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L'intervista

Il logo di Bergamo Brescia 2023: “Valorizza la resistenza di queste città, oltre gli stereotipi”

A disegnarlo è stata l'agenzia di comunicazione Akòmi

Un logo, molti significati. Il simbolo distintivo di “Bergamo Brescia capitale italiana della cultura 2023” ha uno stile semplice, pulito e lineare ma racchiude numerosi rimandi e offre parecchi spunti di riflessione.

A disegnarlo è stata l’agenzia di comunicazione Akòmi: la sua idea è stata scelta fra oltre 50 proposte realizzate da 32 agenzie e professionisti di tutta Italia, che hanno partecipato a una gara dedicata.

Abbiamo intervistato Nicola Ghislanzoni, uno dei due soci co-fondatori di Akòmi per saperne di più.

Com’è nato il logo di “Bergamo Brescia capitale italiana della cultura 2023”?

Da diversi anni lavoriamo nel campo del marketing territoriale e abbiamo pensato che partecipare alla gara finalizzata a scegliere il logo di Bergamo Brescia capitale della cultura fosse una bella opportunità. I tempi erano stretti, così ci siamo messi a testa bassa e abbiamo cominciato a lavorare a questo progetto. Ai partecipanti era consentito di presentare fino a due proposte e abbiamo fatto in questo modo, seguendo quanto più possibile le richieste indicate dagli organizzatori. Alcuni vincoli avevano natura tecnica, , procedurale, ed erano legati alla gara in sé: il logo avrebbe dovuto essere molto versatile, riproducibile con tecniche di stampa diverse, garantendone l’identità e la riconoscibilità. Altri requisiti, invece, erano legati alle specificità di questa edizione.

Ci spieghi

In questa edizione due città diverse diventano capitale della cultura assieme e questo ha comportato che, per ideare il logo, non si potesse attingere ad alcun simbolo, icona o monumento di Bergamo o di Brescia, altrimenti l’una sarebbe risaltata maggiormente rispetto all’altra o viceversa. Si sarebbe potuto optare per un collage, ma il risultato sarebbe stato più confuso e probabilmente meno efficace dal punto di vista visivo e comunicativo. Partendo da questi presupposti abbiamo iniziato a sviluppare alcune riflessioni che ci hanno portato all’ideazione di questo logo. Va considerato, inoltre, che la nomina di Bergamo Brescia capitale della cultura ha avuto un percorso particolare.

In che senso?

Solitamente i loghi vengono disegnati quando un progetto è già definito, mentre in questo caso Bergamo e Brescia sono state riconosciute capitale della cultura prima che l’iter fosse ultimato. Infatti, quando le altre città che avrebbero voluto candidarsi hanno saputo che Bergamo e Brescia stavano pensando a un progetto condiviso hanno fatto un passo indietro per permettere loro di avere un’occasione di rinascita dopo i difficili momenti vissuti a causa della pandemia da Covid-19.

E da dove avete iniziato a pensare il logo?

Abbiamo notato un tratto comune fra Bergamo e Brescia: entrambi i nomi iniziano con la lettera b. Avevo sulla scrivania un laccetto per i cavi elettrici e ho iniziato a giocarci: era filiforme e guardando le fattezze che riusciva ad assumere ho cominciato a elaborare diverse ipotesi. L’idea progettuale si fonda sull’identificazione di un elemento semplice e lineare, la cui versatilità consente di fargli assumere di volta in volta differenti significati.

Cioè?

La costruzione geometrica è basata sulla curvatura di elementi lineari a spessore costante. In prima battuta si nota che la forma principale è ispirata alla lettera B, iniziale condivisa dalle due città. Collocato vicino alle cifre 2, 0 e 2, però, il segno rosso viene percepito come un 3 e va così a completare il 2023, anno delle celebrazioni e dello slancio culturale di Brescia e Bergamo. Uno slancio enfatizzato da una delle prime forme che possiamo ritrovare nel tratto rosso: una molla elastica, che spinge Bergamo e Brescia al di sopra dei luoghi comuni che da sempre le accompagnano.

Potrebbe fare alcuni esempi?

Sono sempre state considerate città laboriose, di gente pragmatica e vocata al sacrificio, ma che solo pochi anni fa forse nessuno pensava potessero diventare capitali culturali del nostro Paese. Nell’immaginario di tanti, bresciani e bergamaschi sono spesso concepiti come gente semplice e lineare, che “si piega ma non si spezza”, proprio come l’emblematico tondino che può venire in mente pensando alle due città. Perché se a Brescia se ne produce in quantità, a Bergamo se n’è sempre fatto ampio uso.
Ma lo stereotipo del tondino, adesso, diventa il simbolo della resilienza di due città che hanno vissuto i momenti più drammatici della pandemia da Covid-19. Un carico che le ha fatte curvare, ma sotto al quale non hanno mai ceduto.

Per concludere, i colori hanno un significato particolare?

Sono i colori che caratterizzano gli stemmi delle due città. Quello di Bergamo è giallo e rosso, mentre in quello di Brescia ci sono l’azzurro e il blu con una presenza minore di rosso, elemento cromatico comune a entrambe. Colgo l’occasione, infine, per aggiungere una considerazione.

Quale?

Una delle caratteristiche richieste per il logo è che possa durare nel tempo, cioè che sia utilizzabile anche dopo l’anno della capitale della cultura 2023. Spogliandolo delle cifre, rispecchia questa finalità: rimane il segno rosso, che potrà accompagnare le iniziative del prossimo futuro ricordando questo importante appuntamento e il suo significato per la città.

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