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Tedxbergamo

Comunicazione tra cervello e computer: l’Ingegnera nucleare Gasparini spiega cos’è la Bci

Secondo la fondatrice del Multimedia Signal Processing Lab: "Potrebbe favorire l'autonomia nelle persone con disabilità e essere utili nelle aziende"

Bergamo. Francesca Gasparini, una dei tredici speaker che domenica 25 settembre calcheranno la scena del TEDxBergamo, racconta i come e i perché della Bci (Brain Computer Interface), la disciplina a cui dedicherà il suo discorso sul palco del teatro Donizetti. Si tratta di un mezzo di comunicazione diretto tra un cervello, o più in generale parti funzionali del sistema nervoso centrale, e un dispositivo esterno quale, per esempio, un computer.

Ingegnera nucleare, Francesca Gasparini si è formata al Politecnico di Milano e nutre forti interessi accademici per il tema della Brain Computer Interface. Insieme al suo gruppo di ricerca prova, proprio in questo orizzonte di scopi, ad interpretare i messaggi che arrivano dal cervello umano.

È fondatrice del Multimedia Signal Processing Lab, dove porta avanti una ricerca focalizzata sull’analisi di questi segnali, spaziando da immagini, audio e video a segnali fisiologici ed elettrofisiologici, in un continuo dialogo tra neuroscienze e tecnologie informatiche.

Essendo anche docente nel dipartimento di informatica e sistemistica dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, coinvolge attualmente i sui studenti nell’indagine su intelligenze artificiali e machine learning.

Se dovesse spiegare che cos’è il Brain Computering, da dove partirebbe?

Partirei dal sottolineare il potere che abbiamo nel nostro cervello, un potere che riserva ancora molti segreti: possiamo leggerlo, e quindi interpretarlo, andando a comandare macchine e computer grazie ai suoi stimoli. E questo è certamente una risorsa per noi esseri umani. Soprattutto per le persone affette da delle disabilità, che potrebbero trovare negli apparecchi che sfruttano questi sistemi una grande mano nel percorso verso la loro autonomia. Potrebbe anche essere utile nelle aziende, se non ci spaventiamo di essere troppo sotto controllo cercando piuttosto il limite fra quel che uno consente di fare e quel che si può fare. Il Brain Computering può anche essere occasione di gioco. È l’espressione più completa della realtà virtuale, l’ultima frontiera nello sviluppo di videogiochi che vedono una partecipazione totale di chi ne fa esperienza.

Ci si devono aspettare tante proposte di cambiamento nel suo discorso di domenica sul palco del TEDxBergamo?

Pur partendo da delle considerazioni molto tecniche, cercherò di illustrare le applicazioni della disciplina nelle cose della vita di tutti i giorni. Avendo per le mani qualcosa di tecnologicamente avanzato, è praticamente un dovere cercare di capire che insegnamenti ne possiamo trarre. Spero di suscitare, con il mio intervento, un certo senso di sorpresa.

Cosa consiglierebbe a qualcuno che vuole avvicinarsi a quest’ambito?

La nostra è una ricerca multidisciplinare, che riguarda tanto gli aspetti metodologici propri della tecnologia informatica e della programmazione quanto la dimensione psicologico-umanistica dell’interazione tra uomo e macchina. Questa comunicazione non è assolutamente sterile e fredda, ed è interessante cercare sempre nuovi modi per renderla partecipata ed emotiva: a questo serve un approccio che guarda a più materie di studio, serve aprire la mente alla ricerca di una conoscenza globale. Per questo è necessaria una formazione più trasversale, una comunicazione tra competenze diverse, in tutti gli ambiti della ricerca futura.

A che punto siamo arrivati con il Brain Computering in Italia?

Questo settore è già molto sviluppato anche in Italia, e offre già un’accessibilità ai suoi prodotti. Su Amazon, per esempio, si possono acquistare apparecchi che sfruttano questa tecnologia da usare nella propria casa. È prevalentemente a scopo ludico, ma non solo. Va ben più in là di Alexa, che passa attraverso la voce, poiché quello di cui ci occupiamo qui sono apparecchi che funzionano attraverso il puro pensiero. E con la voce se vuoi puoi mentire, con il pensiero forse un po’ meno.

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