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Verso le regionali

Lega, Belotti vuol tornare in Regione: “Obiettivo semplice, risolvere i problemi quotidiani dei cittadini”

Il candidato del Carroccio: "Fontana? Un bravo governatore. E io ci metto la faccia perché voglio spendermi in prima persona per il mio territorio"

Bergamo. Alzi la mano chi non conosce Daniele Belotti. E alzi anche la mano chi non associa il nome del politico che più bergamasco non si può alla Lega. Solo lui, e in pochi altri, sono praticamente la Bibbia del carroccio su due gambe. Solo lui e pochi altri riescono a raccontanti a memoria i nomi e gli anni di tutte le edizioni di Pontida, a partire da lontano.

E c’è da scommettere che, oltre a saperle a menadito a mo’ di filastrocca, come sa anche tutti i cori della sua amata Atalanta, sa anche tutto del suo partito. La sua figura, infatti, troppo spesso e impropriamente appiccicata ad un cliché, nasconde invece una profonda conoscenza del territorio, una capacità di analisi acuta che va oltre gli stereotipi e i luoghi comuni.

Come dire, dietro quel fare goliardico e leggero, c’è un politico che, partito dal basso, ha fatto tutta la gavetta, fino ad arrivare ai banchi di Roma. E ora, lasciato in panchina a settembre, e in molti si chiedono ancora il perché, ci mette la faccia nella tornata elettorale del 12 e del 13 febbraio, una due giorni in cui si gioca la partita delle Regionali.

I candidati della Lega alle prossime elezioni regionali sono scaturiti dalle primarie: è un cambio di passo?

Sono da sempre un sostenitore delle primarie, a maggior ragione in un momento di difficoltà della Lega dovuto al Covid. Un movimento molto territoriale che per due anni è stato costretto a rinunciare a riunioni, gazebo e incontri ha perso di verve. Ha fatto benissimo Sala a proporsi come segretario provinciale puntando molto sul recupero e sulla responsabilizzazione della militanza, con la stagione dei congressi, l’ascolto, la partecipazione e soprattutto la scelta dei candidati. È giusto che i candidati che vanno a rappresentare un qualsiasi movimento politico debbano avere, da un lato, una rappresentatività territoriale e di militanza nelle primarie e, dall’altro, di cittadinanza e di elettori nelle elezioni.

Aveva dichiarato che per lei la prima sfida sarebbe stata quella di partecipare alle primarie e passarle. Era un modo per mettersi in gioco e c’è riuscito.

Si, ma un conto è presentarsi e cercare il voto a mille militanti della Lega, che conosco uno per uno, e un altro rivolgersi a un milione di cittadini bergamaschi. Nel primo caso si riesce ad avere un’idea del gradimento che si ha all’interno del movimento di cui si fa parte da anni, mentre nel secondo si capisce se l’attività istituzionale svolta da parlamentare e in regione è stata apprezzata o meno. Dico sempre che l’elettore è come un cliente: ha sempre ragione e se il candidato non prende i voti deve farsi un esame di coscienza, non puoi incolpare o accusare l’elettore.

Come vede la Lega alle regionali?

Il governatore Fontana è una bravissima persona, ha avuto la sfortuna – come tutti noi – di essere il fronte iniziale della pandemia da Covid dopo Wuhan in Cina. Siamo stati investiti da una tempesta che nessuno poteva prevedere e all’inizio ci sono state grosse difficoltà, ma la situazione è diversa rispetto a quella di altre parti del mondo che sono state colpite dopo di noi: gli altri Paesi dell’Occidente avrebbero potuto fare riferimento al nostro precedente. Se non si conoscevano bene le informazioni sulla Cina, da noi era tutto chiaro e trasparente. Per quanto riguarda le vaccinazioni, invece, con la campagna portata avanti da Fontana e Bertolaso, la Lombardia è stata la prima regione non solo in Italia ma anche a livello europeo, tra le più efficienti: ha recuperato alla grande. In questo momento la Lega, dopo il calo di voti alle politiche, ha l’occasione di rilanciarsi con una presenza sul territorio che per le regionali è molto più importante rispetto alle politiche.

In che senso?

I candidati hanno un peso più forte rispetto alle politiche, dove il nome è stampato sulla scheda mentre alle regionali devono conquistare voto per voto e corrono.

Se dovesse essere eletto, che significato avrebbe per lei tornare in regione?

La mia priorità è sempre quella di cercare di dare una mano al territorio. Sono soddisfatto quando riesco a risolvere un problema, che sia del singolo cittadino che magari ha una difficoltà personale per una pratica oppure un Comune a cui si riesce a trovare i finanziamenti o a sbloccare una pratica ferma da anni. Nell’esperienza in Parlamento, una delle cose che mi ha dato più soddisfazione è stato sbloccare pratiche ferme ma per riuscirci bisogna essere un “martello”.

Che contributo vorrebbe portare? Cosa funziona meno bene?

Ho imparato che l’esperienza è fondamentale. Come avviene per i sindaci, che nel primo mandato di solito impostano il lavoro e al secondo raccolgono i risultati, un solo quinquennio è riduttivo. Lo stesso discorso vale quando si è in regione o in parlamento: alla Camera ho svolto solo un mandato. Nei primi anni ho cercato di capire com’era la situazione e negli altri sono stato più operativo. In regione sono stato consigliere, presidente di commissione e assessore, quindi ho visto tutti i livelli regionali. Secondo me il consigliere deve essere un trade union tra il territorio e l’ente, quindi gli uffici soprattutto della giunta. È un lavoro che si basa sulla costanza e sulla presenza capillare per tutta la provincia.

Su quali progetti si concentrerebbe?

Su alcune questioni legate alla viabilità. Io e Simona Pergreffi abbiamo fatto un pressing asfissiante per reperire i fondi al ministero delle infrastrutture all’Anas per completare la progettazione. Non posso che continuare su quell’azione per arrivare alla fase esecutiva dell’opera, la Paladina Sedrina. La stessa cosa vale per la variante di Cisano, fondamentale per collegarsi sulla Briantea, e la statale 42 con la variante della Val Cavallina. Sono opere fondamentali ma lo è anche il collegamento di tutti gli enti: territorio, regione, ministero e Anas, altrimenti tutto si blocca. Quelle operazioni di pressing vanno fatte a tutti i livelli.

E com’è la situazione dei trasporti?

Trenord ha completamente rinnovato il parco treni, mettendoli modernissimi e all’avanguardia: speriamo che non vengano vandalizzati dai soliti imbecilli. Siamo la regione che ha la migliore flotta di treni di tutta Italia. Il problema è la rete ferroviaria, che è di competenza di RFI e in un territorio molto urbanizzato è difficile riuscire a integrare il raddoppio dei binari. Mettere in gara il servizio di Trenord vuol dire, di fatto, regalarlo a multinazionali straniere: lo abbiamo visto sul trasporto urbano. Sono convinto che al cittadino interessa come funziona il servizio, magari non gli importa dove ha sede la società che lo eroga, ma nelle scelte della politica avere come interlocutore una società legata al territorio consente di incidere maggiormente, altrimenti il rapporto è più difficile.

Il centrodestra ce la farà? Faticherà più di cinque anni fa?

Ogni elezione è un esame. Penso che Fontana sia stato un bravo amministratore. Le critiche sul periodo del Covid sono qualcosa a parte: è stata una disgrazia che ha colpito tutti ma era difficilissima e imprevedibile. Spero che i cittadini apprezzino quanto è stato fatto dal punto di vista operativo calcolando che mai come in questi anni sono arrivate risorse dalla regione al territorio.

Per concludere, perché bisognerebbe votare per la Lega e scrivere Belotti come preferenza?

Perché sono una persona che ci mette l’anima. Tante volte i risultati arrivano, altre no, sono sincero, ma non faccio mancare passione e impegno.

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