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Verso il voto

Regionali, Majorino: “Vogliamo una sanità più accessibile, non come quella dei ricchi di Fontana”

Il candidato del Pd: "Io più credibile dell'attuale governatore e della Moratti. Basta vedere i pasticci che hanno fatto con la gestione del Covid"

Bergamo. Pierfrancesco Majorino è il candidato del Partito Democratico che correrà alle Regionali il prossimo 12 febbraio. Sabato 3 dicembre sarà a Bergamo, in Piazza della Libertà, per aprire la campagna elettorale anche a Bergamo. Il suo è un nome che accontenta tutto il centrosinistra e, pare, anche il Movimento 5 Stelle che, almeno per il momento, non ha chiuso le porte a questa candidatura, quella che, insieme a Letizia Moratti per il Terzo Polo, sfiderà Attilio Fontana, Presidente uscente e candidato per il centrodestra. E mentre Majorino lancia proprio la sfida all’uomo della Lega, con la richiesta di sfidarlo a un confronto pubblico nella sede che lui preferisce per discutere di questi temi.

Raggiunto telefonicamente mentre si trova al lavoro a Bruxelles, per via del ruolo che ricopre nel Gruppo dell’Alleanza progressista di Socialisti e Democratici al Parlamento europeo, ci racconta dell’intesa trovata sul suo nome: “Sono convinto del fatto che questa unità sia stata felicemente ritrovata e sono anche onorato del fatto che mi abbiano chiesto di candidarmi, e per questa ragione darò il massimo, soprattutto in una corsa importantissima quale è quella del Pd per riprendersi regione Lombardia dopo 28 anni di governo del centrodestra. C’è un bisogno di un cambio di passo e soprattutto di una gestione più attenta ai bisogni, agli interessi e ai desideri dei cittadini, un cambiamento radicale sia in termini di sanità che di territorio, di lavoro, politiche familiari e non solo, dobbiamo pensare alle imprese e anche al mondo dei trasporti. E penso anche di essere più credibile dei miei due competitor, Moratti e Fontana”.

La sua campagna elettorale è partita questa settimana, e sabato farà tappa a Bergamo. In città, il Pd ha fatto molto bene anche alle politiche, forse c’è da lavorare più sulla provincia, legata storicamente al centrodestra. 

Sono molto contento di tornarci, è la seconda volta in una settimana. Ero domenica con il Sindaco Gori a confrontarmi sui problemi della nostra Regione, Sindaco peraltro eccellente. Bergamo è una città vitale e anche molto bella, di grandissima importanza anche dal punto di vista della nostra campagna elettorale. Abbiamo bisogno di un lavoro comune per aiutare le nostre città e le comunità, gli enti locali e non solo. E credo che le Regionali siano il momento in assoluto di maggior dialogo con il territorio e con le persone, perché la Regione deve mettersi a disposizione. Per questa ragione, la partita non deve essere giocata solo a Milano, sarebbe follia pensarlo, o nelle grandi città, bensì in tutti i luoghi di residenza interessati al voto, anche e soprattutto i borghi più piccoli. È vero che storicamente ci sono zone in cui il PD fa più fatica, ed è proprio lì che voglio andare, voglio consumare le suole camminando, battendo zona per zona, quartiere per quartiere. Dobbiamo essere a contatto e vivere le tante Lombardie che compongono la nostra regione, per capire e ascoltare, per presentare il nostro programma e, perché no, arricchirlo anche con i suggerimenti che vi vengono dati, sfidando così la destra su terreni che ci appartengono poco.

Voto disgiunto dalle politiche e centrodestra che si ripresenta con Fontana. È una summa di fattori favorevole?

Regione Lombardia è tutt’oggi mal governata, Fontana è palesemente inadeguato per questo compito, basti pensare ai pasticci legati alla gestione del Covid ha hanno generato davvero problemi enormi. Al di là di questo, credo poi che davvero abbiamo bisogno di dare ossigeno e aria nuova alla nostra Regione, serve un cambiamento radicale. Serve una politica che pensi al trasporto pubblico locale, penso ad esempio alla situazione dei pendolari, a cui va dato un sostegno, ma che valorizzi positivamente anche i territori, come quelli bergamaschi ad esempio, quelli permeati da grandi patrimoni culturali e artistici, quelli che io amo chiamare i distretti della bellezza lombarda.

Lei torna a Bergamo, simbolo dell’eccellenza in termini di sanità, nodo centrale della gestione di Regione Lombardia, ma anche del Covid. 

È cruciale, perché i bilanci, la competenza, le funzioni e la programmazione della sanità lombarda passa proprio da Regione. Lo dico ben consapevole delle eccellenze che ci caratterizzano, sia pubbliche che private. Il territorio bergamasco ne è esempio, culla della buona sanità. Ma non sono sufficienti, perché le liste d’attesa del nostro sistema sanitario sono infinite e questo non fa altro che colpire il ceto medio, agevolando i cittadini più abbienti piuttosto che quelli più in difficoltà. Colpiscono chi ha meno e costringono le persone a mettere mano al portafoglio per veder rispettato il diritto alla cura. Se non puoi sostenere le spese, o sei tagliato fuori o sei in difficoltà. Noi vogliamo una sanità meno discriminante e più accessibile, rilanciando la medicina sul territorio.

 

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