• Abbonati
La storia

Irit, ex bimba di Sciesopoli sfuggita al nazismo, torna a Selvino: “Aiutateci a trovare chi la ospitò”

Il Comune cerca la famiglia che la accolse insieme alla mamma all'età di 5 anni: "Ricorda una fattoria con mucche, galline e un grande noce"

Selvino. Irit, in ebraico, significa “asfodelo”: una pianta da cui si ricava un ottimo miele. Ma Irit, in questo caso, è il nome di un’ex bambina di Sciesopoli, la colonia per i balilla fascisti diventata una struttura in grado di accogliere centinaia di bambini ebrei sopravvissuti ai ghetti e ai campi di concentramento. Moltissimi di loro orfani.

Mercoledì 15 settembre, Irit Zhavit tornerà a Selvino, dove all’età di 5 anni era stata ospitata con la mamma da una famiglia del luogo. Il Comune sta cercando di individuare questa famiglia, e per arrivare al più ampio numero di persone possibile ha lanciato un appello attraverso i suoi canali social. “Se qualcuno avesse informazioni, sarebbe davvero bello poter farle rincontrare qualcuno della famiglia”, si legge sulla pagina Facebook del Comune. Irit, però, ricorda solo qualche dettaglio di quell’esperienza: “Una fattoria con mucche, galline e un grande noce”.

“Questa signora era arrivata con la mamma nel dopoguerra – racconta il sindaco di Selvino, Diego Bertocchi -. A Sciesopoli stavano accogliendo tutti i bambini ebrei orfani, ma loro, essendo mamma e figlia, furono indirizzate da una famiglia nei pressi dell’edificio. La signora aveva cinque anni e ricorda solo questi momenti: di aver passato gran parte delle giornate in una casa di contadini che avevano mucche e galline. E che in alcuni momenti raggiungevano Sciesopoli per incontrare la loro gente e condividere anche con loro le giornate. Non sappiamo di più”.

Tra il 1945 e il 1948 a Sciesopoli sono stati accolti circa 800 bambini e ragazzi scampati allo sterminio. Nell’ottobre del 2019, l’amministrazione ha inaugurato il MuMeSE, il Museo Memoriale Sciesopoli Ebraica- Casa dei Bambini di Selvino, in memoria dei bambini che sopravvissero alla guerra e alla Shoah. “Nei giorni felici, ma non facili, trascorsi a Selvino – si legge sul sito del Comune – ritrovarono il sorriso e la speranza di una nuova vita, nonostante le inguaribili ferite dei ghetti rasi al suolo, delle fughe, delle fucilazioni di massa, delle deportazioni e delle camere a gas, che hanno contrassegnato la loro vita e la storia del Novecento nella pianificazione scientifica di un genocidio terribile”. Di quel periodo, Irit Zhavit vuole ritrovare almeno la parte meno buia.

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
Più informazioni
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI