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Automobile Club Bergamo

L'analisi

Per la sicurezza sulle strade ci vuole maggiore vigilanza

Secondo la statistica più recente a disposizione (ACI-ISTAT), nel 2021 si sono contati 151.875 incidenti, con 204.728 feriti e 2.875 morti

di Valerio Bettoni*

La media fa impressione: 416 incidenti al giorno sulle strade italiane. Secondo la statistica più recente a disposizione (ACI-ISTAT), nel 2021 si sono contati 151.875 incidenti, con 204.728 feriti e 2.875 morti. Per i rilevamenti dell’anno appena passato occorrerà attendere: si conosce invece l’andamento del 2023. La cronaca purtroppo fa registrare ad ogni fine settimana un tragico bilancio di vittime e nella maggior parte dei casi si tratta di giovani. Il termine più usato sui giornali è “stragi”: morti, feriti, auto distrutte, famiglie che si porteranno dentro per tutta la vita uno squarcio affettivo per la perdita di un congiunto. E anche conseguenze fisiche pesanti per molti dei feriti, per i quali la vita di colpo cambia.

Le cause più frequenti sono gli eccessi di velocità e le distrazioni di chi guida che si sommano spesso all’abuso di alcol e all’assunzione di sostanze stupefacenti, primatista la cocaina. Un’altra indicazione preoccupante: il 10 per cento degli arrivi nei Pronto Soccorso degli ospedali è dovuto a incidenti stradali.

Quale aggravante, con una casistica elevata, c’è il numero di molti conducenti che si eclissano dopo aver provocato lo scontro o l’investimento: talora per nascondere le loro condizioni psico-fisiche e ritardare il ogni modo l’alcol-test, ma ci sono anche casi di choc, in particolare tra i giovani.

“Ragazzi, quando guidate avete nelle vostre mani la vostra vita e quella degli altri. Non cancellate il vostro futuro”, è il monito del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ne ha parlato durante il discorso di fine anno.

A fronte di una realtà che è evidente e che è ripetuta alla radio, nei TG e sui giornali, si impone qualche intervento per mettere un limite all’irresponsabilità di cui siamo anche testimoni e potenziali vittime. Quante volte ci capita di vedere camionisti e automobilisti, e anche conducenti di mezzi pubblici che parlano tranquillamente al telefono, messaggiano o consultano internet mentre guidano, concedendosi anche pericolose infrazioni? Non si può far finta di niente. Il “Corriere della Sera” non ha esitato a paragonare questa licenza “pericolosa quanto rivolgere un’arma contro altre persone”. Ed è purtroppo drammaticamente vero che si comincia tollerando le piccole cose e si finisce con il subire le grandi. Ha ragione Aldo Cazzullo quando scrive che se partiamo dall’idea che “le cose di tutti non sono di nessuno, che gli altri non esistono, che il rispetto è abolito, che l’impunità è assoluta, allora per strada può succedere davvero di tutto”.

Genitori e nonni sono in apprensione permanente pensando a figli e nipoti che guidano e possono incappare in qualche autista sconsiderato che sorpassa dove non può o che “brucia” semafori e segnali di stop o di precedenza o mancata distanza di sicurezza.

È giusto premere sul tasto dell’educazione come primo strumento di sicurezza. Ma ci vogliono anche uomini che vigilino e sorveglino strade per scoraggiare abusi ed eccessi di ogni genere. E con gli uomini, ci vogliono mezzi e soldi.

Non basta impressionarsi ad ogni notizia di vite umane stroncate per guida scriteriata. Alla reazione individuale devono seguire provvedimenti e interventi per dare consistenza e concretezza ai sentimenti. L’unica battaglia sicuramente persa è quella della rassegnazione impotente.

* Presidente ACI Bergamo

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