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L'appello

“In Iran violenze ogni giorno, ma nessuno ne parla: abbiamo bisogno di supporto morale” fotogallery

Lo chef iraniano Hooman Soltani, socio del Distretto Rotary 2042, racconta la difficile situazione che sta vivendo il suo Paese

“In Iran si stanno verificando violenze ogni giorno: parlarne è il primo passo per fare in modo che la situazione possa cambiare”. Con queste parole l’imprenditore iraniano Hooman Soltani, socio del Distretto Rotary 2042, racconta la difficile situazione che sta vivendo il suo Paese e invita a non spegnere i riflettori sulla repressione operata dal regime iraniano.

Ha 41 anni, abita con la sua famiglia a Lecco e in questa città è chef e proprietario del ristorante Cardamomo Persian Palace. Il pubblico televisivo ha già avuto modo di apprezzarlo su Tv8, considerando che ha vinto la terza edizione della nota trasmissione “Cuochi d’Italia – Il campionato del mondo”. Vive in Italia da 16 anni ma, ovviamente, ha mantenuto un legame forte con l’Iran, dove sono in corso proteste scatenate dopo la morte di Mahsa Amini, una ragazza di 22 anni uccisa dalla polizia morale iraniana per aver indossato male il velo.

In Iran il governo sta reprimendo le manifestazioni massacrando altre donne e uomini definendo i manifestanti pericolosi per la sicurezza nazionale. In questi giorni, poi, al centro dell’attenzione c’è stata la notizia dell’arresto a Teheran della travel blogger romana Alessia Piperno: suo padre Alberto, che ha dichiarato di non aver più avuto tracce della figlia dallo scorso 28 settembre, giorno in cui ha festeggiato il suo compleanno.

“La situazione in cui si trova l’Iran – spiega Soltani – è molto difficile e parlare di quello che sta succedendo è importante. Quasi tutti i giorni si verificano violenze e morti: in strada vengono uccisi uomini e donne, bambini e ragazzi, giovani e adulti. Chiediamo all’Italia , all’Europa e a tutti gli altri Paesi di raccontare quello che sta accadendo. Il regime sta massacrando tantissime persone e il nostro desiderio di futuro: è in corso una guerra tra la dittatura e la civiltà”.

“Le violenze – continua Soltani – stanno proseguendo ormai da tempo. L’Iran è cambiato da quando, con la rivoluzione islamica venne rovesciato il regno dell’ultimo scià, Mohammad Reza Pahlavi. Il giorno dopo l’insediamento del regime, i rivoluzionari uccisero 7mila persone che avevano collaborato con il regno precedente. Per rendere l’idea del clima che si respira, ricordo un episodio che ha riguardato mia mamma: quarant’anni fa, mentre stava uscendo dall’università senza indossare il velo, ha visto avvicinarsi una moto. La polizia la stava seguendo e lei capì che avrebbero voluto farle qualcosa, avevano dell’acido e avrebbero voluto gettarglielo sul viso: riuscì a salvarsi entrando in casa di un conoscente, ma negli anni molte ragazze hanno subito attacchi di questo tipo. Più recentemente, cinque anni fa, sono stati uccisi 1.500 studenti che manifestavano contro il regime chiedendo la libertà. Nel tempo, complessivamente, sono stati uccisi oltre un milione di oppositori: sono molti. Al momento le proteste in corso sono trasversali: coinvolgono donne coraggiose ma anche uomini che chiedono la tutela dei diritti umani. Vorremmo il ritorno a un regime democratico in cui, come avveniva prima della rivoluzione iraniana: portavano il velo le donne che lo volevano ed erano riconosciute le libertà individuali. Perché non è possibile, per esempio, fare una festa di compleanno?”.

Infine, Soltani conclude: “Il primo passo per cambiare la situazione è parlarne. Gli iraniani sanno come comportarsi, ci serve solamente il supporto morale degli altri Paesi. Dal punto di vista politico, invece, chiediamo che i governi non ricevano gli ambasciatori iraniani come sta avvenendo con i talebani per l’Afghanistan”.

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