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Il ritrovamento

Clochard morto a Roma, in passato pasticcere di Valbrembo

Era stato condannato a 16 anni per l'omicidio di una 83enne in Sardegna. In paese, chi lo conosceva, lo ricorda come una persona disponibile: "Forse voleva reinserirsi nella società dopo aver pagato per quel che ha fatto, ma non è sempre facile"

Valbrembo. “Faceva il pasticcere, ma per qualche tempo aveva lavorato con me al bottonificio Fenili di Valbrembo. Da un giorno all’altro se ne era andato. Si era ripresentato qualche tempo dopo per chiarire l’accaduto, prima di scomparire di nuovo. Forse era diretto in Sardegna”. Un ex collega, che preferisce mantenere l’anonimato, si ricorda ancora di Giorgio Arzuffi, il 70enne originario di Valbrembo trovato morto giovedì mattina a Roma, seduto sul muretto vicino all’ingresso dei giardini di Castel Sant’Angelo, rifugio di senzatetto a pochi passi dal Vaticano. A trovarlo privo di sensi, intorno alle 7 del mattino, i volontari che aprono i cancelli del monumento, zona quotidianamente affollata dai turisti.

La notizia della morte è stata riportata dal Corriere Roma e all’inizio si pensava che l’uomo potesse essere caduto dalle mura del Castello. Proprio in Sardegna, dove era diretto secondo l’ex collega, Arzuffi era stato condannato con rito abbreviato a 16 anni dal tribunale di Nuoro per l’omicidio di Giovanna Pelleu, 83enne strangolata e gettata in un burrone il 24 settembre 2003 (delitto per il quale era stata arrestata anche la compagna dell’uomo, nonché nipote della vittima). Dopo la scarcerazione, nel 2012, era stato accolto dalla Comunità di don Giustino, da dove si era allontanato qualche mese fa.

A quanto pare, il 70enne non godeva di buona salute. Per qualche mese era rimasto nel centro di accoglienza che aveva lasciato prima dell’estate: forse per cercare di rifarsi un pezzetto di vita, senza per questo abbandonare la strada. Sofferente di cuore, aveva trovato rifugio nei giardini di Castel Sant’Angelo, dove era conosciuto anche dai volontari di alcune associazioni. Sul fatto che Arzuffi sia morto a causa di un malore – scrive il Corriere – non dovrebbero esserci dubbi: sul corpo disteso a terra non c’erano segni di violenza, il magistrato non ha disposto l’autopsia e la salma è stata affidata alla figlia, rintracciata dai carabinieri della Compagnia di San Pietro.

A Valbrembo, chi lo conosceva, lo ricorda così: “Era una personale come le altre. Veniva da una buona famiglia e con me è sempre stato disponibile e cordiale – racconta una persona a lui vicina, che a sua volta chiede di restare anonima -. L’ultima volta che lo vidi, mi disse che voleva andare in Toscana, o in Sardegna. Forse quando è uscito dal carcere pensava di reinserirsi nella società, ma non sempre è facile e non tutti ci riescono. Oggi non posso fare altro che pregare per lui”.

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