che si materializza nel film con l’abbattimento di due case faticosamente costruite da Ma Youtie, simbolo dello scontro tra due sistemi e due modi opposti di vedere la vita. Uno sguardo politico di Li Ruijun che, a causa di questo ritratto negativo della società cinese, vedrà la censura accanirsi sulla pellicola, facendola letteralmente sparire dalla Cina, nonostante la presentazione a Berlino e i numerosi riconoscimenti ricevuti.

Parallelo al tema politico scorre il dramma umano, la vita frugale di due persone fragili, poste ai margini della società, osservate dal regista con sguardo onesto ed ammirato, ma mai compassionevole, in grado di non sovraesporre emotivamente la pellicola. Uno sguardo che si sposta dai protagonisti all’ambientazione, luogo d’origine del regista: la provincia rurale del Gansu (nel nord-ovest della Cina) descritta attraverso piani lunghi e minimi movimenti di macchina, accompagnati da un’ottima composizione delle scene.

Anche i dialoghi sono ridotti al minimo, mentre a parlare sono i gesti: piccoli esempi d’affetto, simbolo di un importante sentimento, capace di sopravvivere ad ogni avversità ed a farsi più forte grazie a queste.

“Tutto inizia nella terra, tutto finisce nella terra – spiega Ma Youtie – . La terra ricompensa sia i ricchi che i potenti, anche quelli come noi”. Terra che è essenzialmente vita, capace di dare un senso all’esistenza di due persone apparentemente senza futuro, come un germoglio che rinasce se lasciato nel terreno. Nonostante il mondo esterno abbia ormai preso il sopravvento su un mondo contadino in declino, sembra esserci ancora un futuro per l’uomo capace di meravigliarsi per le piccole cose e per la natura che lo circonda, un uomo capace di lottare contro ogni avversità, di dimostrare il proprio valore nonostante la propria condizione di marginalità.

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI