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Il parere

L’eredità di Joseph Ratzinger alla Chiesa

Ratzinger è stato un rappresentante della vecchia cristianità medievale, di un’idea “assolutista” della dottrina cristiana come baluardo contro il nefasto “relativismo” moderno, prolungando l'inverno ecclesiale avviato da Giovanni Paolo II con l'abbandono delle riforme del Concilio Vaticano II

All’indomani della morte del Papa emerito, esce Che cos’è il cristianesimo (edizioni Mondadori), un libro postumo che raccoglie il lavoro teologico di Benedetto XVI dopo la rinuncia al Soglio petrino.

Alla sua morte sono state spese grandi parole di elogio, ma si sa che è normale parlare bene dei morti, soprattutto se si tratta di un Papa; ma cosa lascia in eredità Joseph Ratzinger alla Chiesa, al cristianesimo e al mondo? Oltre la sua testimonianza, la sua rinuncia e il suo spessore di studioso, quale impronta, quali tracce lascia il suo passaggio terreno, il suo pontificato e la sua elaborazione dottrinaria?

Il cardine portante del suo pensiero mi pare essere consistito in una strenua, indefessa, ossessiva lotta contro quello che riteneva il maligno nemico avvelenatore della società contemporanea: il relativismo culturale, scientifico, etico e perciò anche religioso, pericolosamente disseminato dalla cultura filosofica moderna. Da questa base ha concepito la Chiesa come un castello fortificato contro gli errori della modernità, dal relativismo al marxismo, fino alla perdita della memoria di Dio nella società odierna, ponendo al centro la Verità di Cristo e del cristianesimo, con la sua difesa dell’ortodossia, in una chiesa vista come “cittadella assediata dal mondo moderno”.

Possiamo tranquillamente affermare, pertanto, che Ratzinger è stato un rappresentante della vecchia cristianità medievale, di un’idea “assolutista” della dottrina cristiana come baluardo contro il nefasto “relativismo” moderno, prolungando l’inverno ecclesiale avviato da Giovanni Paolo II con l’abbandono delle riforme del Concilio Vaticano II.

Lo ricordiamo come un papa privo di capacità di governo, cha ha seminato nella Chiesa più paura che gioia, come teologo portatore di un pensiero rigido e inossidabile, intransigente nel rivendicare per la Chiesa il monopolio della salvezza e il possesso di tutta la verità. Preghiera e rispetto, dunque, per l’anima cristiana di Joseph Ratzinger, ma anche discernimento nel giudicarne la sua traiettoria biografica, culminata con il suo grande duplice merito che resterà nella storia della Chiesa: con le sue dimissioni ha fatto sì che un papato pallido e tradizionalista, che sarebbe stato presto dimenticato, entrasse nella Storia, ed inopinatamente, ha lanciato ruolo e compiti del papato nella modernità. Con quel gesto che ha lasciato attonito il mondo, ha contribuito a desacralizzare la figura del papato, perché l’ha fatto concretamente diventare una carica che può essere – ed è bene che sia – a tempo determinato.

Questo atto di straordinaria lucidità e responsabilità, a mio parere, appare l’unica sua l’eredità che ha cambiato la storia della Chiesa.

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