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Qatar 2022

Chi si rivede: Marko Livaja da flop a Bergamo a eroe della Croazia al Mondiale

L'ex nerazzurro ha segnato uno dei gol decisivi per battere il Canada. A Bergamo 18 mesi di liti e controversie, in patria è rinato

Doha (Qatar). Segnare ai Mondiali non è per tutti: Marko Livaja può dire di far parte di un club in cui ogni calciatore professionista sogna di entrare, prima o poi. L’attaccante croato ce l’ha fatta: nella partita contro il Canada, vinta 4-1 dalla sua Croazia, ha segnato la rete del decisivo 2-1, spezzando la parità e regalando alla nazionale balcanica la prima vittoria di Qatar 2022.

Stupisce solo relativamente, perché il suo talento, d’altro canto, non è mai stato in discussione. Nemmeno in quei 18 mesi a Bergamo con il nerazzurro dell’Atalanta, lui che è cresciuto nell’Inter e si era imposto come uno dei migliori talenti offensivi della sua generazione, vincendo il campionato Primavera e una NextGen – l’antenata della Youth League, la Champions giovanile – e arrivando 18enne in prima squadra.

Di ricordi positivi a Bergamo ne ha lasciati pochi: 6 gol in 34 partite, una doppietta alla Roma, il gol allo scadere contro il Bologna, qualche ottima prestazione come quella nel 3-4 di San Siro con l’Inter con tripletta del Tanque Denis.

Ciò che viene ricordato è però più che altro l’atteggiamento negativo, sfociato in diversi episodi: un’esclusione per motivi disciplinari, il pugno sul volto a Radovanovic in allenamento, il rifiuto di andare a scaldarsi nel match contro l’Udinese, una lite con Colantuono. La rottura definitiva sono le manate sulla vetrata contro il Verona dopo la sostituzione e i fischi, a cui aveva replicato c l’invito a “venire in Croazia, mer**”.

Dopo la cessione al Rubin Kazan, si è rivisto in Serie A con l’Empoli – 1 gol in 17 presenze e un’altra reazione sopra le righe ad una sostituzione -poi ha cercato fortuna al Las Palmas, dove ha segnato appena 5 gol ma è riuscito in compenso a raccogliere la bellezza di 12 ammonizioni e un’espulsione, per aver spinto un arbitro. Dal 2017 al gennaio 2021 è stato con l’Aek Atene, vincendo un clamoroso titolo al primo anno che gli è valso una comparsata in Champions League.

Nel girone ha potuto giocare appena una partita: le prime quattro le ha saltate per un’espulsione nei preliminari dovuta ad un calcio al petto ad un avversario, l’ultima perché nella quinta si è fatto nuovamente espellere (gli è successo per 7 volte in carriera).

La sua isola felice è Spalato, la sua città natale. L’Hajduk lo ha riportato a casa e Marko ha ritrovato la pace interiore. Lo scorso anno con 28 reti è stato capocannoniere del campionato croato. Gol che lo hanno inevitabilmente rimesso nel giro della nazionale, con cui aveva esordito nel 2018, e gli sono valsi un posto nella rosa per il Mondiale.

Nella prima partita contro il Marocco è entrato dalla panchina, alla seconda il ct Dalic lo ha messo in campo nel tridente offensivo preferendolo a Mario Pasalic, che è entrato solo per i minuti finali. Fiducia pienamente ripagata con un gol che permette alla Croazia di avere il destino nelle proprie mani: basterà un pari col Belgio all’ultima. Tutto grazie anche a Livaja, che a 29 anni vive quasi un sogno ad occhi aperti.

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