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A bergamo

Crisanti: “Inchiesta Covid? Le criticità sono emerse, ora vedremo se ci sarà un processo” video

Il noto virologo è stato nominato perito della Procura bergamasca per l'indagine sulle responsabilità nella pandemia. Su Regione Lombardia: "Se non si separano i ruoli tra chi gestisce i budget e chi li controlla, la sanità non cambierà mai"

Bergamo. Virologo di fama internazionale, perito nominato dalla Procura della Repubblica di Bergamo per l’indagine Covid, senatore della Repubblica per il Partito Democratico. Andrea Crisanti, il professore la cui carriera medica è iniziata come ricercatore all’Imperial College di Londra, durante il periodo pandemico, complici anche le sue posizioni e il suo impegno, ha scritto la storia del biennio compreso “Tra due primavere”. E lunedì sera, 30 gennaio, è arrivato a Bergamo, proprio in occasione della presentazione del libro scritto da Oriana Ruzzini per portare la sua esperienza, la sua visione e dunque la sua competenza in materia di sanità.

Un’occasione di confronto avvenuta anche alla presenza di Alfredo di Sirio, coordinatore provinciale di Sinistra Italiana Bergamo e dottore di ricerca, Giovanna Pedroni, soccorritrice Croce Rossa Italiana e Silvia Rapizza, Centro servizi Volontariato Milano, ovvero alcuni dei candidati che, insieme a Ruzzini, correranno per Sinistra Italiana Alleanza Verdi per le elezioni regionali previste per il 12 e il 13 febbraio prossimo, in coalizione con il centrosinistra, a sostegno di Pierfrancesco Majorino. 

Il tema caldo a Bergamo di questi giorni fa riferimento alle “gravi omissioni accertate da parte delle autorità sanitarie”. Da consulente della Procura, come commenta le parole del procuratore Antonio Chiappani sull’imminente chiusura delle indagini?

“Penso che debba parlare la Procura. Ho partecipato, poco tempo fa, ad una manifestazione ad Alzano, in rappresentanza quasi dello Stato, come figura a garanzia di imparzialità e come tale voglio rimanere. La mia intenzione è infatti quella di continuare a stare sopra le parti”.

Secondo lei, si può arrivare ad una richiesta di rinvio a giudizio dei politici coinvolti nell’inchiesta?

“La Procura ha detto che sono emerse delle criticità rispetto ai tre quesiti, ovvero al pronto soccorso, all’applicazione della zona rossa e al piano pandemico. Se queste si tradurranno poi in responsabilità penali, toccherà alla Procura metterle in luce. Non tocca certo a me dirlo”.

Lei ha detto: “Mi candido perché servono tecnici contro l’emergenza”. Le sue parole, professore, alla fine della scorsa estate, per spiegare la sua discesa in campo nelle fila del Pd per le elezioni di settembre. Lei ha preso 36mila preferenze e oggi è senatore. Che importanza ha avuto, sia politicamente che professionalmente parlando, la sua elezione?

“Tutti questi voti si sono tradotti in una grandissima responsabilità. Le persone che hanno creduto in me, ora, evidentemente, si aspettano che mi impegni per far accadere delle cose buone e che dia il mio contributo. Questa mia prima esperienza al Senato mi ha insegnato che c’è moltissimo da fare e, soprattutto, da imparare. Non voglio essere lì solo per spingere un bottone. Tanto è vero che ho scelto di farmi aiutare da un team. Certo, ho delle idee e cerco di metterle in pratica. Idee che con il passare del tempo cercherò di tradurre in interrogazioni e disegni di legge”.

“Il riconoscimento del merito, dell’impegno e delle capacità professionali non può essere disgiunto dall’accettazione di principi di selezione basati su integrità e trasparenza. Anch’io 30 anni fa fui costretto ad andar via. Oggi mi impegno per riportare in Italia i nostri cervelli”.  Troppo spesso si sente parlare di professionisti, anche della medicina, che lasciano l’Italia per emigrare in altri Paesi. Nel caso della tua professione, e per la sanità italiana in generale, è una sconfitta? Cosa va ricostruito?

“Non mi preoccupa tanto della fuga dei cervelli, perché più italiani vanno all’estero, più imparano. Piuttosto, quello su cui rifletterei, è perché gli stranieri non scelgono di venire in Italia, perché non abbiano desiderio di contaminare con la loro esperienza e la loro cultura il nostro saper fare. Il nostro non è un Paese attrattivo, soprattutto per i talenti. Perché? Per tutta una serie di ragioni, tra le quali aspetti relativi alla retribuzione, ma non solo. Quello più importante è il percorso di carriera e la selezione, temi sui quali bisogna assolutamente intervenire”.

Come va riformata, se va riformata, la sanità?

“Ci sono problemi di carattere strutturale e gestionale. Sicuramente non bastano solo i soldi, perché di fronte a un sistema che ha tantissimi problemi, cercare di risolverli solo con i finanziamenti, non fa altro che peggiorare la situazione. E’ anche un problema di ristrutturazione. La sanità rappresenta l’85% del budget di Regione. E il Presidente, insieme alla sua Giunta, ha praticamente un potere quasi assoluto, soprattutto nel fare leggi, direttive. Per non parlare della nomina dei dirigenti. Nel caso della Regione Veneto, le assicuro che ha anche un impatto importante nella selezione dei primari e di altri operatori sanitari: distribuisce il budget e nomina anche i controllori. Io penso che finché non separiamo nettamente le figure di chi gestisce e chi monitora i finanziamenti, quindi gestori e operatori, controlli e controllati, i problemi della sanità non si risolveranno mai”.

 

 

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