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Il processo

Insulti via social, l’hater di Berizzi condannato per diffamazione: multa e risarcimento

Per oltre 5 mila euro. Il giornalista bergamasco: "Odiare costa, il web non è zona franca"

Bergamo. “C’è un primo condannato tra gli haters che mi attaccano quotidianamente. La sentenza afferma un principio fondamentale per ogni cittadino e per la salute della democrazia: odiare costa. Il web non può e non deve essere una zona franca”.

Così l’inviato di Repubblica Paolo Berizzi commenta all’uscita dal tribunale di Bergamo la sentenza nei confronti di G. F., 53enne di Cernusco sul Naviglio a processo per diffamazione e minacce nei confronti del giornalista bergamasco, sotto scorta dal 2019 a causa delle intimidazioni ricevute dall’estrema destra per via delle sue inchieste sui movimenti neofascisti.

L’imputato è stato assolto dall’accusa di minacce perché il fatto non sussiste, ma condannato a una multa di 400 euro per diffamazione e a un risarcimento di tremila euro a Berizzi e di altri duemila euro alle parti civili – ovvero la Federazione nazionale della stampa italiana e l’Ordine dei giornalisti – oltre al pagamento delle spese processuali.

“Schiavo pagato per obbedire”. “Infame che passa la vita a sparlare dei morti”. “Quando creperai tu sarà una festa generale”. Sono alcune delle frasi contestate a G.F. durante il processo. Le avrebbe scritte durante un “moto di rabbia”, perché non comprendeva “l’accanimento verso una persona ormai defunta, senza considerare i sentimenti di chi si trova a piangere un caro”.

La “persona ormai defunta” è Fabrizio Piscitelli, ai più noto come ‘Diabolik’: ex capo ultras della Lazio, figura di spicco del narcotraffico e del mondo criminale romano, freddato con un colpo alla nuca il 7 agosto 2019 in un parco pubblico della capitale. “Onorato – come un martire”, scriveva Berizzi, dalle curve di Lazio e Inter con tanto di bandiere, striscioni e gigantesche coreografie. Un’osservazione, quella del giornalista, che aveva scatenato l’ira del 53enne, che durante l’udienza dello scorso 7 novembre ha spiegato di avere conosciuto Piscitelli – seppur marginalmente, ha tenuto a specificare – durante un periodo di frequentazione dello stadio San Siro a Milano.

L’imputato – assistito dall’avvocato Victor Jerkunica, che ne aveva chiesto l’assoluzione – si è difeso sostenendo che non voleva minacciare Berizzi, che non è iscritto a nessun partito politico e che non fa parte di nessun fantomatico “squadrone della morte”. Rivolgendosi in quel modo al giornalista, non volere nemmeno ‘difendere’ la memoria di Piscitelli: semplicemente era in preda “a un moto di rabbia” perché, a suo dire, leggendo i commenti di Berizzi, si era messo nei panni dei famigliari del capo ultras, sofferenti per il suo assassinio.

Il pubblico ministero aveva chiesto per l’imputato 2 mesi. Richiesta alla quale andavano aggiunti i 30 mila euro di risarcimento complessivamente richiesti dall’avvocato di Berizzi e dalle parti civili. “Mi auguro che questo principio di giustizia venga riaffermato anche nei confronti degli altri nove imputati originariamente a processo, e che saranno giudicati dai tribunali di competenza – conclude l’inviato di Repubblica -. Spero che quella di oggi sia la prima sentenza di questo tipo, perché l’elenco delle persone che minacciano e continuano a minacciarmi è sempre lungo”.

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