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Bergamo segreta

Diritto e Legge: il Palazzo di Giustizia e il centro della giurisprudenza bergamasca fotogallery

La storia della struttura rientrò nel piano di realizzazione della nuova sede del Tribunale di Bergamo, situato ancora negli spazi di Palazzo del Podestà ormai non più idonei per ospitare l’istituzione giudiziaria

La forza del Diritto e la maestà della Legge appaiono in tutta la loro grandezza all’ingresso del Palazzo di Giustizia di Bergamo.

Le due colossali statue bronzee accompagnano l’ingresso dell’edificio affacciato su Piazza Dante, oggi sede della Procura della Repubblica e progettato dall’architetto Marcello Piacentini all’inizio del Novecento. La storia della struttura rientrò nel piano di realizzazione della nuova sede del Tribunale di Bergamo, situato ancora negli spazi di Palazzo del Podestà ormai non più idonei per ospitare l’istituzione giudiziaria.

Il 31 gennaio 1901 avvocati e procuratori della città elessero quindi una commissione con l’incarico di avviare e seguire le pratiche per il trasferimento degli uffici in Città Bassa, dove già si trovavano il Municipio, la Prefettura, il Registro, l’Intendenza di Finanza e la Camera di Commercio. Per trovare una soluzione fu tuttavia necessario attendere il 1906 quando l’amministrazione comunale guidata da Gianforte Suardi individuò l’area dell’antica Fiera di Sant’Alessandro come luogo adatto per porre la nuova sede dell’istituzione.

Attraverso due appalti promossi a cavallo fra il 1906 e il 1907, i lavori di riqualificazione della zona vennero affidati a Marcello Piacentini, capace di unire modernità alla cultura storica/artistica della città, cedendo la gestione diretta dell’intervento all’ingegnere Ernesto Suardo. Se il “restyling” del centro iniziò ufficialmente nel 1912, per vedere porre la prima pietra del nuovo Palazzo di Giustizia fu necessario attendere il 7 dicembre 1919, data fondamentale per dare il via ai tre lotti in cui vennero diviso il cantiere.

Completati dalla ditte Egidio Gregis, Donati e Bardelli e Gmur & C., i lavori si conclusero ufficialmente il 1 novembre 1925 con l’inaugurazione alla presenza del re Vittorio Emanuele III, un momento storico per lo stabile affacciato su Piazza Dante che ancora oggi riscuote attenzione e curiosità per la sua facciata. L’ampio utilizzo del ceppo di Gré nel rivestimento offre una particolare severità al fabbricato che sorge isolato su una pianta quadrangolare sovrastata lungo i vari fronti da un alto zoccolo sul quale si impostano lisce lesene di ordine gigante che inquadrano due piani di finestre (quelle del piano rialzato con i contorni bugnati), separate da una specchiatura ornata da un fiore.

Lungo il prospetto principale è possibile osservare elementi più ricercati come nel caso delle lesene, dotate di capitelli più elaborati, così come dei tondi floreali che in questo caso vengono sostituiti dall’effige marmorea di sei giureconsulti bergamaschi disegnati da Giovanni Avogadri e Giovanni Manzoni. A fare buona guardia del palazzo rimangono comunque le statue scolpite da Giuseppe Siccardi raffiguranti da una parte la forza virile del “Diritto”, dall’altra la severa compostezza della “Legge”, una figura femminile dotata di vesti drappeggiate e intenta a sorreggere nella mano sinistra una tavola recante la scritta latina “ARS BONI/ET AEQUI”.

Nel mezzo compare la testa austera di Minerva scolpita da Edmondo Cattaneo, duplicata anche sul fronte di Piazza Libertà e campeggiata dalla frase “LEGUM OMNES SERVI/ SUMUS UT LIBERI/ESSE POSSIMUS (“Siamo tutti schiavi delle leggi per esser liberi”).

Internamente infine gli uffici si dispongono attorno alla grande sala della Corte d’Assise, la cui parete di fondo ospita l’affresco di Giovanni Battista Galizzi dedicato al “Giudizio”, quasi a voler richiamare il ruolo fondamentale occupato dal palazzo per la giustizia orobica.

Fonti
AA.VV., Guida di Bergamo. Alla scoperta del Centro Piacentiniano, Centro Piacentiniano, Immobiliare della Fiera, 2019
Marcella Cattaneo, Tosca Rossi, Bergamo Scolpita. Percorsi nella storia di Bergamo attraverso le voci delle sue pietre, Bergamo, Grafica & Arte, 2018

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