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Verso le regionali

“Le dimissioni della Moratti, frattura nel centrodestra. I lombardi meritano di meglio”

Davide Casati, segretario provinciale del Pd: "Il congresso è l'occasione per fare il tagliando al nostro partito che ha bisogno di cambiare la sua classe dirigente"

Bergamo. “Abbiamo chiesto a tutte le forze politiche che corrono con noi, di organizzarsi, in maniera tale da arrivare pronti ad un appuntamento troppo importante per i nostri cittadini e anche per il nostro partito. Le elezioni regionali non sono infatti solo un ulteriore banco di prova per il partito democratico, ma anche e soprattutto l’occasione per ridiscutere alcuni nodi centrali del fare politica come la sanità, i trasporti pubblici e molto altro ancora. In sostanza offrire una prospettiva differente ai lombardi, una vera alternativa di pensiero e di azione alla destra della Meloni che si è aggiudicata le politiche”.

Non ci gira troppo attorno Davide Casati, sindaco di Scanzo e segretario provinciale Dem che, con la chiarezza d’intenti e semplicità d’espressione che lo contraddistinguono, racconta quello che sarà il futuro prossimo del suo partito, partendo dalla notizia della dimissioni di Letizia Moratti dalla carica di vice presidente di Regione Lombardia.

“Le critiche che la Moratti ha fatto sono state molto forti, rispetto soprattutto alla sanità lombarda e su come è stata gestita. Sono dimissioni importanti che rappresentano una ferita aperta nel campo del centrodestra. E questo dimostra, ancora una volta, che il Pd non deve farsi trovare impreparato ad una sfida così determinante, perché dalla Regione passano i fondi per la sanità pubblica, per i trasporti, per la formazione professionale. Le elezioni sono un banco di prova davvero fondamentale, non di serie B”.

“Il voto nazionale ha fatto chiaramente capire che alcune politiche, di cui anche il nostro partito è responsabile, sono state comprese, mentre altre meno. Ora, sul piano regionale, la partita è completamente differente perché veniamo di anni di governo del centrodestra, governo del quale abbiamo molto ben chiari tutti i limiti. Serve un cambio radicale, netto, un cambio di passo anche dal punto di vista dirigenziale perché Regione Lombardia si merita molto di più, uno stile differente che consenta di invertire delle scelte che sono state fatte negli anni. I cittadini potranno così finalmente promuovere una visione alternativa a quanto fatto fino ad ora”.

Le strategie delle Regionali passeranno anche da un’analisi fatta a posteriori sulla sconfitta delle politiche?

“Le nazionali sono state una sconfitta. Sicuramente ci sono stati degli errori di comunicazione e quello che dobbiamo fare è essere molto più chiari e precisi su alcuni temi fondamentali sui quali, evidentemente, potevamo fare meglio. Dobbiamo rimettere al centro i grandi temi che appartengono alla vita di ciascun cittadino e puntare su una classe dirigente che sia credibile e conosciuta, che viva nelle comunità e che conosca i problemi reali della gente, intercettandone così i consensi”.

Il 2023 è l’anno delle Regionali ma anche del Congresso. Che significato ha fare il Congresso a marzo quando le urne potrebbero aprirsi a inizio febbraio?

“Per le Regioni che vanno al voto come la Lombardia e il Lazio, la sovrapposizione tra i due eventi non è facile da gestire. Del resto la scadenza naturale del mandato di Letta è a marzo e il congresso è un avvenimento di carattere nazionale, quindi è chiaro che, anche se per noi è sconveniente, probabilmente i vertici del partito hanno cercato un compromesso. C’è la necessità di cambiare la nostra classe dirigente, di ritrovare il punto d’incontro con il territorio, di rivedere i contenuti e i programmi. Facciamo il tagliando al nostro partito, questa è l’ora della verità, anche perché i nodi sono venuti al pettine. Bisogna farsi delle domande e darsi delle risposte. Ovvio, se si concludesse prima di andare alle urne, sarebbe meglio. Se così non fosse faremo del nostro meglio, come sempre”.

Che ruolo avrà Bergamo in questa partita? E che ruolo avranno i politici bergamaschi?

“Bergamo è una delle province più importanti e più strategiche. Bergamo deve far sentire la sua voce e il suo sarà un ruolo di vertice. I nomi sono noti, Cottarelli, sala, Del Bono, il professor Resta e molti altri. Abbiamo chiesto a tutte le forze politiche di opposizione di mettersi insieme per scegliere il candidato migliore. E, in questo senso, crediamo che le primarie rappresentino lo strumento migliore anche in termini partecipativi. Nel giro di una decina di giorni sapremo la data del voto e da lì si cominceranno a costruire tutte le strategie necessarie”.

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