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Il report

Covid, calano i contagi e i ricoveri in terapia intensiva: i decessi scendono da 29 a 10

in Lombardia si registra una diminuzione nel numero dei positivi: sono stati infatti 21.316 i nuovi casi che, rispetto ai 33.135 della settimana precedente, danno un decremento del 35,7%. Vedremo più avanti il motivo del calo maggiore rispetto al dato nazionale

Bergamo. Prosegue anche questa settimana (9/15 agosto) il calo dei contagi. I nuovi casi a livello nazionale sono stati 184.051 (-30,6% dai 265.319 del periodo precedente);media giornaliera 26.293 (da 37.903). Il rapporto positivi/tamponi medio cala dal 16,87 % al 15,03%.

Si registra una ulteriore diminuzione per quanto riguarda il numero dei ricoverati in Terapia Intensiva, che scendono dai 339 della scorsa agli attuali 301. Scende anche il numero dei pazienti in Area Covid, che passa da 9.052 a 7.504.

In diminuzione anche il numero dei nuovi ingressi in T.I., che passa da 214 del periodo precedente agli attuali 194. In calo i decessi: nel periodo osservato sono stati 853 (1.042 nel precedente).
I tamponi totali sono stati 1.221.492, ovvero la metà di quelli effettuati un mese fa: molto pochi. L’82,7% dei quali di tipo antigenico rapido.

Scendono gli indici di occupazione, sia nei Reparti Covid, dal 14,1% all’ 11,7%, sia nei Reparti di Terapia Intensiva: dal 3,4% al 3%. Prosegue da settimane la diminuzione dei pazienti in isolamento domiciliare: in quella appena conclusa sono stati 859.259 (erano 1.044.776).

In ribasso l’Rt, da 0,85 a 0,78. Diminuiscono anche la curva dei contagi: da 0,18 a 0,12 e l’indice di contagio ogni 100 mila abitanti: da 445 a 312.

Lombardia e Bergamo
Anche in Lombardia si registra una diminuzione nel numero dei positivi: sono stati infatti 21.316 i nuovi casi che, rispetto ai 33.135 della settimana precedente, danno un decremento del 35,7%.
Vedremo più avanti il motivo del calo maggiore rispetto al dato nazionale.

Si registra un calo per quanto riguarda il numero dei ricoverati in Area Covid: da 1.125 a 905; e per quello dei pazienti in Terapia Intensiva, che passa da 35 a 31.
Aumenta leggermente il numero dei nuovi ingressi in T.I. che passano da 11 a 14.
I suddetti numeri determinano quindi una diminuzione nell’indice relativo all’occupazione dei Reparti Covid che passa dal 10,8% all’8,7%, e per quello dei Reparti di Terapia Intensiva: dall’1,9% all’1,7%.

Diminuisce il numero dei decessi settimanali: da 222 a 168.
Per quanto riguarda gli attualmente positivi, si registra ancora una diminuzione: sono ora 57.490 (erano 91.741 la settimana scorsa); lo stesso anche per quanto riguarda le persone attualmente in
isolamento domiciliare, che sono ora 56.554 (erano 90.581).

Cala l’incidenza dei casi ogni 100mila abitanti, che passa da 320 a 230; scende anche l’indice medio settimanale di positività: dal 14,7% al 13%.
Diminuisce anche nella provincia di Bergamo il numero dei positivi, nel periodo osservato i nuovi casi sono stati 2.303 (3.648 la settimana scorsa), con una diminuzione quindi del 36,9%.

Si registra una diminuzione nel numero di pazienti ricoverati nel Reparto Covid nell’ospedale cittadino: sono ora 27 (erano 42 la settimana scorsa). Salgono di due unità i ricoveri in Terapia Intensiva: da 4 a 6. Sono ora circa 100 i ricoverati per Covid nell’intera bergamasca. In forte calo il numero dei decessi, da 29 a 10. Scende l’indice di contagio ogni 100 mila abitanti: da 329 a 208.

Gli spostamenti sul territorio determinano anomalie sui dati
Le reali dimensioni del contagio, sebbene all’interno di un trend sicuramente in calo, sono in questa fase di difficile interpretazione a causa degli spostamenti della popolazione sul territorio, legati al periodo delle ferie estive. La riduzione dei casi della Lombardia, per usare come esempio la Regione più popolosa, è almeno in parte dovuto alle positività di cittadini lombardi testati e trovati
positivi in altre Regioni ad alta vocazione turistica (sempre per fare un esempio la Liguria, ma ovviamente non solo). Siamo quindi in un periodo di redistribuzione della popolazione sul territorio, e a beneficiarne in termini numerici sono le Regioni che “esportano” turisti in numero maggiore rispetto a quanti ne “importino”.

Dobbiamo tuttavia riflettere su un secondo aspetto legato a questo particolare fenomeno: sempre usando come esempio Lombardia e Liguria, notiamo come gli spostamenti avvengano tra una Regione che tradizionalmente esegue un elevato numero di test tampone in rapporto alla popolazione residente (la Lombardia) e una che invece si mantiene costantemente su livelli più bassi. Lo spostamento tra queste due aree, come tra altre con caratteristiche analoghe, fa quindi ulteriormente abbassare il numero dei test. In sintesi: possiamo interpretare il dato nazionale del
contagio, ma dobbiamo prendere con estrema cautela quelli delle singole Regioni.

Un’estate di libertà in attesa dell’autunno
Proprio il periodo delle ferie estive offre a ognuno di noi la possibilità di verificare come la pandemia venga in questo momento vissuta senza alcuna misura di protezione: l’estate del 2022
potrebbe facilmente essere scambiata con quella del 2019, quando il Sars-CoV-2 non aveva ancora fatto la sua comparsa.
Il motivo dell’attuale calo dei casi, oltre alla ciclicità che abbiamo più volte evidenziato in relazione alle manifestazioni della Covid-19 sul territorio (anche a livello mondiale, non solo in Italia) deve
essere ricondotto alla protezione immunitaria di cui gode una larghissima parte della popolazione: o perché vaccinata, o perché guarita da un’infezione recente.
Il tempo gioca purtroppo a favore del virus: che, essendo un Coronavirus, come tutti i sui “fratelli” induce una risposta immunitaria via via calante. Arriveremo al prossimo autunno, da questo punto di vista, in condizioni precarie: con una quota importante della popolazione vaccinata che ha ormai superato i 6 mesi dalla terza dose, ma anche con una quota altrettanto importante che ha superato da oltre 6 mesi il contatto diretto con il Sars-CoV-2 (per aver contratto l’infezione nel corso dell’ondata di inizio anno, finora quella più violenta legata al ceppo Omicron).

I decessi che abbiamo registrato nelle ultime settimane, con picchi superiori ai 1.000 ogni 7 giorni, dimostrano che il virus non è più buono o meno pericoloso (un’amenità che purtroppo trova fin
troppo spazio) e che mantiene una letalità circa 4 volte superiore all’influenza stagionale. Questo con una capacità molto superiore di generare nuove infezioni: con l’influenza abbiamo 7-8 milioni
di casi in un anno, con la Covid-19 raggiungiamo valori non lontani con una singola ondata di 2-3 mesi.

Le strategie di contrasto che verranno adottate nelle prossime settimane e mesi avranno come diretta conseguenza un impatto più o meno grave sulla popolazione: all’interno della quale la fascia ad alto rischio degli over 80 continua a non aderire in modo consistente alla campagna vaccinale per la somministrazione della quarta dose (o secondo booster). Il modo peggiore per affrontare i mesi più freddi, quando le condizioni climatiche ci riporteranno al chiuso facilitando la trasmissione virale: che si sommerà, è bene ricordarlo, con l’arrivo del virus dell’influenza stagionale.
Una situazione che non sarebbe di particolare allarme a fronte di una protezione vaccinale combinata (Covid-19 e influenza) molto diffusa nella popolazione, ma che rischia di avere ricadute
pesanti in caso di scarsa adesione, soprattutto se non abbinata a una ripresa delle misure di protezione personale come le mascherine nei luoghi chiusi: che l’Oms ha di nuovo raccomandato
nell’ambito della strategia da adottare nei Paesi del Vecchio Continente.

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