• Abbonati
Bergamo segreta

Il Castello di Cividate al Piano, una rocca al centro delle dispute fra Bergamo e Brescia

Oggigiorno rimane tuttavia poco dell'antica fortificazione della quale spiccano alcuni tratti di muro in ciottoli fluviali, tracce di fossati, la base di una torre e i resti del portale d’ingresso

La rivalità fra Bergamo e Brescia ha sempre destato particolare curiosità lungo la penisola italiana.

L’acceso confronto fra le due città lombarde non si ferma semplicemente ai tradizionali sfottò calcistici, ma ha basi storiche come testimoniato dal Castello di Cividate al Piano.

Costruita nei pressi del fiume Oglio, la struttura fortificata è stata infatti al centro delle diverse dispute territoriali che interessarono i capoluoghi nel Medioevo, tanto da diventarne in alcuni periodi il centro degli scontri militari.

L’edificio sarebbe stato costruito durante l’Alto Medioevo rafforzando così il sistema difensivo creato dai vescovi di Bergamo attorno al piccolo villaggio sorto sulle ceneri dell’antica civitas romana.

A cavallo fra l’XI e il XII secolo la rocca passò nelle mani del Comune di Bergamo che insediò nella zona diverse famiglie appartenenti al campo ghibellino come i Pensamigola, i Vegii, i Bellebono, i Terzi e i Balestra.

Ben presto il castello fu però al centro delle dispute fra Bergamo e Brescia, scatenate nel 1126 dalla cessione agli orobici dei feudi di Volpino, Ceratello e Onalino da parte di Giovanni Brusati e divenute sempre più intense con il passare dei decenni.

Le intense battaglie che videro protagoniste le due fazioni coinvolsero in particolare le varie fortificazioni di confine fra le quali non venne risparmiato il maniero di Cividate, che visse a breve distanza la sconfitta patita dai bergamaschi nel 1156 in località Grumore.

Situazione peggiore è stata quella vissuta in occasione della Battaglia della Malamorte andata in scena il 7 luglio 1191 proprio nei pressi del castello e che vide un’ulteriore pesante sconfitta per l’esercito bergamasco, costretto a lasciare oltre duemila uomini sul campo.

L’evento bellico più celebre rimane tuttavia la Battaglia di Cortenuova, combattuta il 27 novembre 1237 nell’omonimo comune da Federico II di Svevia contro l’esercito della seconda Lega Lombarda.

Intenzionato a reprimere la rivolta scatenata dai comuni italiani sostenuti dal papa, il sovrano del Sacro Romano Impero decise di scendere nella penisola fingendo di ripiegare verso Cremona e ingannando le truppe della Lega che smobilitarono così le proprie protezioni.

Questa tattica portò Federico II ad accamparsi diciotto chilometri più a sud di Cortenuova in attesa di veder i nemici attraversare il fiume Oglio, un’azione che sarebbe stata segnalata dalla guarnigione bergamasca di stanza a Cividate al Piano attraverso l’accensione di un fuoco.

Al fine di adempiere al meglio il compito, i soldati orobici non si limitarono a lanciare segnali di fumo dal castello, ma preferirono bruciare direttamente la chiesa di San Nicolò svolgendo così un ruolo decisivo nella vittoria imperiale.

Dopo il successo di Federico II, le terre della contea guelfa di Cortenuova vennero confiscate e date in affitto a varie famiglie ghibelline che preferirono distribuire i propri contadini nei vicini comuni di Martinengo e Cividate, ampliando così la popolazione presente nel villaggio.

Nonostante il ruolo svolto, la rocca di Cividate venne distrutta nel 1404 dalle truppe guelfe provenienti dal Lodigiano lasciando poi spazio a una fase di ricostruzione avviata dopo il 1428 quando il territorio passò sotto il dominio della Repubblica di Venezia.

Oggigiorno rimane tuttavia poco dell’antica fortificazione della quale spiccano alcuni tratti di muro in ciottoli fluviali, tracce di fossati, la base di una torre e i resti del portale d’ingresso.

Quest’ultimi rappresentano le ultime testimonianze di un complesso basato su un impianto quadrangolare con doppia cinta muraria, in particolare quella più esterna dotata probabilmente di quattro torri d’angolo e di un ingresso oltreché di un ponte levatoio aperto sul lato meridionale.

La sua posizione elevata consentiva inoltre il controllo dell’intera pianura bresciana, offrendo così una visuale particolarmente ampia su quanto accadeva nei territori circostanti.

Fonti

Graziella Colmuto Zanella (a cura di), Territorio e fortificazioni, Bergamo, Edizioni dell’Ateneo, 1999

Flavio Conti, Vincenzo Hybsch, Antonello Vincenti,  I castelli della Lombardia, Novara, Istituto geografico De Agostini, 1990

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI