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Il congedo

Una vita tra inseguimenti e prevenzione: Scerra va in pensione dopo 29 anni a Dalmine

Il luogotenente dei carabinieri, originario di Gela, si sente ormai un bergamasco: "Mi dedicherò alle camminate in montagna, alla mia famiglia, all'Associazione nazionale dell'Arma e alla protezione civile"

Dalmine. Il 21 settembre è stato il suo sessantesimo compleanno, data che quest’anno ha coinciso con il suo ultimo giorno di lavoro. Il luogotenente Giuseppe Scerra è andato in pensione e dopo 29 anni ha lasciato la stazione dei carabinieri di Dalmine, della quale dal 2001 era comandante.

Nelle sue ultime ore in ufficio indossa abiti civili: “Devo riconsegnare la divisa e tutte le dotazioni alla Compagnia di Treviglio”, dice. Ma nella voce non si percepisce quella malinconia che spesso prende chi lascia dopo tanto tempo la propria professione.

Poteva rimanere altri 5 anni in servizio, l’Arma lo consente “ma nell’ultimo anno me la sono vista brutta – racconta -. Ho preso il Covid, sono stato male, mi hanno ricoverato per tre settimane, anche in terapia sub-intensiva. Portavo tutto il giorno la maschera facciale per l’ossigeno e quando me la toglievano mi mettevano quella che copre solo la bocca. Sono stato assente per malattia per otto mesi e mi trascino ancora qualche leggero sintomo del long Covid”.

Ora sta bene, non vede l’ora di andare a camminare in montagna. “Faccio solo un po’ fatica a fare le scale, ho il fiatone. Ed è anche per questo che ho deciso di andare in pensione. Da quando sono rientrato sarò uscito di pattuglia quattro volte al massimo, sono sempre in ufficio. Soprattutto perché quando si esce si è in due e uno deve tutelare l’altro, non essendo in condizioni ottimali preferisco non rischiare. La sicurezza dei miei carabinieri è una cosa fondamentale”.

Il coronavirus ha provato i suoi polmoni, ma fino a pochi anni fa non si risparmiava durante gli inseguimenti. “Avrò avuto 56 anni e insieme ad un mio brigadiere stavamo facendo un appostamento per cercare di arrestare uno spacciatore – racconta -. Ad un certo punto è arrivato il fornitore con la macchina, il mio collega lo ha fermato mentre l’altro si è dato alla fuga. Io gli sono corso dietro, sono riuscito a raggiungerlo e alla fine l’ho acciuffato. Pensavo mi scoppiasse il cuore per lo sforzo”, dice ridendo.

Ai muscoli preferisce usare il cervello “come i senatori romani”. Infatti una sera, in un periodo in cui c’era un gruppo di ragazzi che spesso di notte scavalcava le recinzioni della piscina per andare a farsi il bagno, lui e i suoi si sono presentati al cancello. “C’è stato un fuggi-fuggi generale ma quella volta, invece di rincorrerli, abbiamo visto che avevano lasciato gli zainetti a bordo vasca. Così non abbiamo fatto altro che leggere i loro nomi sui documenti e li abbiamo identificati, senza correre”.

Giuseppe Scerra è originario di Gela, ma ormai, dopo tutti questi anni, si sente un dalminese. Dalla Sicilia è venuto a Lodi durante il servizio di leva, dov’era capocarro nei Cavalleggeri. Un mese prima del congedo ha vinto il concorso ed è entrato alla scuola Sottufficiali dell’Arma a Velletri, ha fatto il tirocinio a Messina e a Firenze Santa Maria Novella, poi è stato trasferito in provincia di Bergamo, come vicecomandante della stazione di Cisano Bergamasco.

“Lì ho conosciuto mia moglie Marzia, che è di Pontida. Abbiamo due figli, una di 31 anni e l’altro di 26”, dice.
Dopo sei mesi a Concesio, in provincia di Brescia, è stato trasferito al Nucleo radiomobile di Tirano, in Valtellina. “Posso essere sincero? Mi annoiavo, non succedeva mai niente. Tutta brava gente da quelle parti, non avevo stimoli. Così, non appena si è aperta una posizione a Dalmine, sono venuto qui, prima come vicecomandante e poi dal 2001 comandante”.

E la cittadina dell’hinterland gli ha dato soddisfazione: “Si trova in una posizione strategica, tutti i delinquenti bene o male passano di qui. C’è l’autostrada, l’aeroporto, in venti minuti si arriva a Milano, a Lecco, si raggiungono le Valli”.

Com’è cambiata l’attività dei carabinieri in questi ultimi 30 anni?

“Quando sono arrivato a Dalmine c’erano ancora le macchine da scrivere Olivetti Linea 98. Io usavo il mio computer personale, lo portavo al lavoro. Non l’aveva nessuno e io avevo salvato tutta una serie di moduli, di verbali. Così i colleghi me li chiedevano, li compilavo in base all’esigenza e glieli stampavo e loro non dovevano riscriverseli sempre tutti daccapo. La tecnologia ha velocizzato molto alcune procedure, il lavoro in un certo senso si è snellito anche se la burocrazia resta comunque tanta. Inoltre i dispositivi di sicurezza come le telecamere, o lo banche dati centralizzate, danno un grandissimo supporto alle indagini”.

Il comandante Scerra ha puntato molto sull’attività di prevenzione nei settori che toccano la cittadinanza da vicino, come le truffe e i furti in abitazione: “Per lavorare in questo senso serve un contatto diretto con i cittadini, bisogna essere loro accanto e far capire che i carabinieri ci sono, sono dalla loro parte, si devono fidare di noi. Abbiamo lavorato per far passare il concetto di sicurezza partecipata, loro sono i nostri occhi sul territorio, con il loro aiuto riusciamo a vigilare ancora meglio. Facciamo incontri nelle scuole, addirittura negli asili, ci facciamo vedere alle manifestazioni pubbliche, alle cerimonie, alle funzioni religiose. È più facile che qualcuno si avvicini durante una processione per fare una segnalazione, invece di suonare il campanello in caserma. La prevenzione funziona, lo dicono i numeri, infatti i reati sono diminuiti notevolmente”.

Spesso l’ufficio del comandante Scerra si è trasformato “in un confessionale. Le persone vengono qui anche solo perché hanno bisogno di parlare, di sfogarsi, di ricevere un consiglio, sicuri della nostra riservatezza. E, se ci sono avvisaglie di qualche fatto che merita di essere approfondito, spesso riusciamo a convincerle a denunciare. Succede soprattutto quando si tratta di maltrattamenti in famiglia, di donne o di bambini che vivono in un contesto di violenza”.

Ottima anche la collaborazione con le altre forze dell’ordine, con la polizia locale, con la vigilianza privata, con le varie amministrazioni comunali che si sono succedute. Ora Scerra si dedicherà alla sua famiglia: “Ho tolto loro tanto tempo a causa del mio lavoro, si meritano la mia attenzione. E poi farò sicuramente parte dell’Associazione nazionale carabinieri e della protezione civile. Di sicuro non mi annoierò”.

La guida della stazione passa ora ad Attilio Paolillo, che arriva dalla caserma di Calusco d’Adda dove era comandante.

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