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Fratelli contro, Peer Koopmeiners sfida Teun: “Sarà speciale, ma anche strano”

Questa sera al Gewiss Stadium arriva l'AZ Alkmaar, ex squadra del centrocampista nerazzurro nella quale gioca il fratello minore: "Per me Teun è un esempio da seguire, ho preso la 14 per lui"

Bergamo. Atalanta contro AZ Alkmaar non è una semplice amichevole di fine stagione per Teun Koopmeiners, che al Gewiss Stadium giovedì sera vivrà il suo derby del cuore, ritrovando per la prima volta da ex la squadra in cui è cresciuto e in cui ha trascorso più della metà dei 24 anni che ha compiuto lo scorso 28 febbraio. E non solo: sfiderà da avversario anche suo fratello Peer.

Di due anni più giovane, classe 2000, è un centrocampista proprio come lui, anche se non è ancora riuscito a diventare ciò che è stato il fratello maggiore per l’AZ, ovvero un capitano e un simbolo a livello internazionale.

Teun e Peer sono cresciuti insieme prima nel Vitesse e poi ad Alkmaar, dove si sono trasferiti nel 2009. Hanno compiuto lo stesso percorso, condividendo diversi momenti nelle giovanili e in prima squadra, anche se non sono mai stati in campo insieme in una gara ufficiale. Per la prima volta in carriera si trovano l’uno contro l’altro in partita, a Bergamo, dove Peer torna per la seconda volta in vita sua, stavolta non semplicemente da turista.

“Ci sono stato una volta, ma solo per il weekend. Ero a casa di Teun. Mi è piaciuta molto la città”.

Questa volta invece ci torna per affrontare suo fratello in campo. Che sensazioni ha?

“Essendo la prima volta che ci sfidiamo è anche un po’ strano, ma è una gara molto speciale. Abbiamo un bel rapporto, certo è più facile giocare insieme: non ci è naturale giocare contro e avere obiettivi diversi. Comunque con i tackle ci andremo piano…”

Anche perché giocate nello stesso ruolo: si vede bene vicino a lui in un centrocampo a due?

“Se giocassimo insieme sarebbe bello, potremmo essere un’ottima coppia: abbiamo punti in comune, ma anche qualche caratteristica diversa. Potrei essere il suo De Roon!”

I vostri genitori saranno allo stadio?

“Non so se riusciranno a venire, anche se vorrebbero, però di certo guarderanno la partita. È molto speciale anche per loro: lo era già quando giocavamo insieme, ma questa è una cosa che rischia di non succedere più nella vita, è un’occasione unica”.

Vi siete visti per Natale? Cosa vi siete detti?

“Abbiamo passato la giornata insieme alla nostra famiglia, poi Teun è subito tornato in Italia. Abbiamo scherzato molto sulla partita, è molto divertente sfidarci: non vediamo l’ora”.

Potete scherzarci anche perché è solo un’amichevole…

“Va bene così, meglio che la prima volta che giochiamo contro sia solo amichevole. Poi quando crescerà la competizione tra di noi speriamo di trovarci anche in gare ufficiali contro”.

Peer Koopmeiners

In che cosa vede Teun come un modello? Quali sono i consigli più preziosi che ha ricevuto da lui?

“Per me è un’ispirazione soprattutto per la sua etica del lavoro. Mi ha fatto capire che quando le cose vanno bene è più facile dare tutto, mentre quando si attraversano periodi più difficili è diverso. È stato in quei momenti che mi ha dato le migliori lezioni: non lamentarsi troppo, non parlare tanto, ma continuare a lavorare duro anche contro le avversità”.

C’è qualcosa che Teun le ha raccontato di Bergamo e dell’Atalanta che l’ha colpita particolarmente?

“Mi ha spiegato come le persone a Bergamo vivano il calcio in maniera diversa rispetto a qui. In Olanda ci sono più critiche, le persone pensano solo a vincere le partite e se non si vince non va bene. Invece quando mi parla dell’Atalanta sento solo cose positive sui tifosi e sulla città”.

Come è vista l’Atalanta nel vostro paese? La presenza di diversi ex Eredivisie e giocatori della nazionale ha aiutato la popolarità della squadra?

“Senza dubbio, è molto seguita, anche perché giocando in Europa c’è grande attenzione. E penso che il fatto che siano stati i primi a giocare un calcio diverso in Italia, più offensivo e con tanto pressing, piaccia agli olandesi. La considerano un grande club, con una forte identità”.

Seguivate già l’Atalanta prima che Teun ci si trasferisse?

“Conoscevamo già la squadra proprio grazie a De Roon, poi quando c’è stato un interessamento abbiamo approfondito ancora di più. Non ricordo bene il primo approccio, ma per Teun è stato subito intrigante”.

Ricordate il momento dell’addio all’AZ? È stato doloroso?

“Quando è andato via era il capitano, è stato qui per 13 anni, ha lasciato il club in cui siamo cresciuti insieme, è stato il suo primo passo fuori dall’Olanda. Ma era molto felice di affrontare questa avventura. Oltre ad essere un giocatore forte, Teun per questo club ha fatto tanto, poi ha fatto un importante step in avanti. E poi qui il campionato italiano ha una grande reputazione. Lui voleva dimostrare a tutti il suo valore e direi che ce la sta facendo”.

Comunque un Koopmeiners c’è ancora: e ha anche la maglia numero 14 che aveva suo fratello.

“In prima squadra all’inizio avevo la 29 ma non mi piaceva molto, ora porto la 14 anche perché l’ha avuta lui qui prima di me. Era anche il numero di Cruyff, ma l’ho scelta pensando a Teun”.

Teun Koopmeiners

Dalla sua partenza del 2021 come è cambiata la squadra? Quali ambizioni avete?

“Teun ritrova un club che non è cambiato molto dal suo addio: c’è lo stesso allenatore, molte persone sono le stesse, anche tanti giocatori sono gli stessi. Quest’anno siamo in corsa per il titolo, sarà una bella seconda parte di stagione. E a Bergamo ci veniamo per vincere: non ci devono sottovalutare”.

In Italia si parla molto di Jesper Karlsson, esterno svedese classe 1998, che peraltro è stato accostato a diversi club di Serie A.

“È un giocatore molto forte. Segna sempre nelle partite decisive, ha un grande tiro, crea tante occasioni da gol. Per noi è veramente un giocatore chiave perché crea situazioni dal nulla”.

A livello personale invece come valuta il suo percorso?

“Forse per me non è stata una grande stagione finora. Sono entrato qualche volta in prima squadra, giocato tanto con l’under-23. Io sono molto felice di stare in questo club, mi piace molto, ma forse è il momento di iniziare a giocare di più, ho 22 anni e voglio avere più minuti in campo. Vedremo cosa succederà il prossimo gennaio. Spero che sia una seconda parte di stagione migliore”.

Qual è la sua grande ambizione?

“Probabilmente il mio sogno è quello di giocare un Mondiale, magari proprio insieme a mio fratello. Ho seguito Teun in Qatar ed è stato fantastico vederlo lì, penso che sia il palcoscenico più importante su cui si possa giocare. Ma non voglio pensare troppo in là”.

A proposito di Mondiale: come ha vissuto il momento in cui Teun ha fornito l’assist a Weghorst per il 2-2 al 100’ contro l’Argentina nei quarti di finale?

“Ero in cucina, sdraiato per terra, poi mia madre mi ha chiamato velocemente dicendomi che calciava Teun: sono corso alla tv. In realtà pensavo tirasse: penso che l’avessero preparata in allenamento, ma non l’hanno concordata al momento. Quando ho visto la palla in rete ho urlato veramente tanto”.

Anche se poi è arrivata l’eliminazione ai rigori.

“E Teun ha segnato il suo. Ci ha comunque resi tutti orgogliosi”.

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