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Il libro

“Farsi la gamba”: da Bergamo a Brescia lungo le strade di Gimondi

Nel suo nuovo libro Giacomo Pelizzari, in sella ad una bicicletta ed in compagnia del grande campione bergamasco, "pedala" tra le due città Capitale italiana della cultura 2023

“Amava la sua terra, Felice Gimondi. Quella ai piedi delle Orobie, nell’Alta Lombardia, separata da una manciata di cime dalla vicina Valtellina. Quella di una città, Bergamo, cresciuta su due livelli: la parte alta e la parte bassa, appunto. Unite tra loro da un’infinità di strade e stradine, vicoli e vicoletti più simili a quelli di un paese: quando credi di conoscerli tutti, ne salta fuori uno nuovo e finisce pure che ti ci perdi. Una volta in cima a Bergamo alta, la vista delle valli verdi e colme d’alberi frondosi che la circondano – il colpo d’occhio sulle vette aguzze, spesso imbiancate anche a primavera, seghettate come la lama di un coltello – erano in grado di appagarlo di tutto. Non appena si supera il piccolo comune di Costavolpino, ai piedi del lago d’Iseo, si entra in un altro mondo, quello della “Leonessa” Brescia, l’amata e odiata ‘rivale'”.

Inizia così il libro “Itinerario felice. Da Bergamo a Brescia lungo le strade di Gimondi”, in uscita il prossimo 17 marzo per Enrico Damiani Editore, dove l’autore Giacomo Pelizzari celebra le due città che quest’anno sono Capitale italiana della cultura 2023 ripercorrendo in bicicletta le strade che per anni sono state testimoni del passaggio di Felice Gimondi, l’ultimo ciclista italiano a vincere tutto, o quasi.

Un campione caparbio che non mancava mai di nominare il grande amore della sua vita: la sua terra d’origine, quell’arco chiuso tra le Orobie e i laghi, tra Bergamo e Brescia, l’unico luogo dove trovava le salite giuste e i “mangia e bevi” ideali per farsi la gamba.

Sulle orme di Nuvola Rosa, l’autore segue l’asse portante della Ciclovia della Cultura compiendo tutte le deviazioni necessarie: dai colli di Bergamo alla città alta, dalle torbiere del lago d’Iseo fino alla Brescia romana, dalle forre della val Taleggio ai misteriosi tornanti del passo del Vivione, e poi le Dolomiti di Scalve, la Franciacorta, e i colori mediterranei del Garda.

Due province amiche-nemiche che ancora oggi sono in grado di crescere grandi campioni di ciclismo ed entusiasti cicloamatori. Un concentrato di bellezza rara e varia, che la bicicletta, il mezzo dalla “giusta velocità”, può farci riscoprire nella sua essenza più pura, più felice.

E dove “Con quella prima bici da corsa, il giovanissimo Gimondi aveva iniziato ad avventurarsi anche oltre le strade di casa. Saliva su verso la valle Imagna, bella e misteriosa, e poi scalava il Selvino, il “Pordoi dei bergamaschi”. Quei tornanti così sinuosi e regolari, perfettamente geometrici, quasi rinascimentali, poteva averli disegnati Leonardo: pendenza costante e “pedalabile”, molto simile al fratello maggiore dolomitico, tanto caro a Coppi e Bartali. E poi il colle Gallo, la Forcella di Berbenno, la val Taleggio, la già citata Roncola salendo da Almenno e scendendo giù di là in valle Imagna, verso Rota, quindi su a zonzo lungo la salita della Bedulita, oppure tutta a dritta fino in centro a Bergamo, giusto per rincasare con qualche chilometro in più di pianura nelle gambe. Per tacere delle incursioni fino al Garda, tra Sirmione e Salò, e poi da Gargnano alla Valvestino. Non c’era anfratto, pertugio che si incuneasse tra quelle alture selvagge e belle da impazzire che il futuro campione non conoscesse. Non sapeva forse delle incisioni rupestri dei Camuni, o dei vezzi estetici di D’Annunzio custoditi nella casa Prioria al Vittoriale di Gardone, tantomeno immaginava quanto oggi quelle sue stesse strade sarebbero diventate, cinquanta anni dopo, un vero e proprio luna park per cicloviaggiatori di tutte le taglie. Non sapeva, Gimondi da Sedrina, che dalle vecchie ferrovie, ai suoi tempi ancora in attività, quelle con binario unico, scarto ridotto, sarebbe nato un esercito di nuove formidabili piste ciclabili. Una rete quasi unica in Europa, quella che si interseca qui, tra Bergamo e Brescia, e che ha nella nuova e prossima Ciclovia della Cultura il suo naturale baricentro.

Luoghi splendidi in cui perdersi per poi ritrovarsi, rinsavire, tornare al mondo, mettendo da parte per qualche ora le preoccupazioni quotidiane e lo stress. A pochi passi da Milano esiste insomma un paradiso ancora vergine e selvaggio a portata di bici. Un universo di tesori dove i paesaggi hanno il respiro della mezza montagna che diventa alta e in cui le mucche, le pecore, gli scoiattoli e i cerbiatti sanno di tempo che non è trascorso”. E questo è solo il prologo.

Per ogni tappa raccontata in questo libro il lettore troverà una mappa con le indicazioni di lunghezza e dislivello. Inquadrando i QR Code che le accompagnano, si avrà accesso a tutti i dati tecnici e si potranno scaricare le tracce gps di ciascun percorso.

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