• Abbonati
Bergamo jazz 2023

L’energia di Lakecia Benjamin e la spiritualità di Hamid Drake accendono il Donizetti fotogallery

Sabato sera di fuoco a Bergamo Jazz 2023. Sul palco del Teatro Donizetti si sono esibiti la sassofonista newyorkese, stella internazionale del funk/r&b/jazz, e uno dei batteristi jazz di matrice afroamericana più richiesti, che ha proposto un nuovo interessante progetto in onore di Alice Coltrane

Lei, la stella internazionale del funk, r&b e jazz. Lui, grande erede dello spiritual jazz. Lakecia Benjamin, talentuosa sassofonista di New York e compositrice, e Hamid Drake, potente e spirituale batterista di Chicago hanno acceso gli animi del pubblico di Bergamo Jazz 2023 al Teatro Donizetti.

Un sabato sera di fuoco in diretta su Radio Rai 3. La prima ad esibirsi è stata Lakecia Benjiamin con una formazione di altissimo livello (Zaccai Curtis al pianoforte, Ivan Taylor al contrabbasso, E. J. Strickland alla batteria). Dopo il primo passo sul palco è stato subito chiaro di che pasta è fatta Lakecia Benjiamin: ha carisma, carattere da vendere. È una giovane donna, vestita d’oro e di rosso, genuina, spontanea, simpatica, con un’energia infinita. La trasmette quando suona, quando parla, quando esegue le sue composizioni. Sul palco balla, chiacchiera, coinvolge il pubblico: è impossibile non innamorarsi di lei.

La sua ultima fatica, “Phoenix”, riflette il presente e si proietta verso il futuro partendo dalle radici, dall’humus culturale afroamericano. Dell’album appena pubblicato ha eseguito diversi brani, tra cui “American Skin”, che nella versione in studio vanta la partecipazione dell’attivista e scrittrice afroamericana Angela Davis, e “Jubilation”. La performance è stata segnata da due momenti toccanti: l’esecuzione di una versione rivisitata di “Amazing Grace” – canto della tradizione cristiana inglese scelto per “celebrare il fatto di essere tutti insieme”, come ha detto Lakecia – e del brano finale, un omaggio a John e Alice Coltrane.

Nel nome dei Coltrane, in particolare di Alice, è iniziato anche il momento di Hamid Drake, andato in scena con un super gruppo. L’alchimista elettronico Jan Bang, figura di spicco della scena musicale scandinava; gli americani Jamie Saft, ben noto per il suo sodalizio con John Zorn, e Joshua Abrams, bassista dalle variegatissime esperienze; l’italiano Pasquale Mirra che con lo stesso Hamid Drake vanta ormai lunga frequentazione artistica; la danzatrice Ngoho Ange, che con i suoi movimenti esplicita visivamente i contenuti musicali. Leggera e affascinante, occupa lo spazio senza togliere la scena agli strumentisti: il suo corpo sembra un prolungamento della musica, l’esito naturale di ciò che accade sul palco e che dovrebbero fare gli spettatori, se a loro venisse data la possibilità di ballare.

Sessanta minuti abbondanti di arte intensa, di musica che riporta ad una dimensione ancestrale e spirituale che difficilmente i comuni mortali sperimentano nella vita quotidiana. Drake è brillante, la sua voce profonda entra nelle ossa e nelle menti.

Nel teatro vive Alice Coltrane, a cui è dedicato il progetto. “Avevo 16 anni quando ho incontrato per la prima volta Alice Coltrane, a un concerto a Ravinia Park, fuori Chicago. Ci siamo scambiati gli indirizzi e poi ci siamo scritti – spiega Drake al pubblico in sala-. La sua creatività ha avuto un fortissimo impatto su numerosi musicisti e ascoltatori. Per me era ed è tuttora molto potente. Mi ha regalato un’apertura spirituale ed estetica che coltivo continuamente. Questo progetto è il mio modo di onorare il grande essere che ha permesso all’adolescente di continuare sulla strada della scoperta, dello stupore e della ricerca della propria voce”.

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
Più informazioni
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI