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Trekking

I Laghi di Valgoglio, un impegnativo anello a cavallo fra Val Seriana e Val Brembana fotogallery

Posizionati all'ombra dei monti Madonnino e Cabianca che separano la Val Seriana alla Val Brembana, i laghi hanno rappresentato una risorsa importante per l'area complice la produzione di energia idroelettrica

Valgoglio. Chi ama il panorama dei laghetti alpini non può che visitare Valgoglio e la sua vallata.

Il piccolo comune della Val Seriana è infatti celebre per il percorso che consente di visitare i cinque specchi d’acqua attraverso un tragitto lungo poco più di dieci chilometri per un totale di oltre cinque ore di camminata e mille metri di dislivello positivo.

Posizionati all’ombra dei monti Madonnino e Cabianca che separano la Val Seriana alla Val Brembana, i laghi hanno rappresentato una risorsa importante per l’area complice la produzione di energia idroelettrica.

L’ampio sistema realizzato nella prima metà del Novecento è visibile sin dalla partenza del tracciato posta in località Bortolotti (1146 metri sul livello del mare) dove è possibile lasciare le auto nei parcheggi adibiti e utilizzabili previo l’acquisto del “gratta e sosta” nelle strutture presenti nel centro del paese.

Da lì si imbocca una ripida strada che accompagna nei pressi dell’ampia condotta verde che accompagna gli escursionisti il sentiero CAI numero 268 che attraversa un’ampia faggeta, infiammata in autunno dagli accesi colori delle foglie morte.

Salendo per poco più di un’ora lungo pendenze non troppo impegnative e superando una piccola fontanella, gli appassionati di trekking si trovano di fronte a un bivio che consente in entrambi i casi di raggiungere i laghetti.

Intraprendendo a sinistra lungo il sentiero CAI numero 228 il percorso diventa più ripido e si snoda per circa mezz’ora lungo alcuni tornanti che toccano prima le costruzioni dei guardiani delle dighe e successivamente il Lago Sucotto (1854 metri).

Una distanza simile viene percorsa proseguendo lungo il sentiero 268 dove è necessario superare una breve gradinata prima di giungere nei pressi del caseggiato ENEL e, dopo pochi minuti, all’altezza del primo bacino artificiale.

Capace di alimentare il torrente Goglio, il Lago Sucotto è chiuso da una diga che contiene sia le acque provenienti dallo scioglimento delle nevi che quelle derivate dal Lago Cernello (1958 metri), posto poco più a monte e raggiungibile in un paio di minuti di cammino.

Sulle sponde di quest’ultimo si può incontrare il primo punto di ristoro per i gitanti, la Baita Cernello, gestita dai volontari del CAI di Alzano Lombardo e attiva in particolare durante il periodo estivo.

Imboccando il sentiero CAI numero 229 il tracciato prosegue con soli piccoli strappi per un’ora circa toccando prima il Lago Campelli (2036 metri) e successivamente il Lago d’Aviasco (2062 metri), punto più all’alto dell’intera gita e luogo dove osservare con attenzione l’intera vallata.

Da lì inizia la breve discesa che conduce al Lago Nero (2023 metri) dove è possibile sostare all’omonima baita e guardare i monti riflettersi sulla superficie del bacino e creare un particolare effetto che ha dato il nome allo specchio d’acqua.

Costruito dalla Società Crespi a cavallo fra il 1924 e il 1929, la struttura fu al centro di un caso di cronaca nera avvenuto il 20 ottobre 1933 e che vide coinvolti alcuni operai impegnati in un lavoro di iniezione cementaria destinata al muraglione della diga.

Posizionati su un ponte pensile affacciato sul lago, i manutentori furono investiti dal crollo della piattaforma venendo così improvvisamente inghiottiti dalle acque particolarmente profonde e rese ancor più inaccessibili dal gelo incombente.

In due si salvarono aggrappandosi a chiodi e galleggianti, mentre Pietro Sacchi, Giuseppe Terzi, Pietro Boccardi e Bortolo Costa persero la propria vita annegando nello scuro bacino.

Una volta lasciatisi alle spalle il Lago Nero si percorre una irta mulattiera che riporta al caseggiato ENEL e immette nuovamente i gitanti sulla via del ritorno dopo aver attraversato nuovamente gli ampi boschi che costeggiano l’area.

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