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Il taglio del nastro

Aruba punta forte su Ponte San Pietro: inaugurati due nuovi Data Center e un auditorium fotogallery

Con i suoi 200.000 metri quadrati di superficie è il data center campus più grande d’Italia

Ponte San Pietro. “Un ecosistema tecnologico, sicuro e a basso impatto ambientale”. Stefano Cecconi, amministratore delegato di Aruba Spa, ha definito così l’avveniristico sito (200mila metri quadrati di superficie) sorto sulle vestigia della Legler, l’azienda tessile fondata dall’omonima famiglia di industriali svizzeri, a Ponte San Pietro, nel 1875.

L’occasione è stata offerta dall’inaugurazione di due nuovi Data Center, di ultima generazione, oltre che dell’accogliente ed elegante Auditorium, che hanno contribuito ad ammodernare e innovare l’area. “Complessivamente – precisa Cecconi – i due Data Center (DC-B e DC-C), costruiti durante la pandemia, occupano oltre 30mila metri quadrati. Che, sommati ai 10mila su cui si estendeva il primo (DC-A) inaugurato nel 2017, consolidano l’importanza di quello che ad oggi è il più grande Data Center Campus italiano”.

Altri due, sempre di proprietà di Aruba, sono situati ad Arezzo ed entro metà del 2023 è previsto il taglio del nastro anche per quello in fase di realizzazione a Roma. “Destinato a diventare – sottolinea l’Ad – un punto di riferimento strategico per imprese e Pubblica amministrazione”.

Tornando ai due Data Center (“che contribuiranno alla trasformazione digitale del Paese” ha assicurato Cecconi) inaugurati a Ponte San Pietro (“il DC-B si sviluppa su oltre 17mila metri quadrati, suddivisi in tre grandi Sale-dati con infrastrutture indipendenti, dedicate. Il DC-C, invece, si sviluppa su due piani, frutto di un’evoluzione in termini di design relativa agli impianti e alle scelte di utilizzo degli spazi interni. Otto le Sale-dati realizzate, che occupano una superficie di quasi 14mila metri quadrati”.

Per quanto riguarda l’Auditorium (“immaginato ben prima che scoppiasse la pandemia”) Cecconi ha spiegato il perché di uno spazio del genere in un Campus tecnologico: “Un Data Center è un posto ospitale per le macchine, non per le persone. Per questo motivo abbiamo pensato che, là dove un tempo sorgeva un magazzino della Legler, fosse bene ricavare uno spazio per finalità di aggregazione”. L’edificio non sarà ad uso esclusivo di Aruba, ma verrà messo a disposizione anche delle varie realtà che operano a Ponte San Pietro. E non solo.

Dopo aver fatto da ‘guida’ al gruppo di autorità (c’erano la Vice Questore vicario di Bergamo, Delia Bucarelli, l’assessore regionale alle Infrastrutture, Claudia Terzi, il presidente della Provincia di Bergamo, Pasquale Gandolfi, il sindaco di Ponte, Matteo Macoli, l’assessora all’Istruzione del Comune di Bergamo, Loredana Poli e la Prorettrice dell’Università di Bergamo, Daniela Andreini. A loro si è poi aggiunta la senatrice Alessandra Gallone) invitate all’inaugurazione dei tre edifici, l’amministratore delegato di Aruba ha risposto aduna fitta serie di domande postegli da una delle anchor woman di punta di SkyTg24, Tonia Cartolano.

“Conviene, ad un’impresa, essere sostenibile?” ha chiesto la giornalista a Cecconi. “Dipende dai settori” ha replicato lui. Che, con estrema franchezza, ha aggiunto: “In alcuni, la sostenibilità viene vista come una ‘nemica’ del business. Noi, invece, lavoriamo in un ambito in cui i due concetti, business e sostenibilità, marciano di pari passo. Ed è importante che le azioni che mettiamo in atto qui dentro, trovino poi un seguito nel resto della nostra filiera”.

“Con la virtualizzazione delle risorse computazionali, per esempio, Aruba può usare meno server. E questo si traduce in una riduzione delle emissioni e un risparmio di risorse naturali”.

Azioni finalizzate a contrastare il cambiamento climatico, cui se aggiungono altre: “Aruba acquisisce centrali Idroelettriche per poter autoprodurre energia rinnovabile e utilizza pannelli fotovoltaici. Questo importante contributo all’autoproduzione ci ha consentito di ridurre l’impatto ambientale della nostra rete di Data Center” aggiunge l’amministratore delegato.

E’ stata poi la volta del professor Roberto Baldoni, direttore generale dell’Agenzia per la Cybersicurezza nazionale. Numerosi gli spunti offerti durante la riflessione ‘a cuore aperto’ dell’ingegnere. Fra essi: “la necessità di renderci conto che, spendendo le nostre vite in due mondi, uno fisico e l’altro digitale, è indispensabile che una serie di nozioni basiche, in ambito informatico, vadano per forza di cose acquisite dall’intera società. A prescindere dalle passioni che si hanno, dal tipo di studi e di professioni che si fanno”. La seconda: “La Lombardia è una delle sei regioni che ha preso accordi per far partire, negli ITS, corsi sulla Cybersicurezza”. Terzo ed ultimo: “Riscontriamo tanta incompetenza nell’ambito IT, perché aziende e Pubbliche amministrazioni spesso non riescono a trattenere le persone migliori”.

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