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Verso le regionali

FdI, Pietro Macconi: “Cresciamo i nostri medici e lasciamoli lavorare sul territorio d’origine”

Bergamo. Un appuntamento importante, quello del 12 e del 13 febbraio, per il quale correrà anche Pietro Macconi, candidato nelle fila di Fratelli d’Italia. Un ritorno, quello auspicato da Pietro Macconi che già è stato al Pirellone: politico di lungo corso, già in campo con Alleanza Nazionale, ai tempi vice coordinatore del Popolo della Libertà bergamasco, ora elemento di forza nel partito di Giorgia Meloni. Esperto, puntuale, preciso e anche con una visione molto ampia del panorama politico attuale che parte dalla Regione fino ad arrivare ad orizzonti più lontani.

“La mia è una ragione vocazionale, è una missione. È una passione che non si esaurisce mai. Oltretutto mi sembra di avere ancora qualcosa da dire, e mi sembra più opportuno esserci piuttosto che tirarmi indietro. Oltretutto lo faccio in un momento in cui il partito sta vivendo un momento importante ma anche delicato. Lo dico perché, come fanno notare anche i dati, la gente vive un profondo senso di disagio e di malinconia e il nostro compito è anche e soprattutto quello di aiutare la popolazione a cercare soluzioni per uscire anche da queste situazioni. E mi rendo sempre più conto che ci sono una serie di cose che non funzionano. Basta guardare alla sanità per rendersene conto”.

Ad esempio?

“Pensi ai medici di base che, anche solo banalmente, non hanno più tempo di rispondere al telefono. Devono lavorare 15 ore alla settimana, ma come si fa. Non rendono il servizio per il quale sono chiamati ad operare, e questo perché non sono nelle condizioni di lavorare al meglio. Le convenzioni vanno riviste. E i cittadini vanno accompagnati, aiutati e sostenuti nella cura. Senza dimenticare che hanno anche tutta una parte di burocrazia che va assolutamente ristretta e anche in questo senso i contratti vanno completamente rivisti. Dovremmo cercare di cambiare la modalità con cui abbiamo in mente di considerare il medico base: non ha più il ruolo che aveva un tempo, tutto è cambiato. E per tornare a crescere e coltivare vocazioni alla cura medica, potremmo immaginare di sostenere finanziariamente gli aspiranti medici con l’intenzione di lasciarli poi continuare a lavorare sul territorio. Una persona che nasce, ad esempio, in valle potrebbe studiare e inseguire i suoi sogni, immaginando anche di continuare a spendersi per il suo comune”.

Un altro problema legato alla sanità è quello, annoso, delle liste d’attesa.

“Io ho vissuto la sanità quando era al top. Cosa è cambiato da dieci anni a questa parte? È un problema organizzativo. Il sistema ha delle falle che comportano poi una serie di ricadute sui cittadini, inficiando servizi e impedendo il regolare svolgimento delle attività. Anche con il Covid, la colpa è da imputare a livello nazionale. Non si può comprimere e soffocare una nazione per due anni interi. Una scelta demenziale e criminale. Hai lasciato morire un sacco di persone, hai creato problemi alla salute della gente, a chi aveva bisogno di assistenza anche per altre patologie, senza parlare di quelli all’economia. E mi sento anche di dire che, francamente, tachipirina e vigile attesa, si è rivelata davvero una soluzione capestra. Dove è il valore scientifico di questa terapia? Tutte le proposte alternative sono state eliminate, anzi, nemmeno prese in considerazione. E in questo periodo abbiamo vissuto una esagerazione del problema: mi riferisco al periodo successivo alla prima ondata. La Regione, in questo senso, non ha colpa perché le direttive arrivavano da Roma. Fino a dieci anni fa, con la riforma Maroni, vivevamo una situazione completamente differente, perché ha smembrato la legge Formigoni, con le Asl che avevano veramente un potere sul territorio. E anche le Case della Comunità volute e inaugurate da Letizia Moratti, altro non solo che poliambulatori con una targhetta diversa affissa sugli edifici. Le Rsa andrebbero utilizzate in maniera differente”.

In che senso?

“Nel senso che sono strutture già pronte e esistenti sul territorio, il cui lavoro potrebbe essere incentivato, a beneficio della comunità, dando loro più risorse economiche per renderle luoghi efficienti di cura. Questo si potrebbe fare anche pensando di mettere a disposizione fondi a rotazione o prestiti. Uno sviluppo equilibrato di queste strutture gestite da fondazioni, mi sembra una buona idea. e anche la sana competizione tra realtà pubbliche e private può essere un incentivo”.

Questo vale anche per il settore dei trasporti?

“Per me una buona organizzazione gestita dal pubblico è sufficiente, non serve mettere a gara Trenord. L’affidamento a grandi società private aumenta solo i costi, null’altro. Senza dimenticare che è meglio un dirigente presente sul territorio che straniero, anche per una questione di facilità di interlocuzione. Per me è un falso problema. Piuttosto dobbiamo pensare al valore che il trasporto ha : siamo stati insipienti negli anni Sessanta. La prospettiva deve essere quella di ripristinare i collegamenti con le linee ferroviarie anche lungo le Valli, per far sì che diventino una periferia della città, con percorsi veloci e appetibili”.

Un altro tema caldo di Regione è quello legato al consumo di suolo. 

“Questa è una piaga. Da ciclista amatoriale, mi sono reso conto, con grande rammarico, che tutta la pianura è ridotta ad un unico capannone e ad un’unica strada. Non dimentichiamoci che, da sempre, abbiamo mosso merci in tutto il mondo e lo abbiamo fatto in maniera eccellente, senza bisogno di depauperare il nostro territorio. Oggi abbiamo di fronte le multinazionali che non solo devastano i nostri comuni, ma che poi trattano anche i dipendenti, da punto di vista contrattualistico, in maniera indegna. Io sono scioccato. La nostra terra è diventata un cementificio. Senza dimenticare che questo consumo di suolo genera una gara insana e malsana tra i comuni. E meno terra c’è, meno agricoltura c’è. Un vero peccato perché rappresenta uno dei patrimoni della nostra economia.

Giovani e politiche per la casa. 

“Il tema è strettamente legato alle nuove regole che vanno ad incidere sulla qualità energetica delle case. Lei capisce che diventa tutto più difficile, soprattutto perché porta ad un impoverimento anche del nostro patrimonio edilizio, specie a quello delle nostri valli. Pensiamo alle tante abitazioni che andrebbero ristrutturate e che, allo stato dei fatti, non possono essere considerate a norma. Anche questo influisce negativamente sulle giovani coppie che decidono di mettere su famiglia, di andare a vivere insieme e, magari, hanno desiderio di farlo nel loro comune di origine”.

 

 

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