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Gli interventi

Studioso, amante dei libri e punto di riferimento: i colleghi dell’Università ricordano il prof Castoldi

L'ateneo bergamasco ha dedicato una due giorni alla memoria dell'ex rettore, dal 1999 al 2009: tra i momenti più toccanti quello conclusivo, con le parole di chi l'ha conosciuto da molto vicino

Bergamo. Si è chiusa la due giorni organizzata dall’Università degli Studi di Bergamo in memoria del Professore Emerito Alberto Castoldi. Mercoledì 4 e giovedì 5 ottobre l’Aula Magna di Sant’Agostino si è popolata di numerosi colleghi docenti per ricordare Castoldi, Rettore dell’Ateneo dal 1999 al 2009 e scomparso nel 2019 all’età di 77 anni. In suo onore l’Università ha intitolato, nella prima giornata di convegno, la sala conferenze proprio di Sant’Agostino.

Nell’ultima sessione di giovedì a portare il loro intervento sono stati in particolare i colleghi del Dipartimento di Lingue, che forse meglio di altri conoscevano Castoldi, docente di letteratura francese.

Ma l’ex Rettore fu anche un fine scrittore e saggista, ma prima di tutto un grande lettore. Di lui i colleghi ricordano proprio l’immersione nella dimensione del libro.

“Ho conosciuto Castoldi quando sono entrato in questa Università, ma forse l’ho conosciuto di dopo che lui ha lasciato l’ateneo per una strana coincidenza – racconta Elio Grazioli, docente di Arte Contemporanea in UniBg e all’Accademia di Belle Arti di Bergamo -. Alberto abitava vicino a mia figlia, ci incontravamo spesso in via Broseta e anche nella libreria di Piazza Pontida. Lì Alberto si sedeva sempre su una poltrona a leggere”.

Tra i tanti ambiti d’interesse degli studi di Castoldi ci sono temi particolari, come il concetto di informe, la magia, ma anche l’erotismo: “Il tema dell’erotismo è stato un importante connettivo dei suoi interessi letterari – spiega Elena Agazzi, Professore Ordinario di letteratura tedesca -. L’erotismo soprattutto intorno alla figura delle bambole e dei manichini, non solo come oggetti in sé ma in quanto oggetti che diventano lo specchio del sé perturbante”.

Per Agazzi, Alberto Castoldi è stato un punto di riferimento: “Il mio rapporto con lui è iniziato nel 1992. Per me è stato soprattutto un mentore per il mio lavoro di critica letteraria perché era un grande critico e un interessantissimo interlocutore. A lui devo la possibilità di aver fatto ricerca in anni felici, in anni in cui la didattica e la ricerca avevano un rapporto paritetico”.

Un riferimento lo è stato per tanti, come per Michela Gardini, oggi docente di letteratura francese ma in passato allieva di Castoldi al quale, sostiene, deve il fatto di essere dove si trova oggi.

E così per la professoressa Rossana Bonadei, Direttore del Dipartimento di Lingue e docente di letteratura inglese.

“Ricordo la prima volta in cui ho incontrato Alberto. È stato qui, da giovane laureata, durante il convegno ‘De Magia’ nel 1985. Avevo fatto il mio intervento, lui mi disse ‘Mi venga a trovare’. Gli era piaciuto”.

Da lui ha appreso proprio la cultura della parola: “Mi ha insegnato a fare della parola un uso politico, a capire che la parola ha sempre un senso, e che proferire o non proferire parola ha un significato politico. Alberto – conclude Bonadei – aveva due personalità. Da un lato quella dello studioso e dei libri, dall’altra quella del demiurgo. Nelle sue visioni, nella sua capacità di tradurre la parola in azione, e in azione di governo, Alberto aveva qualcosa del demiurgo”.

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