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Il commento

Codice degli appalti, Lobati: “L’affidamento diretto a chi lavora bene e nei tempi è positivo per i Comuni”

Il sindaco di Lenna, forte della sua esperienza come direttore di cantiere per un'azienda edile bergamasca, promuove le novità contenute nel decreto approvato il 28 marzo: "Negli ultimi 9 anni qui hanno lavorato 17 aziende, sempre in un'ottica di trasparenza e turnazione"

Lo scorso 28 marzo il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legislativo sul nuovo Codice degli appalti: linee guida rinnovate che disciplineranno, presumibilmente già dal primo aprile, il settore dei lavori pubblici.

Un intervento che ha scatenato una lunga ondata di reazioni, in primis da parte del mondo dell’edilizia che ha già annunciato tramite i sindacati (Cgil e Uil) mobilitazioni nazionali a Torino (dove confluiranno i lavoratori in partenza da Bergamo), Roma, Napoli, Cagliari e Palermo per la giornata di sabato, in aperto dissenso verso le decisioni del governo.

Sul piede di guerra anche le opposizioni: il Pd ha dato la sua adesione alle manifestazioni in piazza, il Movimento 5 Stelle si è detto pronto “alle barricate in Aula”.

Perplessità dall’Anac, l’Autorità Nazionale Anti Corruzione, con il presidente Giuseppe Busia che individua la maggiore criticità nelle “soglie troppo elevate per gli affidamenti diretti e le procedure negoziate”, rendendo meno controllabili gli appalti più piccoli, “col rischio di ridurre concorrenza e trasparenza nei contratti pubblici”.

Difende il provvedimento, invece, la Lega: “Con l’approvazione in Consiglio dei Ministri del Codice Salvini sugli appalti si cambia finalmente registro – dichiara la deputata bergamasca del Carroccio Rebecca Frassini, membro della Commissione Bilancio di Montecitorio- E il nostro Paese tornerà a correre e a scommettere su operatività e modernizzazione. Meno burocrazia, procedure più corte, sblocco dei cantieri e posti di lavoro in più. Ci saranno più opere e servizi grazie agli appalti più rapidi, meno burocrazia per le imprese italiane e per i piccoli. Dopo gli anni di immobilismo dei governi sinistra-5Stelle il ‘Cantiere Italia’ grazie alla Lega, che porta a termine così uno dei suoi programmi di mandato, ci saranno lavori più veloci, sburocratizzazione per aziende ed enti locali, digitalizzazione e attenzione all’ambiente. Con questo testo verranno cancellate le strettoie burocratiche e le lungaggini che hanno prodotto ritardi e mancato sviluppo. La Lega ha inserito anche la norma che premia l’utilizzo di materie prime italiane tra i criteri di valutazione dell’offerta. Un passo in avanti verso la salvaguardia delle nostre risorse, delle nostre aziende e dei nostri lavoratori”.

Ma quale impatto potrà avere sui Comuni, in particolare quelli più piccoli?

Jonathan Lobati, sindaco di Lenna dal 2014 e oggi consigliere regionale, valuta positivamente le modifiche. E lo fa non solo da amministratore locale, ma anche in virtù della sua lunga esperienza professionale come direttore di cantiere per un’azienda edile bergamasca, per la quale fa valutazioni economiche dei progetti.

“In estrema sintesi mi viene da dire che siamo di fronte a un testo migliorativo rispetto alla versione precedente, soprattutto per i piccoli Comuni – sottolinea Lobati – Tra gli aspetti più positivi sottolineo l’introduzione del ‘principio di risultato’, lo snellimento degli appalti sottosoglia, l’evoluzione del ruolo del Rup in responsabile unico del ‘progetto’ e non più del procedimento, l’apertura degli appalti integrati e la maggiore concretezza con il superamento delle linee guida Anac”.

Punti critici? “L’unico, a mio avviso, è il subappalto a cascata – ribatte il primo cittadino di Lenna -. Si poteva evitare, perché è una situazione che crea un’eccessiva confusione nei cantieri. Ma, ripeto, si è fatto un passo avanti”.

Sul tema delle soglie, quello forse più al centro del dibattito, Lobati non ha dubbi: “Non sono preoccupato, anzi. Credo sia positivo, perché consente di risparmiare un sacco di tempo. Per i piccoli Comuni, comunque, il tema quasi non si pone nemmeno, perché i lavori che ci troviamo a gestire sono quasi sempre di modesta entità. Personalmente sono dell’idea che gli affidamenti diretti, se gestiti con l’idea di assegnare l’appalto a chi rispetta i tempi e lavora bene, sono un fattore positivo. In questo modo usciamo un po’ da quel clima, derivante da Tangentopoli, che durante una gara ci deve essere per forza qualcuno che ruba. Partiamo invece dal presupposto che il sindaco lo si faccia con onestà e disciplina e facciamo in modo di condannare i disonesti”.

Lobati va sul concreto, sulla base della sua esperienza amministrativa: “Come fa oggi un sindaco a premiare una ditta che ha eseguito bene i lavori? Affidandole un altro cantiere, non perché amico dell’amico ma perché è un’impresa seria. A Lenna in questi nove anni hanno lavorato 17 imprese, sempre in un’ottica di trasparenza e di turnazione: qualcuno lo ha fatto con bandi, qualcuno con affidamento diretto. Ovvio che il mio è un ragionamento molto discrezionale: però credo che a guidare le scelte ci debba essere la qualità del lavoro, eseguito nei tempi prestabiliti. Questa misura accorcia di molto i tempi tecnici dei cantieri e credo che sia sbagliato partire dalla logica che dietro a un affidamento diretto ci sia una ‘mancia’ al sindaco. A Lenna se affidiamo un cantiere a una ditta, quello successivo sicuramente lo facciamo fare a un altro”.

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