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Bergamo segreta

Palazzo Brentani, un “trionfo romano” celato fra gli edifici di via Masone fotogallery

Se all’interno è ancora oggi visibile un cortile risalente al Quattrocento, ciò che colpisce maggiormente è senza dubbio la facciata neoclassica suddivisa in tre piani a partire dall’alto basamento in bugnato nel quale è inserito l’ampio portale

Palazzo Brentani è difficilmente individuabile per chiunque non conosca alla perfezione Borgo Pignolo. Nel corso dei secoli l’intenso tessuto urbano di via Masone ha infatti celato l’affascinante facciata neoclassica contraddistinta dalla presenza di un lungo fregio marmoreo che richiama per certi versi lo splendore dell’arte romana.

Le origini dell’edificio sono tuttavia più antiche tant’è che quest’ultimo sarebbe stato realizzato nel XV secolo su volontà della famiglia Grassi de Locatelli, imparentata con i Tasso alloggiati nella vicina via Pignolo. Il capostipite della casata gentilizia, Antonio, sposò infatti la figlia di Pietro Andrea Tasso, Cecilia, creando così un connubio ancora oggi testimoniato su di un capitello di una colonna posta lungo il porticato.

Il fabbricato cambiò proprietà nel Seicento quando passò nelle mani dei Vertova, destinati a cedere il passo ai Tasca nel 1824, ai Brembati nel 1839, ai Medolago Albani nel 1857 e infine ai Brentani a partire dal 1885. Durante il tribolato Ottocento, il palazzo ebbe un ospite illustre come il Feldmaresciallo Josef Radetzky, governatore del Regno Lombardo-Veneto noto per esser stato costretto alla ritirata nel corso delle Cinque Giornate di Milano.

Posta al piano nobile, la stanza da letto presenta sul soffitto un dipinto raffigurante le Tre Grazie, mentre sulle pareti compaiono minute decorazioni realizzate da Vincenzo Borromini.

Se all’interno è ancora oggi visibile un cortile risalente al Quattrocento, ciò che colpisce maggiormente è senza dubbio la facciata neoclassica suddivisa in tre piani a partire dall’alto basamento in bugnato nel quale è inserito l’ampio portale. I due piani superiori sono invece suddivisi da quattro lesene che danno ritmo al fronte e separano in diverse sezioni il fregio dedicato al trionfo di un imperatore con tanto di sigla S.P.Q.R. Nonostante una sezione appaia più distante dalle altre, la guarnizione regala un’immagine più moderna al palazzo inserito in un contesto che richiama per molti versi quello di una città medievale.

Fonti
Marcella Cattaneo, Tosca Rossi, Bergamo Scolpita. Percorsi nella storia di Bergamo attraverso le voci delle sue pietre. Centro Piacentiniano e Borghi, Bergamo, Grafica & arte, 2018
Luigi Pelandi, Attraverso le vie di Bergamo Scomparsa, Bergamo, Bolis, 1962

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