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Impegno green

Dalla scelta del “bio” alla divulgazione: Bellini ambasciatrice della transizione ecologica

L’azienda di Zanica, specializzata nella produzione di lubrificanti, 15 anni fa scelse di invertire la rotta e di investire in prodotti di origine naturale: oggi è anche consulente per partner e clienti e prova a convincerli della bontà di un cambiamento che va a vantaggio di tutta la comunità

Zanica. Se il mondo delle imprese fosse un social network, il termine “transizione ecologica” sarebbe senza dubbio ai primi posti tra i trending topic del momento: perché se la ricerca di una maggiore sostenibilità tramite un nuovo sistema energetico virtuoso basato su fonti rinnovabili è stato per anni segno distintivo degli imprenditori più sensibili al tema “green”, oggi è diventata quasi una necessità.

Chi, anticipando i tempi, questa scelta l’aveva già fatta nel 2007 è la Bellini Spa di Zanica, azienda specializzata nella produzione di lubrificanti che ha deciso di assumere il ruolo di “divulgatrice” di quella che a tutti gli effetti è una filosofia, ancora prima di essere un metodo di lavoro.

Ormai quindici anni fa l’impresa a carattere familiare oggi guidata dalla terza generazione rappresentata da Marco, Stefano e Andrea Bellini ha scelto di puntare con decisione su lubrificanti biodegradabili che potessero garantire prestazioni addirittura migliori rispetto ai prodotti a base minerale, derivati del petrolio.

Un investimento non da poco, considerati i costi delle materie prime, ma che è diventato ben presto una battaglia di consapevolezza e tutela ambientale, perché da allora Bellini promuove presso i propri partner e clienti questo tipo di soluzione, illustrandone i molteplici pregi.

Lo ha fatto anche durante la prima delle tre giornate della “Open House” organizzata dal 22 al 24 settembre nello stabilimento di via Don Milani 8, un impianto da 12mila metri quadrati nei quali oltre a produzione e stoccaggio trova spazio anche un laboratorio di ricerca e sviluppo all’avanguardia capace di ideare nuove miscele e analizzarne costantemente (anche a distanza di mesi) le performance o eventuali difetti.

L’obiettivo primario dell’evento è stato quello di calarsi nelle realtà delle officine meccaniche e dimostrare come già oggi ci siano moltiplici strumenti o soluzioni per portare le aziende manifatturiere a dotarsi di processi produttivi più sostenibili, sicuri ed efficienti: cultura del green e impatto zero, ma in Bellini sanno benissimo che la scelta del biolubrificante non deve avere alcun compromesso prestazionale.

Ma oggi, a parità di prezzo e prestazioni, già il 90% dei clienti sceglie il lubrificante bio, arrivato a rappresentare quasi il 50% della produzione, percentuale in forte crescita e in controtendenza rispetto alla curva al ribasso che negli ultimi 12 anni ha disegnato il lubrificante di origine minerale.

Un trend ormai irreversibile.

“In Bellini l’attività di ricerca e sviluppo è concentrata esclusivamente sul prodotto green – sottolinea il presidente Marco Bellini – Questo perché abbiamo visto che i lubrificanti a base bio è già più performante rispetto agli altri, dimostrando poi in laboratorio che performance più elevate potevano essere ottenute solo in questo modo, mentre il prodotto minerale per aumentare di poco le proprie prestazioni aveva bisogno di un grande sforzo. Il biolubrificante è in grado di ridurre il coefficiente di attrito del 20% e di conseguenza anche lo spreco di energia dovuto all’attrito stesso”.

Vantaggio solo prestazionale? No, al risparmio energetico ed economico, si aggiunge ovviamente quello ambientale, dato dalla minore emissione di gas serra, metano e Co2. Ma l’assenza di idrocarburi policiclici aromatici porta anche un vantaggio in termini di salute, in quanto viene a mancare l’elemento cancerogeno dei lubrificanti classici, coi quali in Italia si stimano lavorino a contatto diretto o indiretto oltre 1,2 milioni di persone.

“Abbiamo intrapreso questa strada perché ci abbiamo creduto anche quando non c’era questa attenzione sulla sostenibilità e al tema ambientale – continua ancora Bellini – Abbiamo investito in ricerca e sviluppo, abbiamo accettato di pagare di più le materie prime: poi il lavoro maggiore è stato quello di raccontare al cliente le potenzialità, dimostrare che la scelta è possibile. Ci sono lavorazioni nelle quali questa transizione è più facile, altre più complicata o addirittura impossibile per mancanza della necessaria tecnologia. A distanza di poco più di 10 anni, dal 2010 al 2021, un sondaggio effettuato tra nostri potenziali clienti ci dice che al primo posto delle caratteristiche che ricercano c’è sempre la performance del prodotto, ma l’ambiente dall’ultimo posto ha superato in termini di importanza il prezzo e il minor rischio di manipolazione. Quindi la consapevolezza è aumentata notevolmente: qualcuno lo fa perché è convinto di poter cambiare davvero le cose, altri perché obbligati a garantire determinati standard. Idealmente noi vorremmo raggiungere il 100% di prodotto bio all’interno della nostra produzione, ma per arrivarci servirebbe un forte intervento di tipo normativo che lo supporti”.

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