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In un paese dell'isola

Accoltella il padre e un amico che però lo difendono: 21enne in carcere

Il giovane è accusato di duplice tentato omicidio: i fatti ricostruiti anche grazie alle intercettazioni telefoniche

Isola. La famiglia ha tentato di proteggerlo, nonostante la paura di accogliere nuovamente in casa un figlio con problemi psichiatrici, violento. Il padre, la madre, il fratello e persino l’amico hanno cercato di sviare i sospetti da M.F., 21 anni, arrestato mercoledì mattina dai carabinieri di Treviglio che gli hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip su richiesta della procura. L’accusa è di tentato omicidio, duplice.

A difenderlo lo stesso padre e lo stesso amico che il giovane ha accoltellato alla fine dello scorso anno, a distanza di poche ore uno dall’altro, facendoli finire entrambi in ospedale.

I fatti risalgono al 27 dicembre 2022. Alle 6 del mattino il padre del giovane arrestato si presenta al pronto soccorso dell’ospedale di Ponte San Pietro, accompagnato dall’altro figlio. Ha una profonda ferita da taglio sul fianco sinistro che dice di essersi procurato da solo, accidentalmente. Racconta di aver sentito dei rumori in casa mentre stava dormendo, di essersi alzato dal letto e di aver raggiunto la cucina. Afferrato un coltello da un cassetto, dice di essere caduto a terra con l’arma in mano a causa di una sciatalgia e di essersi bucato la pancia.

L’uomo, 56 anni, viene visitato e operato d’urgenza: la coltellata gli ha perforato l’intestino in due punti provocandogli sanguinamento. Se non fosse entrato subito in sala operatoria sarebbe morto.

Alle 13 dello stesso giorno, sempre al pronto soccorso dell’ospedale di Ponte San Pietro, arriva anche l’amico 23enne di M.F.: ha ferite da taglio al volto, alla spalla, ad una mano, ad una coscia e alla schiena. Quest’ultima ha sfiorato milza e rene, pochi centimetri e poteva finire male. Ai sanitari che lo hanno preso in cura il 23enne racconta di essere stato aggredito da uno sconosciuto.

I medici allertano i carabinieri, che avviano le indagini ed effettuano un sopralluogo a casa del 56enne ferito. All’interno dell’abitazione c’è anche M.F.: trema, indossa solo la biancheria intima ed ha la mano “grondante di sangue”. Altre tracce ematiche vengono trovate nel corsello e nel parcheggio davanti al condominio. Dato che il 23enne è in uno stato di forte agitazione, i militari chiamano un’ambulanza e il ragazzo viene ricoverato nel reparto di Psichiatria dell’ospedale Papa Giovanni.

Le dichiarazioni dei familiari della vittima e dell’amico si contraddicono in più punti e gli elementi raccolti dagli inquirenti non corrispondono al quadro delineato dalle testimonianze. Così i carabinieri intercettato le conversazioni telefoniche e ricostruiscono quanto accaduto quel giorno. Il pubblico ministero chiede e ottiene dal gip un’ordinanza di misura cautelare in carcere, notificata a M.F. nella mattinata di mercoledì 29 marzo.

Secondo il giudice l’indagato era in grado di intendere e volere al momento delle aggressioni, nonostante fosse in preda ad uno scompenso psicotico acuto provocato, in base ai referti medici, da un uso pesante di droghe. Resta comunque “ferma la necessità e l’urgenza di procedere ad un accertamento tecnico-peritale in ordine alla capacità dell’indagato”, si legge nell’ordinanza.

Per il gip sussiste anche il pericolo di reiterazione del reato e, considerato che il ragazzo abita nella casa dei suoi genitori, dove si sono verificati i fatti, l’unica misura possibile è quella della detenzione in carcere.

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