Il richiamo

Covid, lettera alla presidente Meloni: “A Bergamo è stata una tragedia, non lo prenda alla leggera”

Un nostro lettore, Massimo Cortesi, ha scritto alla neo presidente del Consiglio per chiederle di aver maggior attenzione, in virtù dell'approccio preso dal suo Governo

Un nostro lettore, Massimo Cortesi, attraverso il nostro giornale ha inviato una lettera alla neo presidente del Consiglio Giorgia Meloni per chiederle di aver maggior attenzione sul Covid in virtù dell’approccio preso dal suo Governo:

Signora presidente del Consiglio Giorgia Meloni le scrivo questa presente per dirle quanto sia rimasto sorpreso e amareggiato rispetto alle sue parole sul Covid: “approccio ideologico”.

Ho perso mia madre, uno zio, mio suocero se l’è cavata sul filo di lana. Ho perso amici e conoscenti, altri sono ancora alle prese con i difficili postumi da long Covid.

Nei giorni precedenti il focolaio io e mia moglie siano stati più volte nell’ospedale di Alzano Lombardo e abbiamo vissuto con tanti gli accadimenti che ci hanno travolto.

Prima del ricovero (aspettando ore e ore l’ambulanza) per fame di ossigeno ho curato io mio suocero per diversi giorni facendo iniezioni a mani nude e senza mascherine perchè non c’erano (a parte una inutile e strausata ffp2 con filtro) né medici, né infermieri sia per la demolizione della medicina del territorio fatta dalla Regione Lombardia, sia perchè anch’essi (il personale sanitario) colpiti da Covid.

Ho visto migliaia di persone darsi da fare per aiutare chi non poteva fare la spesa o avere farmaci. Ho conosciuto famiglie che curavano in casa il proprio parente e appena questi li abbandonava donare quanto restava della bombola d’ossigeno ad altra persona che ne avevano estremo bisogno.

Non ho avuto difficoltà nello scegliere la bara di mia madre perché non ne erano restate molte vista la tragedia devastante che ci ha colpito.

Approccio ideologico? Forse dovrei lamentarmi perché l’approccio non e stato molto ideologico sia per naturale ignoranza rispetto al potere nefasto del virus (da Salvini a Gori a Gallera a Fontana che invitavano a vivere e minimizzavano) sia perché forse si e deciso di far prevalere l’ideologia del mercato rispetto a quella della salute del cittadino. Non si sono chiuse le aziende, anche se come igienizzante veniva dato il vetril, e così abbiamo continuato a fare gli untori.

Certo che il lockdown è una sofferenza ma non il portare una mascherina o dover mostrare un greenpass perchè il pensiero era ai fragili ma egoisticamente anche a noi caro Presidente.

Avevo il timore di infettare mio padre o i miei suoceri o mia moglie e ho visto cosa è successo nelle Rsa del mio territorio (parlando di fragili).

Avevo il timore di essere colpito dal virus e di dover lasciare in difficoltà la mia famiglia, non garantire alle figlie la possibilità di frequentare l’università o accudire mia moglie.

Non solo per il timore della morte ma anche per la perdita possibile del lavoro e della conseguente tragedia sociale.

Fortunatamente abbiamo avuto un Governo che ha provato a limitare il contagio e le morti, oltre che il disastro economico, e ci è riuscito in buona parte. Poteva far meglio? Certamente! In particolare se la politica e alcuni governi regionali si fossero mossi diversamente nel prestare attenzione non tanto alle parole di un ministro ma a quelle degli esperti.

Non mi perdo nel dirle, come accade spesso in Italia, che mi sento preso in giro dal fatto che chi ha rispettato la legge con sacrifici si veda di nuovo superare nell’attenzione da chi non ha rispettato la legge venendo condonato. Le suggerisco solo di avere, se non un approccio ideologico, almeno uno ideale: la salute dei cittadini in un sistema sanitario in continuo degrado.

Le auguro buon lavoro

Massimo Cortesi, cittadino

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