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Centro per l’Età Evolutiva

I consigli

Come affiancare i figli nei compiti scolastici

È bene chiarire che non esiste una risposta univoca: ogni situazione è unica e il modo migliore per aiutare un bambino dipende da molte variabili

Con l’inizio di un nuovo anno scolastico tutte le famiglie devono riorganizzare i propri ritmi familiari e lavorativi per far fronte alle varie attività pomeridiane. Molti genitori con figli alla scuola primaria scelgono di impegnarsi in prima persona e dedicare del tempo per affiancare i figli nello svolgimento dei compiti pomeridiani. Ma c’è un modo giusto per aiutare i figli nei compiti? Quali sono le strategie più utili?

Innanzitutto, è bene chiarire che non esiste una risposta univoca: ogni situazione è unica e il modo migliore per aiutare un bambino dipende da molte variabili. In questo articolo proveremo a darvi alcuni consigli e alcune linee guida per orientarvi a seconda del vostro specifico contesto.

Un primo fattore da non sottovalutare è la metodologia che utilizza l’insegnante e l’obiettivo che si pone nell’assegnare i compiti per casa: alcuni insegnanti preferiscono vedere gli errori dei bambini per avere un feedback sul loro apprendimento e sulla base di questo programmare le lezioni seguenti, ad esempio soffermandosi maggiormente su un argomento che risulta particolarmente difficile. In altri casi, invece, è utile che i genitori correggano i compiti dei figli perché nel lavoro uno a uno col bambino è possibile analizzare il perché un bambino sbaglia e introdurre strategie per evitare che l’errore si ripeta; gli insegnanti difficilmente riescono ad avere momenti di confronto individuale con il bambino per poter svolgere questa analisi. È bene, quindi, all’inizio dell’anno capire con gli insegnanti qual è il loro punto di vista sulla questione: lasciar sbagliare i bambini o correggere gli errori? Sono i docenti, infatti, i registi dell’attività didattica.

Un’altra variabile importante da analizzare è quanto il bambino è già competente rispetto all’attività richiesta. Se sa già svolgere i compiti con un buon livello di padronanza il ruolo del genitore potrebbe essere limitato al planning iniziale del pomeriggio: controllare insieme quali compiti devono essere eseguiti, ragionare su cosa svolgere prima e cosa dopo, prevedere quanto tempo servirà per ciascuna materia. Questa attività va poi conclusa con una riflessione alla fine del pomeriggio: rivedere quando pianificato per valutare cosa ha funzionato e cosa no e se i tempi previsti erano in linea con quanto poi è stato davvero necessario aiuta il bambino (o il ragazzo) a migliorare progressivamente le proprie capacità di planning e poter poi svolgere questa attività in maggiore autonomia.

Al contrario, se il bambino deve svolgere dei compiti relativi a competenze che sta ancora acquisendo, quindi esercizi che non sa eseguire con sicurezza, il ruolo del genitore può essere quello di affiancarsi all’inizio dell’attività, ripassare con il bambino come un certo esercizio deve essere svolto (ad esempio richiamando le regole o la teoria o riguardando esercizi precedenti), svolgere insieme a lui i primi due o tre items per poi chiedergli di proseguire da solo fino al termine dell’esercizio. Al termine può essere effettuata (previo accordo dell’insegnante) una revisione dell’esercizio e la correzione di eventuali errori. L’approccio all’eventuale errore non dev’essere giudicante (evitare frasi come “ecco, sei sempre il solito, hai fatto un pasticcio”); è invece utile utilizzare l’errore come spia per capire cosa non ha funzionato (analisi dell’errore): chiedersi e chiedere al bambino come mai ha sbagliato (ha applicato la procedura in modo scorretto? Ha svolto solo in parte la consegna? Ha dimenticato la regola? Si è distratto?) con l’obiettivo di trovare strategie da applicare per evitare di ripetere l’errore.

Nel caso di bambini che svolgono attività nuove il ruolo dell’adulto che aiuta con i compiti è quello di rivedere quanto fatto a scuola (riprendere la spiegazione prima di svolgere gli esercizi) e svolgere insieme i primi esercizi per valutare quanto il bambino sa fare.

Infine, se l’attività risulta molto complessa e il bambino commette molti sbagli (pensiamo anche a bambini con difficoltà specifiche di apprendimento) l’adulto può cercare di comprendere quali indicazioni consentono al bambino di procedere senza errori (ad esempio le domande-guida o le frasi che il genitore pronuncia nello svolgere l’esercizio) e predisporre uno strumento promemoria che aiuti il bambino a procedere in modo corretto anche senza l’affiancamento del genitore. Se lo studente non ha difficoltà specifiche di apprendimento tale strumento va poi gradualmente ridotto e tolto, mentre se il bambino presenta un DSA (Disturbo Specifico dell’Apprendimento) il promemoria può diventare uno strumento compensativo da utilizzare anche nel contesto scolastico. Questo approccio è importante per garantire il più possibile un apprendimento senza errori; infatti, se il bambino nello svolgere una attività nuova commette più volte lo stesso errore rischia di automatizzare una procedura sbagliata che risulterà poi difficile da correggere.

Qualunque sia la situazione, è fondamentale prevedere momenti di autonomia del bambino. Anche se solo per tempi brevi, su attività ben scelte e con l’utilizzo di strumenti promemoria è utile che il bambino provi a lavorare da solo, in quanto poi a scuola nel momento della verifica si troverà a non avere il genitore al suo fianco e se non ha mai sperimentato questa modalità di esecuzione rischia di trovarsi spaesato e impreparato.

Inoltre, l’adulto deve porre attenzione al grado di aiuto che fornisce al bambino durante l’esecuzione dei compiti. Capita infatti, in modo inconsapevole, di indirizzare il bambino verso la risposta corretta con lo sguardo o il tono della voce. In questo modo, però, non aiutiamo il bambino ad apprendere la competenza che sta esercitando ma ci sostituiamo a lui nello svolgimento dell’esercizio.

In conclusione, qualunque sia il livello di partenza del bambino e la difficoltà dell’attività che deve svolgere il focus dell’adulto che lo affianca deve essere sull’aiutare il bambino a individuare e utilizzare le strategie di esecuzione più efficaci e sul favorire progressivamente l’autonomia.

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