Gli ultimi mesi sono stati segnati da tante morti. Pensiamo, per esempio, a chi ha perso la vita in un incidente in montagna, alle vittime della strada (spesso giovani e giovanissimi), a chi è mancato perché è stato colpito da un fulmine e alle persone che ci hanno lasciato perché si trovavano nel posto sbagliato al momento sbagliato. Non si possono non ricordare, per farsi un’idea, la bambina schiacciata da una statua di marmo nel giardino di un albergo a Monaco di Baviera e la 27enne morta dopo essere stata colpita da una persiana in Francia, ma si potrebbero citare tanti altri lutti.
Le vittime spaziano dai 7 ai 55 anni: notizie drammatiche come queste colpiscono ognuno di noi, ci interpellano e ci fanno riflettere. Da un lato ci inducono a pensare come sia facile perdere la propria vita e dall’altra evidenziano l’importanza di fare in modo che abbia senso affinché possa essere vissuta pienamente. Lo spiega padre Francesco Cavallini, gesuita bergamasco: “Quelle che si sono verificate nelle ultime settimane sono morti assurde, si potrebbe dire accidentali, inspiegabili. Eventi drammatici come questi ci inducono a interrogarci su quanto la vita sia fragile e vulnerabile. Non c’è predestinazione e nemmeno punizione, la questione è che la vita può finire da un momento all’altro”.
“Apprendendo di avvenimenti come questi – prosegue padre Cavallini – possiamo elaborare un senso della vita che le dia significato anche quando si va incontro a una morte senza senso. Dobbiamo elaborarli per far sì che la nostra vita abbia senso anche qualora si verifichi una morte senza senso. E cristianamente ritengo che a dare senso alle nostre vite sia l’amore che viviamo”.
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