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In corte d'assise

Omicidio Ziliani, il bergamasco Milani: “È vero, siamo stati noi. Chiedo scusa ai miei genitori”

La fidanzata Silvia Zani ha raccontato di aver preso spunto dalle serie tv per organizzare il delitto

“Quando ho ucciso mia madre ero convinta al 300 per cento che lei volesse avvelenarci. Ci avrei messo la mano sul fuoco. Ora dopo tanti mesi in carcere, non sono più così sicura”.

Giovedì 30 marzo è iniziato con queste parole, davanti alla Corte d’assise di Brescia, l’esame di Silvia Zani, 29 anni, una delle due figlie di Laura Ziliani, l’ex vigilessa di Temù uccisa nella notte tra il 7 e l’8 maggio 2021 e ritrovata cadavere in montagna tre mesi dopo.

A processo ci sono anche la sorella Paola Zani e il suo fidanzato Mirto Milani, residente a Roncola San Bernardo. “Eravamo convinti che nostra madre volesse ucciderci. Eravamo spaventatissimi. Non so perché volesse farlo, forse perché ero una rompiscatole o volevo gestire gli immobili che abbiamo ereditato dopo la morte di mio padre in modo diverso” ha dichiarato Silvia Zani che già un anno fa, durante l’interrogatorio in carcere in cui confessò l’omicidio, aveva detto di aver agito per difendersi da un presunto piano omicidiario della madre.

Parla di latte allungato con la candeggina, di un vasetto di Nutella con una patina oleosa, di sale mischiato con la soda caustica: alimenti che la madre avrebbe tentato di somministrare alle figlie e al fidanzato per ucciderli.

“Non so se la mamma ci volesse davvero bene – ha detto Silvia -, diceva sempre che non voleva avere figli”.

Inizialmente, ha raccontato l’imputata in aula, lei e il fidanzato volevano fuggire, poi ci hanno ripensato, anche per non lasciare sola la sorella minore, affetta da disabilità, così hanno architettato un piano per uccidere l’ex vigilessa.

Hanno preso spunto da alcune serie tv come Dexter e Breaking Bad, hanno studiato le erbe velenose, fatto esperimenti con semi di ricino e aconito. Ma poi hanno optato per le benzodiazepine, che Silvia ha rubato nella Rsa dove lavorava. Le hanno messe in una torta che loro stessi avevano preparato per la festa della mamma.

Laura Ziliani l’ha mangiata, è caduta in un sonno profondo ma non è morta, come doveva essere nel piano dei tre imputati. Così hanno infilato un sacchetto di plastica sulla testa della donna, lo hanno chiuso sul collo con del velcro e l’hanno soffocata. Poi hanno nascosto il corpo e, in un secondo momento, lo hanno seppellito in montagna, vicino al fiume, dove è stato ritrovato mesi dopo.

Dopo la deposizione di Silvia Zani, anche Mirto Milani ha preso la parola: “Ammetto i fatti così come sono stati contestati. I fatti sono accaduti come sono stati descritti da Silvia. Mi voglio scusare per quanto è accaduto. Avevo confessato questo mio pentimento agli psicologi e agli psichiatri durante la pausa dell’interrogatorio. In quell’occasione ho avuto un crollo emotivo.

In seguito alla domanda diretta del presidente Spanò, Mirto Milani ha precisato: “Potrei essere stato io ad aver proposto l’omicidio”. Il ragazzo ha ripercorso la dinamica della notte dell’omicidio. «Dovevamo fermarci. Ho detto a Paola: “convinciamo Silvia a desistere”, ma Silvia ha chiamato Paola e lei è entrata nella stanza. Pregavo che non succedesse nulla. Quando ho sentito un grido soffocato, ho realizzato dell’accaduto. Mi sono mosso, sono arrivato sulla porta della camera. Era aperta e nella penombra ho visto Silvia che stava strangolando e Paola che teneva la madre. Me ne fossi andato, avrei perso le ragazze e non avrei voluto perderle”.

Mirto Milani ha chiesto pubblicamente scusa ai propri genitori: “Quando i miei genitori sono venuti a trovarmi in ospedale mio padre mi ha detto: io ero pronto a vendere la casa per dimostrare la tua innocenza. Credevo fossi innocente. Io chiedo perdono ai miei genitori per averli ingannati”.

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