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Centro per l’Età Evolutiva

L'analisi

Come capire se gli adolescenti hanno bisogno di aiuto

È più frequente che il disagio venga espresso tramite modalità di comunicazione non verbali, quali il comportamento, il cambiamento dell’umore, il sintomo

Cosa succede in una famiglia quando un figlio, magari nel pieno dell’adolescenza, mostra un disagio che non si riesce a comprendere, contenere, gestire? Ha scatti di rabbia, si isola, il rendimento scolastico si abbassa repentinamente e instaurare un dialogo diventa sempre più difficile? Come capire quando è necessario chiedere aiuto?
Durante la crescita i genitori cercano di guidare e accompagnare i propri figli, ma non è un compito facile: a volte possono notare degli inspiegabili cambiamenti nell’umore, nei comportamenti, nelle relazioni interpersonali del figlio, cambiamenti che segnalano che è successo qualcosa, che c’è un disagio di cui è importante occuparsi, per poter andare avanti nel modo più sano e sereno possibile.
Per un adolescente parlare del proprio disagio, piccolo o grande che sia, non è semplice. È più frequente che il disagio venga espresso tramite modalità di comunicazione non verbali, quali il comportamento, il cambiamento dell’umore, il sintomo. Quando non si hanno le parole, è spesso il corpo che parla. Sono allora un mal di pancia improvviso e senza motivo, oppure un’agitazione e irrequietezza quando non c’è apparente motivo di agitarsi, o un’ostinata chiusura in sé stessi, che “prendono la parola”.
Tra i vari segnali di disagio che è importante prendere in considerazione, possiamo ricordarne alcuni tra i principali, che sono:
• cambiamenti e sbalzi dell’umore (es. il tono dell’umore dell’adolescente cambia e si caratterizza con una persistente tristezza e chiusura; oppure con iperattivazione e agitazione);
• cambiamenti nella condotta (es. il ragazzo inizia a mettere in atto condotte aggressive, manifesta crescente iperattività, cambiamenti nella condotta alimentare, ecc.);
• disturbi psicosomatici e problematiche fisiche improvvise (es. mal di pancia ricorrente, mal di testa, senza che ci sia un’apparente motivazione su base organica);
• disturbi del sonno (es. difficoltà ad addormentarsi, risvegli notturni, incubi che iniziano a perturbare il normale periodo di sonno);
• manifestarsi o acuirsi di fobie e paure (es. paura di animali, di stare da solo, di affrontare l’impegno scolastico o le relazioni con i compagni, paura di entrare in classe, paura di interagire con gli altri, ecc.);
• manifestarsi di un’eccessiva quota di agitazione e ansia (es. ansia che interferisce nelle relazioni con gli altri sia nel tempo libero che nelle attività scolastiche; agitazione e ansia in classe, ecc.);
• difficoltà scolastiche e negli apprendimenti (es. calo del rendimento scolastico improvviso, nonostante l’impegno);
• difficoltà nelle relazioni con gli altri (es. con i coetanei e/o con gli adulti, difficoltà a socializzare, isolamento, chiusura).
È importante non banalizzare questi segnali: non si tratta di semplici capricci, spesso si tratta di una vera e propria comunicazione – nella forma più immediata e a volte più drammatica – di una difficoltà, di una problematica che deve essere accolta. Sostenere, ascoltare davvero, dimostrare attenzione senza invadenza significa legittimare il dolore che l’adolescente prova senza giudicare. Solo in un secondo momento si potrà intervenire per sostenerlo ed aiutarlo a superare al meglio le piccole o grandi difficoltà che sta vivendo. Nel caso in cui i genitori sentono di non riuscire a comprendere cosa stia accadendo a loro figlio è fondamentale rivolgersi ad uno psicologo dell’età evolutiva. Il sostegno psicologico agli adolescenti può essere richiesto direttamente dai ragazzi, o dai genitori che si trovano a vivere o percepire segnali importanti di stati di sofferenza. Per l’adolescente chiedere un aiuto psicologico non è sicuramente facile, generalmente è molto forte l’ambivalenza emotiva fra il chiedere aiuto e il lasciar intendere o mostrare il proprio stato di bisogno senza però esplicitarlo. È molto importante, allora, che i genitori sappiano cogliere i segnali di disagio che l’adolescente manifesta in modo che possano farsene portavoce.

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