Il 29 marzo 2018 se ne andava Emiliano Mondonico, per tutto “il Mondo”: aveva 71 anni e da tempo lottava come un guerriero, quello che è sempre stato anche in panchina, contro un tumore.
Uno degli allenatori più iconici del nostro calcio, amato soprattutto a Torino e Bergamo, prima sulla panchina dell’Atalanta e poi su quella dell’AlbinoLeffe. Sulla panchina della formazione granata diede vita a una delle proteste più originali di sempre: nella fine di Coppa Uefa contro l’Ajax nel 1992, alzò al cielo una sedia per inveire contro un arbitraggio a suo giudizio troppo sfavorevole.
Oggi, come sempre, lo ricorda la figlia Clara, legatissima alla figura del padre: “Da 5 anni a questa parte questo è il giorno che vorrei non esistesse… perché c’è stata una vita prima del 29 marzo 2018 non dico perfetta ma sicuramente ci andava vicino ed una vita dopo il 29 marzo 2018 che di perfetto ha ben poco perché tentare di abituarsi a stare senza di lui è la cosa più difficile che mi sia capitata. Di certo so che le lacrime sono infinite! È dura, a volte sembra che manchi l’aria ma poi penso a come ha vissuto lui, a come ha affrontato la battaglia più dura, alla determinazione, alla voglia di vivere che aveva e mi dico che non posso mollare, non esiste! Ho fondato un’associazione con il suo nome per dare una speranza a chi pensa di non averla e questi ragazzi contano su di me e, soprattutto, credono in tutto quello che ha rappresentato papà per cui mi asciugo le lacrime, alzo gli occhi al cielo e sorrido perché so che non mi lascerà mai sola”.
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