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Verso il 2023

Capitale della Cultura, Gori: “Da Brescia imparato tanto. Resterà l’abitudine a guardarsi con meno diffidenza” video

Il sindaco convinto dell'opportunità: "Insieme siamo una potenza, due territori in grado di rappresentare davvero una polarità economica fortemente attrattiva e innovativa, e di essere un magnete anche dal punto di vista turistico"

Bergamo. Non chiamatela una festa, e nemmeno un evento solo culturale. Bergamo e Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023 deve essere molto di più secondo Giorgio Gori. Non è ancora tutto pronto, certo, la città è un cantiere a cielo aperto e il timore di non chiudere tutto in tempo c’è, anche se il sindaco di Bergamo sente che si riuscirà. Ma la strada, in ogni caso, è segnata: Capitale della Cultura dev’essere, per Gori, la scintilla di un progetto di sviluppo territoriale, di miglioramento delle due città. Un’occasione di crescita i cui risultati si vedranno negli anni a venire, ma che passa per prima cosa dalle infrastrutture.

E due grandi opere che uniranno fisicamente le due città in effetti ci saranno. “In attesa del raddoppio ferroviario tra Bergamo e Brescia, che è un po’ una spina nel fianco, abbiamo deciso di fare da noi collegando le città con due infrastrutture – spiega Gori -. La prima è una pista ciclabile che da Bergamo arriva a Brescia in un percorso di 75 chilometri, con 11 anelli per ulteriori 70 chilometri, e che complessivamente tocca 800 punti d’interesse tra borghi, ville, chiese, parchi naturali. I punti di arrivo e di partenza sono i due rispettivi siti Unesco, le Mura Venete per Bergamo e il Complesso di Santa Giulia per Brescia.

La seconda opera è più leggera e risponde alla richiesta oggi sempre maggiore di un turismo più lento. Sarà un cammino, ‘La Via delle due Sorelle’, che per un’estensione di 80 chilometri collegherà i due capoluoghi. Lungo questo cammino vorremmo mettere 40 mila persone a tenersi per mano da Bergamo a Brescia in una grande festa popolare. Il nostro intento – continua il sindaco – è di non chiuderci nelle due città. Il limite dell’esperienza passata era forse quello di centrarsi intorno al perimetro delle città e di non far dialogare tra loro i comuni della provincia. Queste due opere ci permettono di collegare e far conoscere due territori che culturalmente, orograficamente ed enogastronomicamente sono molto simili”.

Non solo ciclovie. Sono tantissime le opere che il Comune consegnerà alla città per il 2023. A cominciare dal completamento del centro piacentiniano ma anche dalla riapertura del Museo Archeologico, che sarà dotato di un nuovo allestimento, e dell’Accademia Carrara che ospiterà invece una mostra sul Cecco del Caravaggio, allievo del Merisi. E ancora l’ampliamento della Pinacoteca, così come delle biblioteche Angelo Maj e Tiraboschi. E poi il nuovo Palazzetto dello Sport, il restauro della Basilica e la nascita di Chorus Life, il progetto voluto dal Cavalier Domenico Bosatelli, prototipo di nuovo quartiere residenziale il cui cuore sarà un’arena di circa 6000 posti dedicata alla musica e allo spettacolo.

Bergamo e Brescia sono un unicum nella storia della Capitale della Cultura. Mai nessuna città italiana è stata infatti Capitale insieme ad un’altra. Un primato che è motivo di orgoglio, ma anche una responsabilità maggiore. E che ha spinto i due capoluoghi a sviluppare sinergie ancora più forti, in un percorso di scambio dove ognuno ha imparato dall’altro e si è arricchito dell’altro. Bergamo, ammette Gori, porterà dentro qualcosa anche di Brescia e della visione di città che ne ha il suo sindaco Emilio Del Bono.

“Da Brescia abbiamo imparato tante cose. C’è una grande capacità di organizzare gli spazi, di affrontare il tema della rigenerazione urbana, della bonifica di aree industriali dismesse, ma anche il modo in cui la città risponde alla sollecitazione dell’amministrazione attraverso una partecipazione interessante delle imprese alla vita cittadina. Un altro aspetto interessante è come Brescia gestisce un tema sulla carta molto critico che è quello della presenza particolarmente rilevante di stranieri, puntando su tante iniziative di dialogo e relazione. Ma – aggiunge con fierezza – penso che anche i bresciani abbiano avuto l’occasione di apprendere qualcosa da noi in questo scambio”.

Il percorso fatto insieme a Brescia, non lo nasconde, è stato faticoso: visioni diverse e metodi di lavoro – com’è normale che sia – spesso differenti. Ma si sono abituati, si sono sforzati d’incontrarsi a metà strada. Un po’ come sulla Via delle Due Sorelle.

“Abbiamo cercato di far convergere nella cornice della Capitale le scelte, le politiche che avevamo avviato in precedenza come amministrazioni e che erano molto simili”.

E di tutto quanto è stato fatto, giura Gori, non resterà una traccia solo il prossimo anno. “Io credo che resterà un’abitudine. Un’abitudine a guardarsi con meno diffidenza di quanto non sia accaduto negli ultimi anni e a immaginare e capire che Bergamo e Brescia se fanno squadra sono una potenza, due territori in grado di rappresentare davvero una polarità economica fortemente attrattiva e innovativa, e di essere un magnete anche dal punto di vista turistico. Credo che lo spunto nato da quella telefonata con Del Bono non si limiterà al 2023 ma andrà avanti”.

Bergamo e Brescia Capitale della Cultura dev’essere molto di più.

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